Il Sole 24 Ore, 27 luglio 2020
Il campione di trading online che ha guadagnato il 2.000% in una settimana
Sono così pochi a “battere i mercati” che quando ci parli hai la sensazione di essere entrato nella bottega di Michelangelo. Solo che qui non ci sono apprendisti, ma pc. Non ci sono bozze di affreschi e blocchi con sculture scalpellate, ma grafici finanziari e file excel zeppi di prezzi e percentuali. Dinanzi a questi monitor Giovanni Borsi continua oggi a 60 anni a disegnare complesse strategie con le opzioni, ad inserire gli ordini nelle aste di pre-apertura di Piazza Affari e a fare, come ama ricordare, di tanto in tanto qualche scalpellata nei book dei titoli.
Tutto passa in secondo piano però quando ci sono gli aumenti di capitale. In quei giorni la volatilità sulle azioni e sui diritti di esercizio (che poi sono sempre opzioni) sale alle stelle ed è lì che un vero trader si trasforma in un surfista che attende l’arrivo di The big one, la grande onda da cavalcare. Come quella arrivata nel 2004, durante l’aumento di capitale di Reti Bancarie, quando Borsi riuscì a guadagnare il 2.000% in una settimana, trasformando 18mila euro in 360mila. Prima di raggiungere questa meta aveva però già vinto il campionato italiano Top Trader Cup nel 2000 con una performance di oltre il 1.000% in poco più di due mesi. Nel 2006 la sua fama ha conquistato l’Europa vincendo anche la Top Trader Cup in Germania mettendo a segno in 3 ore 397 operazioni in utile su 400.
Numeri da capogiro che però non devono illudere i tanti aspiranti e improvvisati trader che nascono ogni giorno sui mercati finanziari con la falsa credenza, amplificata da certe pubblicità ai limiti della legalità, che sia un mestiere facile e potenzialmente per tutti. Per arrivare a certi livelli ci vuole pratica, passione, dedizione ma soprattutto talento. Senza quel talento è impossibile piazzare 3mila operazioni in un giorno, che equivalgono a 12mila ordini totali o 40 ordini al minuto. Questi erano gli standard di Borsi tra il 2005 e il 2012, quando si dedicava all’ “heavy scalping” (trading molto rapido, con più operazioni al minuto) prima che la Consob lo interrogasse ipotizzando che anziché fare tutto da solo con la sua “testa meccanica” avesse creato un software.
«Avevo solo un cervello iper-addestrato, un monitor e un mouse. Ho impiegato 12 ore per dimostrare loro che ero solo più veloce degli altri a cliccare e molto più veloce dei software con cui mi scontravo allora. Dopo quell’episodio mi sono dato una calmata fino ad arrivare ad oggi in cui la mia operatività si è ridotta a un decimo. Nel frattempo va detto che il mondo del trading, soprattutto per chi opera intraday, è profondamente cambiato. È dominato dai software che operano al millisecondo. Per cui chi vuole fare operazioni in giornata deve innanzi tutto capire quale è la sua controparte e chiedersi se in quel momento sta trattando titoli con un privato o con un programma. Se non hai esperienza e vai contro il software in un attimo ti trovi che il titolo va nella direzione opposta, non per ragioni intrinseche legate alla valutazione del prezzo ma semplicemente perché il software ti sta remando contro. E se al primo giro hai vinto tu e provi a farne un altro al secondo ti massacra. Per cui oggi l’unico modo di operare intraday è entrare senza mettersi contro il software. Ma è evidente che per lo stesso motivo lo scalping per il singolo trader è quasi impossibile, se non per operazioni di piccolo cabotaggio. Ma a quel punto le commissioni mangiano gran parte dei profitti».
Se lo scalping è “consentito” solo ai software, quale spazio di manovra ha oggi un trader vincente?
«Ci sono infiniti modi per fare trading, al pari delle strategie che si possono adottare. L’importante è mantenere una ferrea disciplina ed essere abili a cambiare strategia nel tempo perché un modello che ci ha portato dei buoni risultati non è detto che duri per sempre, perché i mercati cambiano alla velocità della luce. Ed è per questo che per la mia azienda di formazione finanziaria, la Gb investing fondata nel 2013, abbiamo scelto il logo del camaleonte. A mio avviso il miglior modo per operare oggi sui mercati è quello di attuare delle strategie complesse, a rischio calcolato, utilizzando le opzioni. Ma anche qui guai ad improvvisarsi o a sentirsi arrivati. Il cigno nero arriva quando non l’aspetti. E fa male, molto male, se non si è bravi nel correggere la strategia in corsa».
