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 2020  luglio 27 Lunedì calendario

Dappertutto in un quarto d’ora. Il progetto di Parigi

Nella nuova giunta parigina, la sindaca Anne Hidalgo ha nominato un’assessora alla Città del Quarto d’Ora, puntando sul nuovo concetto di urbanismo dove tutto casa, lavoro, scuola, svaghi ma anche servizi essenziali – deve essere a non più di 15 minuti a piedi o bici. L’obiettivo è ricreare tessuto sociale ed economico partendo da questa considerazione: «Viviamo in città frammentate, dove spesso lavoriamo lontano dalla nostre case, non conosciamo i nostri vicini, siamo soli». A spiegare la rivoluzione che si fa strada è Carlos Moreno, professore della Sorbona che ha ispirato direttamente Hidalgo ma anche molti altri comuni. La Città del Quarto d’Ora è già realtà in alcune zone di Ottawa, Edimburgo, Utrecht. Il comune di Melbourne ha varato un piano urbanistico dal titolo "twenty minutes neighborhood”. I danesi come al solito sono più avanti. A Copenaghen il quartiere di Nordhavnen è soprannominato "five minutes to everything”.
«Ho fissato quindici minuti come parametro indicativo. Ognuno lo adatta come meglio crede». Dopo anni di gigantismo, le metropoli vogliono capire come ricreare la vita di quartiere. Moreno è anche in contatto con il comune di Milano. «Non è un caso che una delle città più colpite dal Covid voglia dare questa svolta» osserva. «Con la crisi sanitaria e il lockdown abbiamo riscoperto quanto sia preziosa la vicinanza». Moreno è convinto che bisogna archiviare il pendolarismo che divora tempo, sacrifica la nostra vita sociale ed è fonte di inquinamento. «Dobbiamo passare dalla mobilità subita a quella scelta» spiega. Moreno, nato in Colombia nel 1959, matematico di formazione, ha lavorato come manager per il gruppo energetico Gdf Suez nel quartiere d’affari La Défense. «Migliaia di metri cubi deserti alla sera» osserva. «È esattamente quello che in termini urbanistici non si deve più fare». Anche il concetto di smart city gli sembra ormai superato perché, dice, essere iper-connessi non impedisce l’esclusione sociale. Preferisce parlare di “living city” guardando alla complessità di città come organismi viventi. Per rimodellare i nostri spazi di vita, spiega, dobbiamo seguire una «geografia del tempo» che sfrutta lo spazio nei vari momenti della giornata. «Questo posto è un esempio» dice ricevendoci in un appartamento affacciato sulla Senna davanti al Louvre. «A seconda dell’orario è un ufficio, una casa, una galleria d’arte, un luogo di conferenze e performance teatrali». Moreno è convinto che bisogna rendere polifunzionali molti luoghi, non solo le nostre case ma anche uffici, scuole, alberghi, cinema, palestre. «Lo spazio urbano pubblico e privato deve essere reinventato per accorciare le distanze». È un sostenitore dello smart working ma non da casa perché, spiega, impatta troppo sulla vita privata. «Meglio pensare a spazi di lavoro condivisi disseminati nei vari quartieri». Il futuro, conclude, si avvicina. L’urgenza climatica aveva già avviato la trasformazione. Ora il Covid sta accelerando il cambio culturale.