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 2020  agosto 01 Sabato calendario

Biografia di Mikis Theodorakis


Mikis Theodorakis, nato sull’isola di Chio, in Grecia, il 29 luglio 1925 (95 anni). Compositore. Famoso per aver scritto la colonna sonora del film Zorba il greco (Michael Cacoyannis, 1964) • «Straordinario artista prestato alla politica» (Vassilis Vassilikos, autore di K, l’orgia del potere) • «Un’icona della sinistra culturale» (Pierluigi Battista) • «Viso aperto e sanguigno, timbro nobile degli originari di Creta, e per quegli occhi sinceri che sembrano inseguire la fantasia più che scrutare la realtà» (Antonio Ferrari, Corriere della Sera, 25/3/1992) • Ha combattuto contro i nazisti durante la seconda guerra mondiale, si è opposto alla restaurazione monarchica negli anni Cinquanta, alla dittatura dei colonnelli negli anni Sessanta e Settanta e, da ultimo, alle politiche di austerità della trojka • È anti-sionista, anti-americano, contrario al nucleare. È stato esiliato, picchiato, mandato al confino e richiuso in campi di prigionia. È stato ministro e deputato. È un monumento vivente all’antifascismo greco • Negli anni 70 «era un autentico alfiere del popolo dei giovani. Le sue musiche, pur chiuse nell’ambito del folklore greco, erano note in tutto il mondo. Poi la sua fama di esule, di combattente, di musicista si è affievolita. Ma lui ha continuato lungo la sua strada senza esitazioni e la sua musica è diventata più corposa, più dotta, più vicina a quella contemporanea europea, anche se è rimasta saldamente vincolata alla radice popolare greca» (Vittorio Franchini, La Stampa, 6/12/1987) • Tra le sue composizioni: l’oratorio Sinfonia (1944), il ciclo Amore e morte (1945-48), il balletto Antigone (1959), le colonne sonore dei film Z, l’orgia del potere (Costa-Gavras, 1969), L’amerikano (Costa-Gavras, 1972), Serpico (Sidney Lumet, 1973) e The man with the carnation (Nikos Tzimas, 1980), la Sinfonia di primavera (1984), le opere Medea (1991), Elettra (1995), Antigone (1999) e Lisistrata (2002) • «Come preferisce definirsi? “Uno che è stato e sarà sempre contro il potere: il potere dei cattivi e quello dei buoni. Quando divenni presidente del gruppo che portava il nome del martire Lambrakis (il protagonista del film Z, ndr), dissi a tutti: ragazzi, da oggi diffidate anche di me”» (Ferrari).
Titoli di testa «Qualsiasi popolo che discendesse dagli antichi greci sarebbe automaticamente infelice. A meno che non riuscisse a dimenticarli o a superarli. Quanto al tema dell’eredità, dividerei i greci in tre categorie: i consapevoli, i semi-inconsapevoli e gli inconsapevoli. I primi (pochi) lo sanno. Sentono il peso tremendo dell’eredità. Hanno capito il livello di sovrumana perfezione nella parola e nella forma dei loro antenati. E questo li schiaccia» (Nikos Dimou, L’infelicità di essere greci, Castelvecchi, 2012).