Un trader può anche essere un buon investitore?
«Nella scala degli investitori al punto più basso ci sono coloro che acquistano fondi e polizze. Dopodiché viene l’investitore consapevole, quello che compra Etf. Poi c’è l’investitore evoluto, quello che opera con le opzioni. Questo livello è occupato da molti trader professionisti. A questo punto le figure del trader e dell’investitore si fondono. Per me il trading fatto ad arte equivale a un investimento. Vale la regola d’oro “cash is king”: vuol dire che al mattino quando ti alzi sei liquido e se anche nella notte ha twittato Trump, Elon Musk ha fatto una sparata o è caduta una bomba atomica i tuoi soldi sono al sicuro e nel frattempo hai la lucidità per vedere e cogliere le nuove occasioni che ogni giorno il mercato offre».
Con il lockdown è cresciuto in tutto il mondo l’esercito dei millenial trader. Tra questi ci sono tanti che si illudono di diventare ricchi con poco sforzo. Ma che poi perdono tutto.
«È un fenomeno deplorevole alimentato da pubblicità spesso ingannevoli. I tanti piccoli trader che ogni giorno operano con forex, cfd e altra roba del genere che circola sui mercati non regolamentati non fanno parte della classifica degli investitori, ma degli scommettitori. Se il broker è un semplice intermediario che guadagna sulle commissioni è un conto. Ma se il broker sta dalla parte del banco e guadagna se tu perdi è tutta un’altra storia».
In Italia a che punto siamo con il trader/investitore?
«Il livello di cultura finanziaria in Italia è bassissimo. Quelli che poi perdono di più sono coloro che si considerano arrivati nei loro settori, magari grandi imprenditori, che però non conoscono nulla dei mercati. Ma l’ego li porta a pensare di avere ragione anche in Borsa. Ho visto fior di professionisti rovinarsi così».
Come può evolvere il piccolo investitore?
«Il primo passo per diventare un investitore consapevole è imparare a leggere e a comprendere quello che si sta comprando. Nel momento in cui deleghi tutto a qualcun altro e non conosci lo strumento che stai inserendo nel portafoglio stai già sbagliando strada. Il secondo passo è studiare e allenarsi. Solo a quel punto si può decidere di destinare una piccola parte del portafoglio anche al trading».
Per molti trader l’analisi tecnica, quella che analizza nel dettaglio i movimenti dei prezzi, è come una Bibbia. Cosa ne pensa?
«È un buon punto di partenza perché individua le aree di forza del prezzo di un titolo, ma va presa con le pinze. Perché il mercato è pieno di falsi segnali tecnici. Ci sono poi diversi attori che “sporcano” i grafici ingannando i piccoli trader. Se l’analisi tecnica funzionasse perfettamente non si spiegherebbe come mai il 90% dei trader perda soldi».
Qualche consiglio per gli aspiranti trader?
«Il mercato non perdona. Se non sei preparato tecnicamente e non sei bravo a gestire le emozioni perderai. Se hai disciplina ma non studi la costante evoluzione dei mercati perderai. Se non sei bravo a rialzarti dopo una batosta, perderai. Il punto è che impariamo proprio dalle perdite. Ma nessuno vuole perdere, o ammettere a se stesso di aver perso. Ed è per questo che quasi tutti i trader falliscono. Il trading è una forma d’arte. Solo dopo tanto studio, disciplina e tante sconfitte puoi capire se anche tu sei pronto a disegnare la tua tela sui mercati».
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Chi è Giovanni Borsi
Giovanni Borsi (60 anni), laureato in Economia e Commercio, dopo una lunga esperienza nel settore bancario, dal 2000 è trader professionista e dal 2001 anche formatore. Vincitore di varie competizioni nazionali ed internazionali, è noto al grande pubblico soprattutto per le sue doti da heavy scalper, ma anche per le capacità di analisi riguardo alle operazioni straordinarie sul capitale. Tra i trade di maggiore successo, quello durante l’aumento di capitale di Reti Bancarie (2004) in cui generò un profitto del 2000% in una settimana. È autore di numerosi libri sull’educazione finanziaria. Tra gli ultimi lavori, scritto insieme con Luana Velardo, Bankaraté, manuale di autodifesa dai colpi bassi del mercato.