La Stampa, 28 luglio 2020
Adolescenti, cioè animali selvaggi
Sardine, pinguini, iene maculate, addirittura pipistrelli. Sono molto umani, se osservati nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. O, viceversa, siamo noi umani che siamo parecchio bestiali in quegli anni complicati.
Lo spiegano Barbara Natterson-Horowitz, biologa evoluzionista che insegna alla UCLA e ad Harvard, e Kathryn Bowers, divulgatrice scientifica. In «Wildhood - L’età selvaggia» (uscito in Italia per Piemme) mettono a sistema il loro studio approfondito del mondo animale durato un quinquennio per illuminarci su alcuni comportamenti tipici dei figli teen ager. Il succo è guardare all’adolescenza considerandola un percorso naturale comune a tutte le specie, che affonda le radici nel nostro passato di animali selvatici.
Fase fondamentale dello sviluppo per conquistare la capacità di cavarsela da soli. Pur sempre tosta. Ma consoliamoci: nello squalo della Groenlandia l’adolescenza dura 50 anni. E delle migliaia di pinguini reali «teen», che ogni anno per sfuggire all’ansia del nido si buttano nelle acque infestate dai predatori, molti non sopravvivono. A noi umani, tutto sommato, va anche bene. «In natura lo scopo dell’adolescenza è quello di superare esperienze difficili e talvolta pericolose che trasformano cuccioli ingenui in adulti autosufficienti, forti e resistenti. Osservando questo percorso negli animali - ci spiegano le autrici - abbiamo individuato quattro ambiti che definiscono questo passaggio: sicurezza, status, sesso, fiducia in se stessi».
«Gli animali - aggiungono - devono acquisire abilità in ognuna di queste aree o, letteralmente, non sopravviveranno. Noi umani potremmo non morire, ma alcuni sentimenti di infelicità o insoddisfazione negli adulti provengono chiaramente dal non avere maturato con successo queste esperienze di apprendimento». La chiave di lettura offerta dalle due scienziate può aiutare genitori e insegnanti a essere più empatici e attenti agli sbalzi d’umore dei teen. E più comprensivi per le loro pazzie: ogni giovane per diventare esperto deve fare esperienze e uscire dalla sua «comfort zone».
Del resto la propensione al rischio da parte degli adolescenti è comune a tutto il mondo animale. I pipistrelli sfidano i gufi, bande di scoiattoli saltellano avventatamente attorno ai serpenti a sonagli. Vero, però, che i ragazzi di oggi, abituati a esistere e relazionarsi molto più in digitale che faccia a faccia, sembrano aver conservato ben poco di ancestrale. «Tutti gli adolescenti sono animali selvaggi: il mondo digitale è semplicemente un nuovo ambiente in cui vagano. Sebbene le sfide possano sembrare estremamente diverse da quelle del mondo reale, sono sostanzialmente le stesse», spiega Natterson-Horowitz. «In un certo senso gli umani sono più simili ad animali domestici - aggiunge Bowers -. Controlliamo così tanto il nostro ambiente che non dobbiamo più preoccuparci dei predatori, dei cambiamenti di temperatura e persino delle scorte di cibo. Tuttavia il meccanismo dell’adolescenza, inteso come l’insieme di comportamenti e mutamenti fisiologici che si sono sviluppati per far entrare i cuccioli nell’età adulta, non è diminuito di intensità. È come se fossimo tutti nati con una Ferrari dentro di noi. Ma la vita umana di oggi, di cui la componente digitale è tanta parte, ci fa guidare quella Ferrari come se fosse una Ford Fiesta. E poi anche nella vita online gli adolescenti devono imparare sicurezza, status, sesso e fiducia in se stessi. In un certo senso è ancora più difficile per i bambini. Devono diventare maggiorenni in due mondi: quello digitale e quello reale».
Ragazzi che hanno affrontato anche una sfida di adattamento non da poco: il lockdown. «Ci sono momenti in natura in cui l’abbandono del nido o della tana è ritardata. In queste circostanze, avendo più tempo con i loro genitori teoricamente esperti di esistenza, gli adolescenti possono diventare più abili. Tuttavia la dispersione ritardata può anche rallentare l’acquisizione di capacità e di sicurezze utili nel mondo esterno », secondo Natterson-Horowitz. «A essere onesti è probabile che a causa dei mesi di blocco vi siano stati importanti impatti sul modo in cui i ragazzi socializzano», specifica Bowers.
«Personalmente, è stato interessante vedere gli effetti su di me, come genitore, della cosiddetta assistenza parentale estesa. Mia figlia, che aveva lasciato casa per il college, è tornata a vivere con me e mio marito. La cura genitoriale estesa avviene anche in natura per molte specie, quando per via di una calamità i cuccioli tornano nel nido per un’altra stagione. Ci sono casi di pinguini che nutrono la prole già cresciuta. E lo fanno rigurgitandogli i pasti direttamente in bocca. Ecco, per fortuna, io non ho dovuto eseguire questa operazione con mia figlia! Però mi sono dovuta riabituare a dinamiche da cui non mi sarei proprio aspettata di passare di nuovo».
Prossima tappa: l’invecchiamento. Le due studiose sono al lavoro a un nuovo progetto: capire come gli animali diventano anziani e quali insegnamenti potremmo trarne noi umani per affrontare anche questa fase della vita nel modo più naturale possibile.