Il Sole 24 Ore, 26 luglio 2020
A Wall Street il virus scatena frodi e manipolazioni
Ci sono “banali” frodi quali, ad esempio, le false comunicazioni societarie sui test per il Covid-19. Ma anche le più sofisticate, e difficili da dimostrare, manipolazioni di mercato. In alcuni casi, poi, le due tipologie di illeciti si “mescolano” in più ampi schemi truffaldini.
È il mondo dell’illegalità in Borsa che, durante la pandemia, ha infettato i listini. Soprattutto in quel di Wall Street. Soprattutto quando la volatilità è andata alle stelle e i mercati sono saliti sull’ottovolante. Scartabellando tra i dati, e gli “speech”, della Security exchange commission (Sec) salta fuori che, tra marzo e maggio, la Commissione ha valutato oltre 4.000 segnalazioni, il 35% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Centinaia di investigazioni, molte legate al Covid-19, sono state aperte.
Certo, non si tratta di una prima assoluta: lo scenario è simile a quello delle precedenti crisi sanitarie. Inoltre la segnalazione, o la stessa apertura di un’inchiesta, non significa che l’illecito sia stato commesso.
Ciò detto, però, l’allarme è scattato. Le autority di mercato hanno rinforzato la vigilanza. Lo stesso presidente della Sec, Jay Clayton, lo ha confermato: durante il picco della crisi sono stati «emessi oltre 30 stop a titoli quotati» potenzialmente coinvolti in comunicazioni fuorvianti in merito a questioni legate alla pandemia. I molti casi, dopo la sospensione, sono partite le indagini «per capire se le società fossero coinvolte in frodi».
Il mondo delle small cap
Già, le frodi. Ma quale in concreto l’operatività illecita? Guardando alle indagini avviate dalla Sec salta fuori che un filone è legato alle small e micro cap. Titoli, evidentemente, più facili da manipolare. Così, ad esempio, è il caso dell’accusa contro un trader che, con l’obiettivo di vendere ad un prezzo più alto, avrebbe artificialmente fatto lievitare le quotazioni di Arrayit Corp. Lo schema è il cosiddetto “pump and dump”. Letteralmente: “pompa e sgonfia”. Il trader ha inviato molteplici messaggi in un forum online, indicando che la società biomedicale aveva ricevuto l’approvazione per un test sul Covid-19. Contestualmente ha immesso sul mercato tante proposte d’acquisto sul titolo della medesima. In tal modo si è creata l’illusione dell’esistenza di un forte flusso in acquisto. A questo punto, da un lato, il titolo della società, realmente comprato da molteplici altri investitori, è balzato all’insù; dall’altro il trader, annullando le sue proposte d’acquisto prima che venissero eseguite (una sorta di “quote stuffing”), ha potuto vendere al prezzo maggiorato che lui voleva.
Ma non è solamente l’illecito dell’investitore. Molte delle indagini riguardano le stesse società. Tra le tante può ricordarsi quella contro Praxsyn e il suo amministratore delegato. L’accusa è di avere pubblicato due comunicati stampa fuorvianti in cui l’azienda diceva di potere acquisire e offrire una grande quantità di maschere N95 per proteggersi contro il Covid-19. Sennonché la società non aveva mai avuto in possesso le maschere né aveva alcun accordo con qualche produttore per metterle sul mercato. Risultato? Dopo l’intervento della Sec la Praxsyn ha emesso un terzo comunicato stampa in cui ammetteva che non aveva maschere da vendere.
Dai future sull’oro...
Fin qui alcune tra le molte truffe messe in atto durante il picco della pandemia. E, però, c’è anche la manipolazione di mercato in senso stretto. Situazioni più sfumate, difficili da dimostrare, che a detta di molti esperti hanno contraddistinto le Borse.
