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 2020  agosto 01 Sabato calendario

Il segreto dell’eredità di Fontana



Se si torna all’inizio della storia del conto svizzero di Attilio Fontana, si fa qualche nuova scoperta. Fin qui la versione del governatore lombardo è stata: «I soldi in questione sono i risparmi di una vita dei miei genitori. Quando mio padre è morto sono passati a mia mamma. Quando è deceduta lei, all’età di 93 anni, li ho ereditati e li ho dichiarati. Ho versato all’Erario i soldi della voluntary disclosure (lo strumento fiscale che ha permesso agli italiani di far rientrare i capitali dall’estero senza incorrere in reati, ndr ) e quelli per la denuncia di successione. Continuo a versare le imposte sugli utili». Sul trust a Nassau che ha occultato per 23 anni il conto di Lugano, aggiunge: «Escludo che mia madre sia mai stata alle Bahamas. Se i miei genitori hanno commesso delle violazioni, non spetta a me giudicarli. Ma non posso essere io a dover rispondere della loro condotta ». Dunque, ricapitolando: la signora Maria Giovanna Brunella muore il 6 giugno del 2015; Fontana eredita tutto il patrimonio; Fontana “scopre” solo allora di possedere un conto in Svizzera, schermato da un trust e lo va a denunciare al Fisco. Perfetto. È andata così? Non esattamente.
Repubblica è venuta in possesso della prima dichiarazione di successione presentata da Fontana all’Agenzia delle Entrate il 15 febbraio 2016, otto mesi dopo la morte della madre. E tra i cespiti ereditari elencati, il conto di Lugano con i 5,3 milioni di euro non c’è. Apparirà soltanto diversi mesi dopo. Perché?
L’attesa dello scudo
È la domanda che viene spontaneo farsi leggendo il documento. La stessa che, insieme a tante altre riguardo al fascicolo della voluntary disclosure, si stanno ponendo i finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria. I quali, indagando sull’affaire dei camici prima venduti poi donati alla regione Lombardia dall’azienda del cognato di Fontana, si sono imbattuti nel rientro dei capitali dall’estero del Governatore. Andiamo con ordine.
A giugno del 2015 la signora Fontana muore. L’allora sindaco di Varese è avvocato di affari. Non è uno sprovveduto, anzi: è uno dei migliori legali su piazza. E non può non sapere del trust nelle isole caraibiche, non foss’altro perché dal 2005 ne é il beneficiario. Quelli che lui definisce «i risparmi di una vita» in realtà sono un patrimonio sostanzioso. Non a caso nascosto con un trust alle Bahamas, il Montmellon Valley, creato - ha notato l’Espresso pochi giorni prima che il governo svizzero decidesse di tassare i capitali detenuti nelle banche elvetiche. Un’altra fuga dalle imposte.
Ad amministrare il trust sono società e professionisti tra le Isole Vergini e il Liechtenstein. Un’ingegneria finanziaria non comune per gestire i risparmi di due medici. In ogni caso, il figlio si ritrova con una patata bollente in mano: denunciare i 5,3 milioni all’Erario, pagandoci su tutte le tasse. Fontana però è fortunato, perché una mano gli arriva dal governo Renzi che prolunga i termini per aderire alla voluntary disclosure. Siamo tra il novembre e il dicembre del 2015, per il futuro presidente della Lombardia è l’occasione ideale. Aderisce immediatamente.
La prima successione
Il 15 febbraio del 2016, otto mesi dopo la morte della signora, Attilio Fontana va dal notaio. E quel giorno manda all’Agenzia delle Entrate - Direzione provinciale di Varese la dichiarazione di successione. Nell’elenco dei cespiti ereditati figurano gli immobili nel comune di Induno Olona (una casa, una bottega, un deposito e una rimessa), e, a Varese, una casa di 5 vani e uno studio privato di 3 vani. Non solo. La madre gli ha lasciato anche un credito non meglio specificato di 33.977 euro e 456 mila euro in azioni e obbligazioni. Del conto svizzero, però, non c’è traccia.
Il documento - il “certificato di eseguita dichiarazione e di pagamento d’imposta” dell’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate - porta la data del 20 gennaio 2017. Il patrimonio così dichiarato, e su cui Fontana paga un’imposta di successione di 8.252 euro, è di quelli cospicui. Compatibile con i guadagni e le rendite dei genitori? Se lo stanno chiedendo i magistrati della procura di Milano. Il padre di Fontana era un medico condotto, la madre di professione faceva la dentista. Non una qualunque, va detto: è stata la prima in tutta la provincia di Varese ad avere uno studio privato da odontoiatra.
L’integrazione
L’atto di successione del febbraio del 2016 non è però l’unico. «Esiste un’integrazione - spiega Jacopo Pensa, legale del governatore - è di alcuni mesi dopo, effettuata nello studio dell’avvocato Franca Bellorini (lo stesso dove nel 1984 nacque la Lega, ndr ) con la quale Fontana ha denunciato anche i soldi svizzeri». La dichiarazione non appare dalla visura ipotecaria perché non si tratta di immobili. È nota all’Agenzia delle Entrate, ma i cittadini, difficilmente, possono venirne a conoscenza. D’altronde, Fontana teneva molto alla riservatezza: aveva nascosto lo scudo anche nella sua dichiarazione patrimoniale, tanto da essere sanzionato dall’Anac. «Dichiara lo scudo quando viene chiusa la voluntary. Pagando il dovuto. Non c’è nulla di strano o di illegale», ribadisce Pensa. «Il punto - spiega però l’avvocato Gianluca Santilli, tra i massimi esperti italiani della materia - è che vanno messi in successione tutti i beni, ovunque essi si trovino. Quindi, a mio parere, non c’erano motivi per non dichiarare il conto in Svizzera già nella prima successione».