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 2020  luglio 26 Domenica calendario

I conti in Svizzera di Attilio Fontana

Soldi detenuti illegalmente all’estero fino al 2015. Ma da chi? L’imbarazzo di Attilio Fontana ruota intorno alla storia del cognato, ma anche a quella dei conti esotici. Denaro spuntato quasi per caso nella vicenda della fornitura dei camici alla Regione Lombardia. E su cui la procura di Milano ha cominciato a indagare.
All’attenzione degli investigatori ci sono i soldi gestiti fino a cinque anni fa tramite “trust” che sarebbero stati aperti nel 2005 alle Bahamas dalla madre allora 82enne e con il figlio beneficiario (quell’anno era presidente del consiglio regionale della Lombardia). Dichiarati allo Stato italiano dieci anni dopo, alla morte della signora, quando sono diventati ufficialmente eredità del figlio (all’epoca sindaco di Varese). Un totale di 5,3 milioni di euro scudati tramite “voluntary disclosure” su cui ora i pm vogliono vederci chiaro e per cui hanno ordinato una serie di accertamenti tecnici alla Guardia di Finanza. A partire dal mandato fiduciario, ovvero l’insolito strumento con cui il governatore gestisce tramite una società 4,4 milioni di euro su conti svizzeri. Con un obiettivo principale: osservare eventuali incongruenze nei movimenti e provare a capire se quei soldi fossero davvero della madre di Fontana, come dichiarato nella voluntary, oppure no. Punto su cui la normativa non ammette errori.
Un pasticcio nel pasticcio, verrebbe da dire. Perché l’evidenza di queste architetture finanziarie esotiche è arrivata a causa della fornitura da 513mila euro per 75mila camici affidata il 16 aprile dalla Regione a Dama spa, la società di Andrea Dini, cognato di Fontana, che gestisce il marchio di moda “Paul&Shark” e di cui la moglie del governatore detiene una quota del 10 per cento. Una storica azienda varesina che nei giorni dell’emergenza, come altre, aveva riconvertito la produzione da felpe e magliette a camici e mascherine. Trasformata goffamente in donazione dopo le domande dei giornalisti di Report, la fornitura è stata interrotta; una parte dei camici (25mila) Dini ha provato perfino a rivenderla a un prezzo maggiorato, 9 euro al pezzo rispetto ai 6 a cui voleva piazzarli alla Regione. Da qui l’accusa di frode nelle pubbliche forniture che vede indagati Attilio Fontana, Andrea Dini, Filippo Bongiovanni, ex dg di Aria, la centrale acquisti del Pirellone, e Carmen Schweigl, dirigente responsabile della struttura gare di Aria. Per Bongiovanni e Dini c’è anche l’accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Nella gestione del pasticcio sono spuntati fuori i soldi all’estero: Fontana infatti avrebbe tentato di fare un bonifico tramite la fiduciaria, di 250mila euro (poi bloccato), direttamente alla Dama spa attingendo proprio da quei conti svizzeri. «Quando è venuto a sapere della fornitura, per evitare equivoci Fontana ha detto a Dini di trasformarla in donazione e lo scrupolo di aver danneggiato suo cognato lo ha indotto in coscienza a fare un gesto risarcitorio», ha detto Jacopo Pensa, avvocato di Fontana. Ovvero un modo per “risarcire” il cognato pagando di tasca propria. «Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto », ha scritto su Facebook Fontana. A consentire ai magistrati di ricostruire questi passaggi è stata una segnalazione di operazione sospetta arrivata dalla fiduciaria il 22 maggio e poi finita in procura: il passaggio dei soldi non era giustificato da fatture emesse e nella causale del bonifico si faceva esplicito riferimento alla fornitura di camici. L’8 luglio i magistrati hanno fatto acquisizioni dei documenti in Aria e presso la fiduciaria e così hanno potuto ricostruire i movimenti di denaro. Sul fronte penale, adesso, il punto più spinoso è lo stop della fornitura. Anche perché appare ingiustificabile l’aver interrotto quel pur piccolo rifornimento di camici che in quei mesi erano merce rara. «Lavoravamo 12 ore al giorno, in piena emergenza», ha detto Bongiovanni ai pm milanesi Furno, Scalas e Filippini. Che adesso dovranno valutare, nelle azioni dei protagonisti di questa storia, dove inizia e finisce la buona fede.