La Stampa, 31 luglio 2020
Il balletto per un solo spettatote
Solo, nel piccolo foyer delle casse, seduto su un divano, come in una sala d’aspetto del medico, lo spettatore attende la maschera che porge il biglietto e invita a seguirlo in sala. Platea vuota. Si spengono le luci, si alza il sipario e dal buio del palcoscenico, mentre si avvia l’Adagio per archi di Barber, compare Hannie Hanaure, una Eva abitatrice del paradiso terrestre di Rachid Ouramdane, coreografo francese. La sua contemporaneità è sottolineata dal fatto che ha una protesi al braccio sinistro. Una danzatrice disabile non stupisce più nessuno. Ma questo non le impedisce di danzare a gesti ampi e lenti delle braccia, nella penombra su un palco nudo. Il suo Eden è un mistero entro il quale ci invita ad entrare. Dieci minuti di danza e applausi dello spettatore solitario.Va così quest’anno allo storico Festival Bolzanodanza. Certo il programma originario prevedeva, per esempio, come coreografa principale Constanza Macras e una serie di appuntamenti di grande interesse. Tutto cancellato e nuova versione concepita da Emanuele Masi il direttore del Festival: reagire alle misure anticovid trasformandole in un elemento drammaturgico. Alle dodici, le sedici e le diciannove lo spettatore assisterà a tre assoli, tutti dedicati al concetto di Eden. Cos’è il paradiso terrestre secondo Ouramdane, Carolyn Carlson e Michele di Stefano? Lo spiegano i performer ad uno spettatore per volta, dieci nel corso della giornata al Festival che sino a oggi propone questo unico spettacolo a tappe giornaliere.Dopo Ouramdane ecco l’Eden secondo la Carlson. Riccardo Meneghini, fisico scattante da hiphopper, danza piena di energia, si dà un gran daffare per raggiungerlo su una musica ritmata di Guillaume Perret. Luciano Ariel Lanza aspetta lo spettatore a luci accese, lo guarda, cerca di allacciare con lui un rapporto fatto di sguardi. L’Eden secondo Michele di Stefano? «È l’incontro intimo fra due corpi molto differenti: la scena e la platea. Ed è a ben guardare una rinuncia al “paradiso” in assoluta reciproca solitudine». Lui intanto, Luciano, si muove in scena secondo i ben noti stilemi della danza di Di Stefano riconoscibili e che è bello ritrovare.