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 2020  luglio 28 Martedì calendario

I Black Guns Matter

Il ragazzo di colore porta una pistola e una carabina M4. Un giornalista gli chiede: “Perché sei armato?”. Il ragazzo risponde come se il reporter venisse dalla luna: “Amico, per i confederati”. Per il cronista i confederati non esistono più dal 1865, ma il giovane afroamericano si infervora: “Ci puoi scommettere che ci sono ancora amico, vengono qui e molestano le nostre ragazze, cercano di portarle via, minacciano la nostra comunità. Ci puoi scommettere: loro ci sono, ma ci siamo anche noi”. E porta la destra sull’impugnatura della carabina semiautomatica.
Sono nero, sono orgoglioso. E sono armato.
La tendenza delle comunità afroamericane negli Stati Uniti a imbracciare il fucile è in aumento, tanto che se ne accorge anche Politico, magazine che segue con attenzione le evoluzioni della società a stelle e strisce. Si moltiplicano le iscrizioni al National African American Gun Owners Association. Phillip Smith, il presidente, a Politico racconta che l’adesione è aumentata fino a 2.000 nuovi membri al giorno. La sua organizzazione è cresciuta e conta oltre 30.000 affiliati, con un seguito online di quasi 90.000 persone. L’immagine di un afroamericano armato per motivi “politici” riporta alla mente immagini che hanno fatto la storia: una su tutte, la celebre foto scattata da Don Hogan Charles a Malcom X: pubblicata sulla rivista Life nel marzo 1964 e di nuovo su Ebony nel settembre dello stesso anno. Nella foto, Malcolm X, ormai ex leader della Nazione Islamica in rotta con il gruppo dirigente, tiene in mano una carabina M1 mentre guarda fuori dalla sua casa nel Queens, a New York; il 21 febbraio 1965, mentre teneva un discorso in un hotel, Malcom X fu assassinato. Nel 1969 imperversavano le Pantere Nere che sostenevano proprio il diritto degli afroamericani ad armarsi per autodifesa: il direttore dell’Fbi, J. Edgar Hoover descrisse il Black Panther Party, come “la più grande minaccia alla sicurezza interna del paese”. Oggi a spingere gli afroamericani verso l’acquisto di armi sono più fattori: due fra i principali, l’incertezza sociale causata dalla pandemia del Covid-19, e la morte di George Floyd avvenuta il 25 maggio a Minneapolis durante l’arresto portato a termine da tre agenti bianchi. Per Smith, le proteste scaturite dopo la morte di Floyd, sono state una specie di linea di demarcazione: “Sono finiti i giorni degli afroamericani seduti a cantare sperando e pregando che qualcuno venisse a salvarli. Lo faremo da soli, e qualsiasi politico che desideri il nostro voto è meglio che stia allineato. Non saremo più pecore”, dice Smith. Lettura in parte condivisa da Derrick Morgan, a capo della Black Gun Owners Association che a Politico dice: “Potrebbe trattarsi della paura per la carenza di cibo, del timore di dover lottare per entrare nei pochi negozi di alimentari che hanno le scorte, del fatto che le forze dell’ordine non ti tutelano, o semplicemente della paura di essere attaccati”; fatto è che Morgan ammette che l’interesse per il suo gruppo è cresciuto così rapidamente che il suo sito web è andato in crash a causa dei troppi accessi. Il 5 luglio c’è stata una sfida aperta al Ku Klux Klan: circa 150 persone di colore, dotate di armi semiautomatiche ed equipaggiamenti tattici hanno marciato in Georgia, verso il parco di Stone Mountain. È stata chiesta la rimozione del bassorilievo che rappresenta personaggi emblematici per quello che fu l’esercito confederato: Stonewall Jackson, Robert E. Lee e Jefferson Davis. Gli organizzatori della protesta si sono appellati al secondo emendamento che stabilisce il diritto di portare armi, la stessa norma tanto cara alla Nra (National rifle association), l’associazione nazionale che sostiene il presidente Trump. Si crea dunque un corto circuito: The Donald nella Nra ha un valido sostegno e si impegna a difendere il secondo emendamento, ma ora queste formazioni si armano e marciano con pistole e carabine M4, invocando lo stesso diritto. Oltre che Black Lives Matter – il movimento che contesta le uccisioni arbitrarie degli afroamericani da parte della polizia – esiste da diversi anni Black Guns Matter: l’associazione vuole educare le persone di colore all’utilizzo delle armi e alle sue regole.
Se negli Stati Uniti il diritto di portare armi è sancito, resta il fatto che una popolazione nera poco istruita corre il rischio di andare in galera. Shaneen Allen, una donna di Filadelfia, è stata condannata a cinque anni di prigione per aver portato un’arma da fuoco da Philadelphia al New Jersey. La pistola era legalmente registrata in Pennsylvania ma Allen ignorava il fatto che il New Jersey ha regole severe. Così Black Guns Matter organizza seminari e si autofinanzia con collette su GoFundMe che hanno permesso di raccogliere fino a 160 mila dollari. Sul sito dell’associazione il responsabile, Maj Toure, indossa una t-shirt con scritto “All gun control is racist”. Dunque, possedere un fucile d’assalto rende una persona di colore più sicura? Non tutti la pensano così. Kat Trylor ha una pistola ma allo stesso tempo fa parte del gruppo Moms Demand Action, e ha lottato per la Red Flag, il diritto del giudice di sequestrare le armi se chi le possiede è un pericolo per se stesso o per gli altri. Ma in questo momento di incertezza l’afroamericano ha trovato un nuovo alleato: il black rifle, un fucile d’assalto che ha lo stesso colore della sua pelle.