Vita Figlio di un funzionario pubblico cretese. Famiglia benestante. Il padre, a ogni cambio di governo, cambia destinazione, sicché Mikis, da bambino, cambia tantissime città: Atene, Patrasso, Cefalonia, Pirgo • «Abitavamo a Giannina. Mia nonna era molto religiosa. Aveva una stanza piena di icone. In primavera mi disse: “Ora è Pasqua, non andare al quartiere ebraico”. Durante la Pasqua gli ebrei mettono i bambini cristiani in botti piene di coltelli. Poi bevono il loro sangue. Anni dopo, prima di diventare comunista, ero membro di un movimento giovanile fascista. Un giorno mi affidarono il compito di parlare del comunismo. Andai a casa e chiesi a mia madre cosa fosse il comunismo. Mi disse che non lo sapeva ma pensava che fosse il male, il male come gli ebrei, mi disse» (Haaretz, 30/8/2004, citato dall’utente Harm Wulf, su un forum del sito Termometro politico, 31/3/2009) • Fin da giovane si iscrive al partito comunista. Inizia a studiare musica. «Tutti i regimi autoritari sono contro l’arte e la sola musica è quella delle marce militari» • «A diciotto anni era già sui monti, partigiano contro il nazismo e il fascismo. Poi dopo la guerra, chiamato a prestare servizio militare nell’esercito, aveva preferito dichiarare le sue idee, assolutamente contrarie alla monarchia e si era dato alla latitanza» (Franchini) • Milita nel Movimento di liberazione nazionale, il fronte che unisce i partiti della sinistra greca. Nel 1947 lo mettono al confino sull’isola di Icaria, nel 1948 lo spostano sull’isola di Makronisos • Nel 1953, quando la guerra civile ormai è finita, sposa Myrto Altinoglou • Nel 1954 è a Parigi per perfezionare i suoi studi. Grazie a una borsa di studio s’iscrive al conservatorio. «Io sono un autore lirico, un melodista. Immagino di essere un compositore di bel canto. Amo Puccini, adoro Verdi. Sono loro i miei maestri» • Nel 1963 il deputato greco Grigóris Lambrákis viene assassinato durante un comizio da estremisti di destra. Theodorakis decide di tornare in patria, fonda un partito politico e si fa eleggere in parlamento. Diventa famosissimo per la sua musica e per le sue battaglie politiche. Nasce una sindrome di Theodorakis. «Colpiva tutta l’intellighenzia greca: non bastava l’impegno, bisognava assumere anche la leadership politica del popolo in lotta. Una versione di sinistra della Repubblica platonica» (Dimitri Deliolanes, Il Foglio, 12/9/2011) • Così, quando il 21 aprile 1967, i militari prendono il potere, lui si dà alla clandestinità • L’Esa, la polizia militare greca, lo avverte: «Mikis, preparati a morire!». Le sue canzoni vengono censurate. Viene condannato a cinque mesi di carcere in contumacia con l’accusa di avere insultato la monarchia greca • Lui è latitante. Per un po’ viene ospitato in una casa del vecchio Palerò, un sobborgo popolare di Atene, poi in un appartamento con un giornalista del quotidiano di estrema sinistra Avghi, poi venti giorni a casa del nipote di un maresciallo, dopo ancora presso una famiglia di amici. Alla fine, la notte tra il 21 e il 22 agosto viene arrestato • Un tribunale accusa lui e altre trentuno persone di aver complottato contro la giunta. «Il presidente, Pietro Duboia, anziano, calvo, stretto in un impermeabile blu, appartiene alla magistratura militare, così come il pubblico ministero. I quattro giudici, due capitani e due maggiori, tutti in divisa, tarchiati, tranquilli (si direbbero ricavati, fisicamente, e psicologicamente, da uno stesso stampo) sono ufficiali di carriera» (Mario Cervi, Corriere della Sera, 16/11/1967) • Lui: «Il fronte ritiene che l’abolizione delle libertà è un pericolo mortale per la nazione, paralizza le sue forze naturali, arresta il progresso. Il fronte vuol impedire che il paese avanzi verso la guerra civile». Il giudice istruttore: «Gli obiettivi del fronte includevano l’azione armata?» Lui: «Solo come ultimo stadio della