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 2020  luglio 30 Giovedì calendario

La scelta di Alessandro Spanò, capitano della Reggio Audace

Scegliere è un’arte complessa, è il tempo esatto di un anticipo sul centravanti avversario. «Io mi fermo qui. Chiudo con il calcio, grazie a tutti, voglio studiare. Sappiate che sono felice». Alessandro Spanò calciatore di successo: è stato un attimo fa. La scelta — studiare — del difensore e capitano della Reggio Audace di Reggio Emilia (ex Reggiana) appena promossa in Serie B, dimostra che ci sono destini che rimbalzano altrove, scartando la banalità di traiettorie già segnate.

Spanò, perché cambia vita a 26 anni?
«Perché è quello che voglio. Sono felice di quello che ho fatto giocando a calcio, spero di esserlo anche adesso che comincia questa nuova avventura che affronto con grande entusiasmo. Non so dove mi porterà, ma sono sicuro che sia la scelta giusta».
In cosa si è laureato?
«Economia e Management. Tesi dal titolo "La democratizzazione degli investimenti: l’evoluzione partecipativa del Private Equity e del Venture Capital". Ho discusso on-line la tesi la mattina dopo la finale play off col Bari».
Dove comincia la sua storia?
«Sono di Giussano, giocare a calcio era il sogno che avevo da bimbo. L’ho realizzato, posso cambiare vita. Sono cresciuto in una famiglia molto unita. Mio padre ha lavorato tutta la vita come ragioniere, è andato da poco in pensione e vive con mia madre in Brianza. Ho un fratello che già lavora e una sorella che studia. Sono fortunato: mi hanno sempre sostenuto in ogni mia scelta e saranno al mio fianco anche in questa avventura».
Quando si comincia?
«Presto, a settembre. Ho vinto una borsa di studio e sono stato ammesso alla Hult International Business School. È un segreto che ho tenuto con me per settimane, non volevo distogliere l’attenzione dei compagni dal traguardo della B. Ora mi aspettano 18 mesi di master tra Londra, Shanghai e San Francisco. Non vedo l’ora di partire».
Che percorso professionale ha avuto?
«Ho cominciato nelle giovanili della Pro Vercelli, ho debuttato tra i professionisti con la Pro Patria e ho giocato sei stagioni con la Reggiana, la squadra a cui ho legato il mio destino. Insieme abbiamo vissuto delusioni e gioie, dal fallimento del club alla ripartenza dai Dilettanti con le due promozioni fino alla B. Ci siamo presi per mano e siamo arrivati in vetta».
Nel mentre, tra una riga e l’altra dell’almanacco, prendeva forma un’idea diversa di vita.
«È maturata un po’ alla volta, dopo la promozione ho pensato che il mio destino si era compiuto».
Molti leggendo la sua storia si chiedono: ma gli conviene?
«Non lo so, ma so che studiare è quello che voglio. Ora devo seguire ancora una volta il mio cuore, come ho fatto nei momenti importanti della mia vita».
In una lettera ai compagni lei ha scritto: "Forse sono un po’ matto, ma la ragione non ha sempre ragione".
«È la verità. Ci sono altre parti dentro di me che sgomitano per avere spazio: è il momento di prendere un’altra strada, che da oggi mi porterà lontano dai campi di calcio. Voglio ringraziare tutti per avermi fatto vivere degli anni meravigliosi, da oggi comincia un’altra vita».