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 2020  agosto 03 Lunedì calendario

Irlanda, la guerra dei fari

«La nostra luce non si spegnerà»dice Eileen Peters. È nata, cresciuta e vissuta nella contea di Down, in Irlanda del Nord, sul litorale roccioso e ventoso che si affaccia a est, davanti all’isola di Man. Da anni combatte una strana controrivoluzione, al fianco di vecchi marinai, giovani pescatori, nazionalisti, unionisti, irlandesi del Nord come lei, ma anche della Repubblica del Sud. Hanno avuto la benedizione della principessa Anna, e anche del leggendario Van Morrison e giurano che non si fermeranno. Sono pronti a bloccare strade e porti, (come hanno già cominciato a fare) a creare posti di blocco, a farsi sentire sui giornali (ieri infatti sono finiti sul Guardian, qualche giorno fa è stato Il Times a dedicare loro una pagina). Sono pronti a tutto pur di salvare quel fascio luminoso particolare che da secoli sfida la curva della terra, si alza sopra l’orizzonte e sopra i mari e guida i naviganti. La luce dei fari.
L’ESCALATION
Tutto è cominciato come una banale, ulteriore e inevitabile tappa del progresso: sostituire le colossali lampade a lente dei fari da tempo ormai automatizzati con i più performanti ed economici LED. Il processo è cominciato da qualche tempo e senza intoppi negli Stati Uniti, poi in Francia, quindi in Inghilterra. Ma quando i Commissioners of Irish Lights (Agenzia transfrontaliera che ha in gestione i fari irlandesi, del nord e del sud) hanno cominciato a pensare di avviare a loro volta l’opera di modernizzazione, la contro-rivolta si è organizzata. «Non è progresso dice Eileen al Guardian La cosa più grave è che la trasformazione comporterà una riduzione della potenza e anche della caratteristica del fascio di luce dei nostri fari. Forse non è facile da capire, ma questa luce è parte della nostra storia».
La chiamano loom of the light è quel bagliore che i moderni e taglienti Led cancellerebbero che, come la luce degli antichi proiettori, riflette le particelle dell’atmosfera (sul mare il vapore acqueo) e si trasforma in una fascio luminoso più ampio e più caldo, capace di superare la curvatura dell’orizzonte e di essere quindi visibile per i naviganti anche a grandi distanze. È una caratteristica spesso citata, in modo meno poetico, dai convinti sostenitori della piattezza della terra, e che gli ottici e i geologi difensori della sfericità, sono regolarmente tenuti a ricordare e spiegare. 

IL SIMBOLO
L’idea che il primo a perdere il loom fosse proprio il Saint John’s Point, faro che dal 1839 guida chi naviga da o verso l’Atlantico e che fu l’ultima luce a salutare il Titanic, ha convinto i militanti a organizzarsi già nel 2015, riuscendo a fermare un primo tentativo di modernizzazione. «I Led sono brutti e meno efficaci, con una portata luminosa inferiore, un altro colore, sarebbe un colossale errore» martella da sempre Hugh O’Donnell, che negli anni 60 fu il braccio destro dell’ultimo guardiano di Saint John’s, suo padre. Ma sul fronte opposto, Robert McCabe, capo delle operazioni sui fari irlandesi ha assicurato che questa volta si andrà avanti, rivolta o meno, cominciando con il Saint John’s e altri sette fari. «Nel 2015 abbiamo ascoltato le loro obiezioni, i nuovi led saranno meno statici e più vicini alla luce originale e con molti più benefici». 
Senza contare che lo smantellamento delle antiche lenti (mille watt contro le 30 dei led) porterà a smantellare anche il sistema di rotazione a mercurio (potenzialmente tossico) con un più pulito sistema di rotazione a biglie. Sarà inoltre possibile sbarazzarsi anche degli inquinanti generatori a diesel, ora necessari come fonte sostitutiva di energia. I difensori del loom non intendono pero’ arrendersi al prosaico buonsenso ambientalista. A sostenerli sono arrivati anche due prestigiosi padrini: la principessa Anna, secondogenita della Regina e il cantautore di Belfast Van Morrison, che nell 89, con la ballata rock Coney Island, cantò anche di Saint John’s Point. E del suo loom.