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 2020  luglio 26 Domenica calendario

Le massime del cardinale di Retz, falsario di fatti

Il conclave del 1669-70, che elesse Clemente X, fu uno dei più lunghi della storia: decine di scrutini, oltre quattro mesi di trattative. Nessun gruppo riusciva a prevalere, a imporre un nome. Alla prima votazione erano presenti cinquantasei cardinali, poi aumentarono sino a diventare sessantacinque (avevano diritto al voto settanta). Dodici di essi formarono il cosiddetto «squadrone volante»; così, almeno, sarà chiamato un gruppo d’indipendenti guidati da Decio Azzolini, amico e corrispondente di Cristina di Svezia. Flavio Chigi poteva contare su ventiquattro voti, ma non bastavano; sette porporati erano legati alla Spagna e un medesimo numero alla Francia. Si passava di stallo in stallo, tra accordi e sgambetti. Nell’ultimo gruppo ricordato figurava Jean-François Paul de Gondi, che la storia registrerà come il Cardinale di Retz. 
Il conclave cui abbiamo accennato era il terzo al quale partecipava; prenderà parte anche a quello del 1676, che porterà Innocenzo XI sul trono di Pietro. Otterrà qualche voto, ma oggi lo ricordiamo per aver violato il giuramento di non rivelare l’andamento del conclave senza autorizzazione papale. Di lui si disse che non aveva principi, che era un abile intrigante; di certo ricoprì un ruolo di rilievo nella Fronda contro Mazzarino. François de la Rochefoucauld, autore delle celebri Massime, cercò anche di ucciderlo, e tentò l’impresa più volte, senza riuscirci.
Il cardinale di Retz ha un posto d’onore nella letteratura per le sue Memorie, capolavoro basato sulla diffamazione, che per un paio di secoli fu considerato sicura fonte storica. Egli conobbe, come pochi altri, l’arte di manipolare la verità, di cui alterava le coordinate: nessuno lo eguagliava nel fare apparire il falso verosimile. La sua curiosità psicologica gli permetteva magnifici ritratti, sempre ricavati da osservazioni acute e sovente maligne. Vergava le pagine con stile irregolare, senza lesinare neologismi; non celava scatti nervosi, né note pittoresche.
Serafino Balduzzi tradusse le Memorie integralmente per l’editrice Luni nel 2013; ora, da quest’opera considerata superba espressione delle libertà dello spirito, ha ricavato 410 massime. Un librino delizioso, con prefazione di Giuliano Ferrara (scrive: «il ridicolo è la malattia morale del tempo»), realizzato da un signore che osserva: «Retz, meno spirituale e più moderno, ha saltato il fosso dei vizi e delle virtù».
Balduzzi ha diviso questo manualetto di sopravvivenza in capitoli che riguardano, tra l’altro, la corte o gli ecclesiastici e devoti, i grandi affari o le decisioni difficili, la paura o gli errori. Rivela un cardinale senza censure: «La Regina, fra le persone che ho incontrato, era la più dotata di un genere di spirito, che le serviva a non sembrare scema a chi la conosceva». Un eminente che sa manovrare: «Il modo più efficace per far passare ai voti in assemblea una decisione difficile è di metter su i giovani contro i vecchi». La sua porpora è al servizio della realtà: «Per convincere una persona poco intelligente, le ragioni più efficaci sono le meno intelligenti». E tutto questo è offerto insieme a consigli per adattare la maschera alla faccia nelle diverse occasioni; o anche per regolarsi con la verità. La quale dovrebbe tener conto che «il valore di una proposta dipende dal momento in cui vien fatta». E in politica? «Un capopartito prudente sa ingioiare i suoi rospi, ma rintuzza sempre ciò che incoraggia l’opposizione».
Poi c’è l’amore. Mirabile il sorriso di sua eminenza sui giochi dei sentimenti. Apprenderete di una signora che viveva slanci e passioni come fossero eterni. Certo, «nonostante i rimpiazzi occasionali».