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 2020  luglio 26 Domenica calendario

Modalità Huppert

Intervistare Isabelle Huppert è un po’ come sostenere un esame. Non si sa mai come andrà. Di certo le sue risposte non saranno scontate né prevedibili. Anzi, in ogni dichiarazione dell’attrice celebre per i ruoli scomodi, le sfide impossibili, le provocazioni audaci, si riconoscerà il segno di un carattere determinato e di un’intelligenza vivida: «In qualche modo - risponde a chi le chiede come sono stati i suoi inizi -, magari senza esserne completamente cosciente, ho sempre saputo che ce l’avrei fatta. O almeno così mi sembra, dipende dai giorni».
A ottobre tornerà in Italia per girare, diretta da Michele Placido, «L’ombra di Caravaggio». Che cosa l’ha attirata?
«Sono molto felice di lavorare ancora con Michele. Nell’81 avevo girato con lui il film di Benoit Jacquot Le ali della colomba, tratto dal libro di Henry James. Stavolta ci ritroveremo insieme, io attrice, lui regista, in un progetto bellissimo, che riguarda un personaggio affascinante come Caravaggio e che ruota sul concetto della luce, fondamentale anche nel cinema. Non è la classica cinebiografia, contiene un punto di vista molto soggettivo».
Nel film lei chi sarà?
«Sono una nobildonna che ha conosciuto Caravaggio da giovane e lo ha sempre protetto, intuendone il talento incredibile e forza innovativa».
Stavolta, a differenza di quello che spesso le accade, interpreta una donna protettiva. Sarà effettivamente così?
«Non si può mai dire, vedremo, non ho ancora deciso. Forse sono un po’ come gli scorpioni, non posso fare a meno di essere cattiva. No, sto scherzando, in questo caso il mio personaggio non è ambiguo, anzi, al protagonista offre un supporto vero, durante tutta la sua breve vita».
I personaggi estremi sono la sua specialità, per questo si è sentita chiedere mille volte se c’è una corrispondenza tra lei e quel tipo di caratteri. Qual è la verità?
«E’ normale che la gente tenda a confondere la persona con il personaggio. Non è una sorpresa, e non mi interessa più di tanto. Credo anche che questa sovrapposizone sia un po’ vera e un po’ no. Conosce Cocteau? Di stesso diceva "sono un bugiardo che dice la verità", ecco, io sono un po’ così».
Nelle vesti Caravaggio ci sarà Riccardo Scamarcio. Lo ha conosciuto?
«Sì, ci siamo incontrati. Ho notato che ha occhi verdi, perfetti per il ruolo».
Nel film reciterà anche sua figlia nel ruolo di una giovane prostituta ritratta da Caravaggio. Come vi siete trovate?
«E’ una collaborazione iniziata con la commedia Copacabana, e, anni prima, avevamo già recitato nella Vita moderna. Finora, sullo schermo, abbiamo fatto quello che siamo, madre e figlia. Io comunque non do consigli, sul set siamo due attrici e basta. Nella vita, invece, lei è la madre e io la figlia».
Come prepara i personaggi?
«Non seguo alcun metodo, non mi preparo, sono un’attrice molto istintiva. Fare film è una questione di momenti e, di rapporti che si stabiliscono con il regista».
Che cosa significa per lei recitare in Italia?
«L’Italia per me è legata all’idea della bellezza. E’ quello che mi viene in mente ogni volta che vengo qui. Ho lavorato con i Taviani, con Ferreri che, secondo me è stato un po’ dimenticato e invece era un regista importantissimo, e con Marco Bellocchio, un’esperienza che mi ha dato grande gioia. Sono fiera di aver lavorato con tutti questi autori, e ce ne sono tanti altri con cui mi piacerebbe recitare, Moretti, Garrone, Sorrentino, Martone».
Ha appena ricevuto il «Filming Italy Woman Power Award», un riconoscimento nel segno dell’«empowerment» femminile. Che senso hanno per lei i premi?
«Non credo che la carriera di un’attrice debba basarsi sul potere, l’importante è fare quello che si vuole fare».
Ha mai pensato alla possibilità di passare dietro la macchina da presa?
«No, o forse solo vagamente. La verità è che sono stata molto fortunata, in tutti i miei film ho sempre partecipato attivamente al processo creativo».
Di che cosa ha paura?
«Di tutto e di niente. Ma no, non sono paurosa».
C’è un personaggio che sogna di interpretare?
«No, non penso mai ai ruoli in questi termini. Mi interessano i sentimenti, e le persone».
E’ vero che vorrebbe recitare nella parte di un uomo?
«Sì, perché no? Magari Amleto».