ribellione e solo se la stragrande maggioranza del popolo l’avesse voluto. In tal  caso ogni azione sarebbe divenuta legale» • Alcuni suoi compagni sono condannati all’ergastolo. A lui, dopo cinque anni di carcere, concedono un’amnistia. Un comunicato del governo annuncia che l’artista, riacquistata la liberta, d’ora in poi si occuperà solo di musica e della sua famiglia • Nel 1969 lo arrestano di nuovo e finisce ancora al confino. «Ormai le sue composizioni erano famose; la voce e l’attenzione del mondo valsero a evitargli di subire nuovamente la ferocia che aveva segnato gli anni di gioventù» (Ornella Rota, La Stampa, 8/8/1988) • «Persino musicisti pop, per niente impegnati, furono coinvolti. Iva Zanicchi per anni passò per compagna cantante impegnata avendo fatto un intero disco con Theodorakis – e andava a milioni di copie “è un fiume amaro dentro me, / il sangue della mia ferita, / ma ancor di più è amaro il bacio / che sulla bocca tua mi ferisce ancor”, e nientemeno Al Bano trionfò con “ragazzo che sorridi / non avverrà mai più / che resti senza sole / la nostra gioventù / il mondo di domani / confini non avrà / e una mano bianca / la nera stringerà”. Ha spiegato in seguito Iva Zanicchi: “Comunque di politica non capisco niente: ho cantato quelle canzoni perché mi sembravano adatte alla mia voce. Certo, di fronte a testi che parlano di deportazione e campi di concentramento non ti viene da pensare alla villeggiatura”» (Stefano Di Michele, Il Foglio, 1/2/2014) • Agli uomini del regime dice: «Sono prigioniero e solo. Voi avete il potere. Ma io non sono sconfitto. Perché non esistono carri armati che possano uccidere un canto» • A un certo punto, però, Theodorakis viene liberato di nuovo e va in esilio a Parigi. «Stefan Zweig, il grande scrittore austriaco, si gettò nel vuoto, perché non poteva più comunicare con la sua gente. Ma la sua musica non arriva ad Atene? “La mia musica è proibita, ma si ascolta sempre laggiù. Non sono mai stato seguito con tanta emozione, specialmente dai ragazzi. Polizia e carcere non possono vietare di credere e di sperare” Lei è stato liberato dalla giunta militare. Perché? “Perché attorno al mio nome si è sviluppato un forte movimento internazionale, e il governo si è trovato in una scomoda posizione. All’inizio del 1970 ero molto grave, e temevo di morire in cella”. Soltanto due persone non possono ritornare: lei e re Costantino. Ha pagato molto per le sue opinioni, per i suoi principi? “Io? Io sto più o meno nella media. Ci sono altri che hanno fatto e sofferto molto di più. Tra quelli della mia generazione, il 95 per cento ha affrontato ogni genere di prova, la metà sono morti, gli altri torturati o hanno scontato dure condanne. Ma non ci lamentiamo. Per me, per quelli della mia età, al di fuori della Grecia non esiste nulla. Anche le mie canzoni d’amore sono canzoni per la Grecia. Nella mia vita ho amato solo una cosa: la Grecia. Abbiamo dato molto, ma è nulla di fronte al sacrificio del mio popolo, che è grande, buono e umano, come il mare, le montagne, il cielo. Che cosa bisogna fare o non fare? È questa la nostra tragedia”» (Enzo Biagi, La Stampa, 3/11/1973) • «Dobbiamo anche a Zeta, e all’ondata di simpatia che si era creata in Europa, se i colonnelli sono caduti ed è tornata la democrazia» (Ferrari, 1992) • «“Le cose in Grecia sono cambiate. La sua musica è stata un simbolo di libertà durante il regime dei colonnelli. Ora che cosa esprime? A quali ideali si riferisce?” Aspetta un poco a rispondere. Guarda sorridendo l’interlocutore. Poi si fa serio. “L’idea della libertà va perseguita sempre, in ogni situazione. La Grecia oggi è un Paese  democratico, inserito nel mondo europeo. Ed è bello che sia così. Ma la libertà è un grande sogno che va sempre sostenuto”. Tace, come se cercasse dentro di sé altri argomenti sul sogno della libertà. Riprende: “L’uomo tende sempre alla