il Fatto Quotidiano, 31 luglio 2020
Spagna 1884: così il medico anti-fake annotò la pandemia
Tutta la città ne parla: l’allarme per la pandemia asiatica corre dalle bocche dei signori “accomodati” sui tram a quelle delle signorine che al mercato impallidiscono al solo sentirla nominare. Corrono le fake news accanto alle teorie mediche più variegate che non riescono a mettere d’accordo la comunità scientifica. C’è chi giura che centinaia di viaggiatori stranieri arrivati sulle coste di Levante siano già in quarantena e che navi con a bordo casi sospetti veleggino senza meta in mezzo al Mediterraneo. Non mancano le teorie complottiste: a inoculare la malattia sono state le istituzioni a loro beneficio, salvo poi non riuscire a fermarne la diffusione per incompetenza.
Madrid, settembre 1884. Non il Covid-19 fa paura, ma il colera. Questa l’unica differenza. Per il resto, il resoconto del diario di Federico Olóriz, medico di Granada trasferitosi nella capitale spagnola, raccolto dal collega Manuel Guirao ne La vida de un cientifico en cuartos de hora, potrebbe essere quello di un medico del 2020. Originale nel metodo – la narrazione procede per quarti d’ora – il giovane medico premette di “non voler essere cronista del suo tempo”. Se non che il 1° settembre le voci sull’arrivo del colera gli impongono la cronaca. Ciò che prima era una somma di 15 minuti, anche gli appunti sulla morte del figlio – “raffreddandosi poco a poco e con un’agonia molto penosa, il povero bambino resiste fino alle 8 di mattina, quando, forse qualche minuto prima, muore in mia presenza” – richiede ora minuzia di dettagli. “Ho sentito molti racconti dei testimoni di altre epidemie e ne ho letto la descrizione scientifica e comprendo le emozioni che deve sperimentare, anche l’uomo più freddo, alla vista di una città sotto epidemia”. La Capitale spagnola è una discarica a cielo aperto, l’immondizia infetta anche il fiume Manzanarre: un luogo perfetto per il colera che “è arrivato a Tolone attraverso il mezzo militare francese Le Sarte, e da Tolone si diffonde a Marsiglia e per tutta la Francia centrale, insinuandosi ora tra i paesini dei Pirenei orientali, che ultimamente si è propagata in Italia” (…). “Ieri – appunta Olóriz – una nuova nave francese, il Tonkin proveniente dalla Cina ha sbarcato ad Algeri 400 malati”.
È il 2 settembre, “il colera è arrivato in Spagna, anche se per ora i casi sono localizzati tra Alicante e alcuni punti della provincia”. A Madrid non c’è pace: “Sul tram per Leganés, un letterato della Facoltà giurava che la colpa è tutta dell’odio dei francesi nei nostri confronti”. Olóriz non crede alle teorie complottiste, per tenersi informato legge il quotidiano El Imparcial, ma riporta le suggestioni. “La passione politica arriva a ispirare voci assurde come quella secondo cui sarebbe stato lo stesso governo a introdurre i fardelli contaminati da Marsiglia ad Alicante, per importare il colera e approfittarne come arma politica (…). Cito solo questa versione come dato per mettere in evidenza la facilità con cui si può portare alla pazzia un popolo fanatizzato”, constata. Circola il panico: “Poveri che mettono da parte ogni bene; altri, prudenti, di diversa classe, ritirano il denaro, abbandonano progetti, rimandano affari a lungo termine; (…), altri ancora, che avendo puntato tutto su un partito politico, calcolano freddamente le conseguenze che un’emergenza sanitaria potrebbe avere sulla durata dell’attuale governo, fino a pensare che l’epidemia potrebbe far fuori alcuni personaggi cambiando così radicalmente l’aspetto delle cose; c’è anche chi, disgraziato, senza lavoro, si augura di poter trovare rifugio in lazzaretti e ospedali durante la pandemia”. Il 10 settembre “a Madrid non c’è niente e in realtà il suo aspetto consueto non è cambiato, i teatri iniziano ad aprire, le strade sono affollate”, appunta Olóriz. Il colera arriverà in primavera e ucciderà 1.366 persone. Anche Olóriz si ammalerà, ma guarirà. I suoi appunti serviranno alle autorità per la prevenzione: come l’uso del disinfettante.