Un esempio? L’andamento dell’oro. Questo è un cosiddetto bene rifugio. Quando i mercati crollano normalmente il lingotto sale. Sennonché tra marzo ed aprile scorso le cose non hanno seguito la prassi. Nel momento in cui l’S&P 500 cadeva anche il lingotto, molte volte, andava giù. Diversi analisti hanno spiegato la dinamica come l’effetto di vendite forzate. Gli operatori, va infatti ricordato, spesso operano sui mercati “facendosi” prestare del denaro. Cioè: versano all’intermediario solamente una quota (il margine) di quanto investono. Sennonché, quando la Borsa crolla d’improvviso, il margine viene eroso. Così, da una parte, l’intermediario chiede all’investitore di ricostituirlo (cosiddetto “margin call”); e, dall’altra, quest’ultimo vende l’oro in suo possesso (in quel momento unico asset liquido) per fare fronte al “margin call”. Ecco perché, per molti, quando a marzo Wall Street crollava scivolava anche il metallo prezioso.
«Si tratta di una ricostruzione – dice Carol Alexander, professoressa di finanza alla Business School dell’Università del Sussex – che non convince. Il nostro team CryptoMarketRisk ha analizzato l’operatività dell’oro» sul listino del Comex. «Abbiamo notato che, ad esempio nella giornata del 28 febbraio, c’è stata una vendita coordinata unitaria di 19.899 future». Poi, passate due ore, si è assistito ad ulteriori grosse vendite in blocco. In un simile contesto, a fronte del fatto che l’operatività descritta valeva circa un quarto di tutti i volumi di quella seduta, non stupisce che l’oro sia crollato. «Il tutto violando la normativa che», al fine di evitare instabilità sui listini, «vieta le singole operazioni in grado di dare luogo ad ampie oscillazioni di prezzo». «Si è trattato – conclude Carol – di un esempio di manipolazione dei mercati. Un’operatività non rara che tuttavia, vista l’ampiezza dei crolli di quei giorni, rischia di sfuggire ai controllori».
...all’algoritmo sul Vix
Ma l’oro non è tutto, c’è anche il Vix. Secondo un working paper di Omid Ardakani, Hyeeun Shim (Georgia Southern University) e Victorya Dalko (Harvard University) nei momenti d’incremento della volatilità dovuti al Covid-19, l’indice Vix è stato oggetto di forti manipolazioni. «In un mercato efficiente – sottolinea Ardakani, professore associato di finanza al Parker College Business della Georgia Southern University – il prezzo di un titolo incorpora le informazioni disponibili, riguardanti il titolo stesso. Durante la pandemia abbiamo osservato, da un lato, l’incremento di false informazioni (ad esempio sui volumi ndr) conseguente a chi voleva manipolare il mercato». E, dall’altro, la perdita delle stesse informazioni da parte degli operatori tradizionali. Con il che si è avuta la “market manipulation”. Un esempio? Il quote stuffing. «I manipolatori, spesso investitori algoritmici- spiega Ardakani -, sono entrati sul mercato con proposte di negoziazione che hanno ritirato prima che venissero eseguite. In questo modo hanno tratto profitto» dall’attività illecita.
I listini europei
Ma non c’è solo il mondo dell’azionario o del Vix d’Oltreoceano. L’interesse è anche rispetto alle Borse del Vecchio Continente. Qui tutte le autority di vigilanza indicano di avere rafforzato i presidi di controllo e messo in campo le azioni a tutela di investitori e mercato. Al di là di ciò quello che emerge è comunque una situazione in cui il fenomeno degli illeciti pare finora più limitato. L’Amf, il controllore francese sentito dal sole24Ore, ricorda che gli operatori devono avere gli strumenti che gli consentano di segnalare eventuali operazioni sospette. Ebbene: nel periodo dello scoppio della pandemia non c’è stato un significativo aumento di queste segnalazioni. La stessa Autority tedesca (Bafin), rispetto alle potenziali manipolazioni di mercato, indica che qualche caso esiste ma è di piccola entità.