libertà, la cerca ovunque, magari anche in modi diversi. Oggi, per esempio, la libertà potrebbe essere anche soltanto un ideale di bellezza. Ma non è così, o non è semplicemente così — si affretta ad aggiungere — Eravamo nel buio della dittatura, politicamente, dunque, eravamo a zero. Oggi con la democrazia siamo ad uno. Non crede che ci sia ancora molta strada da percorrere?”» (Franchini) • «“Da noi l’avvenire, la possibilità stessa di vita, diventano dall’essere gradito al potente di turno, il quale, con una raccomandazione, può fornire quel "postofisso" in un ufficio statale o in una banca, che continua a costituire l’aspirazione generale massima. Se ti permetti di dire che il re è nudo, non campi più. Basta guardare qualche cifra per avere un’idea della situazione. Il 65 per cento del bilancio dello Stato va per sostenere le spese militari e l’apparato burocratico; di quanto rimane, il 7 per cento è destinato all’educazione e lo 0,4 per cento alla cultura […] Ad Atene, l’orchestra sinfonica è in sciopero da due anni: lo stipendio di un primo violino è di 200 mila lire il mese, e i musicisti devono comperarsi di persona gli strumenti musicali, che, essendo considerati generi dì lusso, sono soggetti al massimo delle tasse. In sciopero, per la prima volta, qualche tempo fa sono stati anche i professori di istituti superiori, il cui stipendio medio si aggira sulle 500 mila lire il mese”. E come vivono? “Con la cosiddetta economia parallela. In Grecia c’è sempre un filone di vita che scorre parallelo a quello ufficiale, è diventato una tradizione. Gli insegnanti, ad esempio, la mattina vanno alla scuola pubblica, di pomeriggio a quella privata, o viceversa Diversamente, loro non riuscirebbero a vivere e gli allievi non imparerebbero, perché soltanto nelle scuole private puoi ricevere un’adeguata preparazione. Poi prendi il diploma, non trovi lavoro e vai a ingrossare i vari serbatoi di voti”» (Rota, 1988) • A un certo punto diventa ministro con un governo di destra. Gli danno un ufficio con vista sul Partenone. Lo accusano di essere un voltagabbana. «Ma cosa dice? Io non ho mai cambiato idea. Dal periodo della resistenza nazionale, sono con la sinistra, e sono sempre stato fedele ai suoi ideali: primo fra tutti, l’amore per il popolo e per la patria. A un certo punto mi resi conto che un politico di destra, Costantino Karamanlis, poteva essere utile al popolo e alla patria per far cadere la giunta militare e restituire la democrazia al Paese. Lo dissi ad alta voce! Forse per questo ho smesso di essere di sinistra? […] sono un uomo della sinistra senza tessera. Non rinnego il comunismo, perché comunisti sono stati Trotzkj, Gramsci, Togliatti, Berlinguer, Gorbaciov. Ma quando sono andato nei Paesi dell’Est, non ho potuto tacere. Nel nome del comunismo, al popolo veniva tolta ogni libertà» • Nel 1999 lascia la politica attiva. «Dopo aver sfruttato ogni secondo della mia vita, ho capito che, alla soglia dei 75 anni, bisogna misurare le forze. Dirigere opere moderne come le mie, con ritmi elevatissimi, richiede un enorme dispendio di energie fisiche e psicologiche. Quindi, ho deciso di fermarmi. Lo faccio adesso che sto ancora in piedi. Il mese scorso, a Francoforte, alla fine di un’esibizione, ero distrutto. Ora mi limiterò a rispettare qualche impegno già preso, poi mi dedicherò a scrivere e a pubblicare i miei lavori: oltre 700 canzoni e 200 opere. Vede, la vita mi ha dato tanto, ma ho deciso di protestare anche con la vita. Da quando mi ha strappato il mio adorato fratello, che aveva sette anni meno di me, è diminuita anche la voglia di andare avanti» (Antonio Ferrari, Corriere della Sera, 11/12/1999) • Nel 2002, dopo aver fatto Lisistrata, opera contro la guerra decide di ritirarsi anche dal mondo della musica: «Mi sento sollevato e libero continuerò a vivere con la musica ma non comporrò e non dirigerò più».
