Corriere della Sera, 24 luglio 2020
Esisterebbe Peter Falk senza Colombo?
«Peter era un uomo analitico, ossessionato da Colombo, e l’impermeabile era davvero il suo. Falk era sbadato anche nella vita reale, una volta dimenticò le chiavi dell’auto e dovemmo mandare qualcuno a recuperarle a casa sua – racconta il suo produttore – ma nella recitazione era ossessivo, ci si buttava a capofitto proprio come il Tenente nell’acciuffare gli assassini». Qualche settimana fa, Sky Arte ha trasmesso il documentario Peter Falk e il tenente Colombo che approfondisce vicende e fortune di Peter Falk e del suo personaggio più amato, alternando il racconto dell’esistenza davanti alla macchina da presa a quello della dimensione privata dell’attore. Basato su filmati d’archivio, interviste ed estratti dei suoi film e del programma televisivo, questo doc fa luce sulla vita dell’attore, una vita inaspettatamente piena di colpi di scena, alti e bassi.
Ma nel nostro immaginario esisterebbe Peter Falk senza Colombo? Basta fare un salto su Mediaset Play per risentire la sua immancabile domanda («Solo un’altra cosa/Just one more thing») e capire che per il colpevole non c’è più scampo. Il tratto più caratteristico del tenente Colombo (la serie «Columbo» è andata in onda dal 1971 al 1977 ma è sempre godibile come se uno la vedesse per la prima volta) è l’impermeabile logoro e stropicciato che lo accompagna immancabilmente in ogni indagine. Non ama le armi: non ne porta mai con sé, pur essendo un poliziotto. Userà una pistola soltanto per fare un esperimento balistico, nell’episodio che si intitola «Playback». Viaggia su un’auto vecchia e sobbalzante, il suo «macinino» (una Peugeot 403 del 1959, targata 044 APD), fuma mozziconi di sigaro di marca scadente, dando l’impressione di essere un poliziotto sornione e apparentemente scombinato. Salvo poi rivelarsi un sottile e abile investigatore.
L’aspetto dimesso e l’approccio maldestro, quasi umile, nei riguardi degli altri personaggi coinvolti nella vicenda fanno sì che il colpevole cada nell’errore di sottovalutare l’investigatore. Tutti gli episodi seguono uno schema preciso e sempre uguale, che elimina però un classico elemento del poliziesco, il whodunnit (contrazione che riproduce l’accento popolare dell’espressione «who has done it?», «chi è stato?», a significare l’impulso del detective/spettatore a identificare il colpevole). All’inizio di ogni episodio si assiste infatti a un delitto, che sembra perfetto, ma di cui si conosce subito l’autore. L’interesse dello spettatore risiede perciò nella minuziosa ricostruzione dei fatti da parte del tenente che consegnerà immancabilmente il colpevole alla giustizia. Ogni puntata è quasi un esercizio di stile sul tema del giallo. A uno schema identico fa fronte una grandissima varietà di situazioni, persone, casi e pezzi da riunire come in un puzzle.
In questo senso si può affermare che Colombo inverte i canoni del giallo; di solito, l’investigatore parte da un delitto di cui non conosce l’autore e il movente. Sta alla sua abilità investigativa il compito di scoprirli. In questa serie, invece, autore e movente sono ben chiari fin dall’inizio, e l’interrogativo che anima il pubblico è un altro: «riuscirà Colombo a dimostrare la colpevolezza del responsabile?». Il tenente, con la sua aria apparentemente distratta, indaga e raccoglie minuziosamente i dettagli che ad altri poliziotti paiono insignificanti, giungendo alla fine a inchiodare il colpevole.
Ha scritto Umberto Eco: «Ma Colombo, peggio vestito di Derrick, si muove con i suoi modi da proletario in un mondo di californiani belli e potenti, che lo trattano come una pezza da piedi (e lui li incoraggia), sicuri che quello scarto di remote immigrazioni non riuscirà a rompere la loro guardia, e a infrangere la barriera della loro arroganza. Colombo li mette con le spalle al muro con alcuni trucchi psicologici di perfida raffinatezza, trae dalla manica un asso di denari insospettato, e li conduce a perdizione proprio sfruttando la loro sicumera. Il pubblico gode di questa lotta fra il pigmeo e il gigante dai piedi d’argilla, e va a dormire con la sensazione che qualcuno, modesto e onesto come loro, li abbia vendicati, punendo personaggi odiosamente ricchi, belli, bravi e potenti».