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 2020  agosto 01 Sabato calendario

Unicorni Usa e bond sicuri hanno battuto il mercato

La gestione attiva è sempre più un lavoro da fini cesellatori. Una manciata di titoli può fare la differenza nel rendimento di un fondo comune di investimento.
Quest’anno chi ha puntato sui colossi tecnologici americani o sulle società attive nell’estrazione dei metalli preziosi ha preso l’onda giusta. Sempre che abbia coperto il rischio dollaro, che contro euro si è indebolito dell’11% negli ultimi quattro mesi.
Viceversa, è andata male a chi ha scelto le infrastrutture, i servizi (dal tempo libero alla ristorazione), i consumi di beni discrezionali o l’energia, penalizzati dalla quarantena. Gli investitori, però, hanno ricominciato a sottoscrivere i fondi specializzati sui settori più ciclici, per cogliere i rimbalzi della ripresa post coronavirus.
il mercato, la prima scelta
A decretare il successo di un fondo è in primo luogo il mercato, o la nicchia, in cui investe. Anche perché i limiti prudenziali alla detenzione di un titolo per i fondi armonizzati depotenziano l’effetto positivo o negativo dei singoli investimenti. Dunque, è difficile che un fondo sia andato bene se è specializzato sulla borsa di Madrid, che segna -24% da gennaio piegata dal Covid, o sulle azioni dell’energia, che hanno perso più di un terzo del valore a causa del crollo della domanda.
ma c’è titolo e titolo
In ogni caso, la presenza in portafoglio di alcuni titoli piglia-tutto ha un peso, sia perché i campioni fanno da traino al mercato intero, sia per la polarizzazione dei listini tra poche società sempre più grandi e una miriade di nomi con una capitalizzazione molto inferiore. Ciò vale in particolare per il mercato americano.
Per esempio, Tesla ha dato una spinta ai portafogli che la contenevano, perché il titolo dei veicoli elettrici di lusso è salita del 250% da inizio anno. Insieme agli altri unicorni del Nasdaq che hanno registrato performance stellari (Amazon o Apple), può aver cambiato le sorti di molti prodotti.
Ma anche i fondi che hanno investito nella società mineraria Fresnillo, quasi raddoppiata da gennaio con il rincaro di oro e argento, avranno goduto di un incremento dei risultati.
E questi sono soltanto dei casi. I movimenti dei mercati finanziari sono sempre più unidirezionali e spesso si autoalimentano, per via dell’automazione dei processi di investimento: per quanto gli algoritmi valutino diversi parametri per la scelta di un titolo, la performance positiva sembra essere un fattore fondamentale per dare il via a nuovi acquisti, in un circolo virtuoso. Che diventa vizioso, quando il movimento si inverte. Senza contare il rischio di bolle, che stanno al giro di boa e quando scoppiano segnano la fine dei rialzi e l’inizio di ribassi rovinosi.
gli esempi
La scelta di discostarsi da un indice di mercato, per quanto consentito dalla regolamentazione e dalla politica di investimento di un prodotto, può aumentare la leva della performance, in positivo e in negativo.
Nella tabella a fianco ci sono fondi azionari che investono in larga misura in azioni Usa sia tra quelli che battono l’indice della categoria assegnato dalla piattaforma Morningstar (Morgan Stanley Global Advantage per esempio), sia tra quelli che restano indietro (Amundi o Allianz Azioni America). La differenza la fa appunto il mix del paniere di titoli e i tempi di acquisto e di vendita (quando un titolo triplica o stralcia il valore in poche settimane la prontezza in entrata e in uscita è determinante); oppure la gestione del cambio. Una scommessa corretta o sbagliata sulla valuta può, infatti, moltiplicare i risultati.
Inoltre, un fondo può contenere le perdite di un mercato, ma subire comunque una riduzione di valore, come Agora Materials, Esperia Duemme Commodities o Eurizon Azioni Energia e Materie Prime.
Lo stesso accade per i fondi obbligazionari. In generale è andata meglio agli specializzati sulle emissioni Usa (considerate un rifugio durante la crisi) o su quelle comunque ritenute più sicure. Anche il Dynamic Bond di Pramerica, l’obbligazionario più performante rispetto all’indice e che investe in titoli ad alto rendimento, ha tra le prime posizioni di portafoglio i titoli di Stato Usa. Mentre il comparto dei titoli meno affidabili ha iniziato a recuperare appeal solo di recente.
La ciliegina dei costi
Attenzione, poi, a quanto si paga. Nel caso dei fondi, non è sempre detto che chi più spende, meno spende. Soprattutto, non è garantito che chi spende abbia una gestione attiva. Costi del 3% o del 4% sono un carico da 90, in special modo su un fondo misto.
Così come pesa il 2% di commissioni su un fondo obbligazionario, dati i livelli attuali dei tassi di interesse.