Vita privata Due figli.
Religione «Ho un grande rispetto per chi crede. Ho cercato Dio per tutta la vita e ancora non l’ho trovato» (nel 1987).
Vizi «L’inseparabile sigaro» (Ferrari, 1999).
Curiosità È alto 1 metro e 95 • Il suo nome scritto in greco è Μίκης Θεοδωράκης • Era amico del giornalista italiano Giampaolo Cresci • Dubita che si possano rovesciare i regimi solo con la musica. «La possibilità dell’arte è limitata. Per esempio i grandi movimenti che in America del Nord al tempo dell’intervento in Vietnam fecero ampio ricorso alla musica non ebbero successo» • Ha scritto un inno per Arafat, uno per Nasser, uno per i socialisti venezuelani, uno per il partito socialista francese • Polemiche quando disse che gli ebrei sono «la radice di ogni male» • Polemiche (in Grecia) perché era favorevole all’ingresso della Turchia nell’Unione europea • Polemiche anche quando andò a trovare Milosevic dopo la guerra in Jugoslavia. «Prestigiose pubblicazioni, negli Usa e in Europa, cominciano ad ammettere che attorno alla guerra c’è stata una gigantesca opera di disinformazione. A cominciare dalle voci di genocidio. Ma “genocidio” è stata la parola fatale, utilizzata per  scatenare l’opinione pubblica europea contro i serbi» • «La disciplinata Europa del nord produce per consumare e consuma per produrre. Qui, nel sud, si vive diversamente, e quelli del nord non vedono l’ora di venire a vivere, per un mese, la vita che noi viviamo per dodici mesi all’anno. Bisogna ridare spazio all’uomo, alla creatività. Non si legge più o si legge troppo  poco. La televisione e la pubblicità ti impongono modelli martellanti. L’unico valore è diventare belli, ricchi e potenti. È il momento dei manager con la valigetta, delle multinazionali, dei ragionieri che trasformano in freddi numeri il fattore umano. Adesso non ti chiedono di creare per vendere, ma ti propongono il tipo di prodotto che dovresti confezionare. Come una saponetta» • «La vera arte è al di fuori del sistema del lavoro nell’antica Grecia Sofocle, Aristotele, Socrate eccetera erano estranei al lavoro e lo stesso Raffaello si esprimeva grazie ai mecenati» • «So bene che cosa pensano in Germania, in Gran Bretagna, in Francia. A parole ci chiamano europei, ma sotto sotto pensano che non lo siamo» • «La Grecia è in ritardo di dieci, vent’anni sulla nostra epoca» • Nel 2011, a 86 anni, fondò un movimento politico chiamato Scintilla per denunciare le condizioni economiche imposte da Commissione europea, Fondo monetario e Banca centrale europea. Nel 2012, a 87 anni, era in piazza Syntagma a protestare contro le misure d’austerità. A sentir lui, come primo passo per risollevare l’economia greca, occorreva smettere di comprare materiale bellico da Francia e Germania e che i tedeschi pagassero i debiti di guerra con gli interessi • Nel 2019, a 94 anni, si è detto contrario all’accordo raggiunto dal primo ministro Alexis Tsipras con il governo di Skopje sul nome della Macedonia • È stato ricoverato più volte per problemi di cuore • «Cosa vorrebbe lasciare ai suoi figli? “L’amore per la libertà. Perché io sono sempre stato libero, anche dietro le sbarre”» (Biagi) • «Non riuscirò a vedere la salvezza della mia amata patria. Ma morirò con la mia coscienza tranquilla, perché continuo a fare le mie battaglie per gli ideali della Libertà e del Diritto fino alla fine».
Titoli di coda «Ho la fortuna di vivere dove probabilmente, vissero Euripide e Sofocle. Forse Sofocle abitava in questo stesso punto. La sua ombra è qui: la sento».