Il Boris spietato
Quando il 24 luglio 2019 viene eletto premier, Johnson ha una maggioranza fragilissima in Parlamento. Così, Johnson mostra il suo lato oscuro e peggiore: attacchi agghiaccianti al Parlamento «Siete degli zombie»), decine di conservatori storici defenestrati senza alcuna pietà per la loro opposizione alla Brexit dura, addirittura la "sospensione" del Parlamento, illegale secondo la Corte Costituzionale.
Il Boris populista
Tra i suoi talenti, Johnson sa vincere le elezioni. Sempre. Quelle da sindaco di Londra nel 2008, il referendum Brexit e il voto del 12 dicembre 2019, devastando il partito laburista di Corbyn con il trionfo nel "Red Wall", il "Muro rosso", ossia le operaie Midlands e il Nord dell’Inghilterra che per decenni avevano votato solo Labour. Guidato dal suo geniale "Rasputin" Dominic Cummings, il "posh" Boris diventa "l’uomo del popolo". Boris e l’errore più grande E cioè la gestione della crisi del Coronavirus. A febbraio Johnson dice che «in ospedale stringo le mani a tutti», la pandemia viene spesso derubricata a un’influenza, il "lockdown" ritardato di due settimane per paura di ripercussioni economiche in chiave Brexit. Il costo sarà altissimo: oggi, contando i "morti in eccesso", si stimano quasi 60mila morti per coronavirus. Un disastro totale.
Il Boris superstite
Ma Johnson ha un’altra caratteristica vitale degli uomini audaci e di successo: è spesso fortunato. Anche nella sventura. Il 27 marzo 2020 diventa il primo leader mondiale a essere contagiato da coronavirus e il 5 aprile, mentre la regina Elisabetta in tv pronuncia un indimenticabile discorso alla nazione («We’ll meet again»), Boris viene ricoverato. Si salva, il Paese si stringe intorno al suo dramma personale e molti gli perdonano la deprecabile superficialità della gestione Covid-19.
Il Boris papà
Per la sesta volta, perlomeno ufficiale, del piccolo Wilfred. Il bambino nasce il 29 aprile. La madre è Carrie Symonds, ex colonna delle comunicazioni dei tory e appassionata ambientalista. Con Boris dovrebbe sposarsi in estate. Anche per questo Johnson il 18 febbraio 2020 divorzia dalla sua seconda moglie Marina Wheeler, madre di suoi altri quattro figli.
Che ne sarà di Boris
Il destino politico di Johnson si giocherà tutto sulla Brexit, che il 31 dicembre diventerà realtà. L’impatto, con il Covid19 di mezzo, potrebbe essere devastante per Londra se Uk e Ue non troveranno un accordo non solo commerciale per le loro relazioni future. Qui si decide il futuro del Regno Unito. Tornerà malmesso come negli anni 70 prima di entrare nella Comunità europea? Oppure la Brexit sarà una scommessa vincente e prospera? Nel primo caso, la carriera di Johnson sarà forse finita.
Connessa alla Brexit, c’è la questione Scozia, la nazione più europeista del Regno Unito. I sondaggi di questi giorni danno per la prima volta gli indipendentisti dieci punti avanti. Mai vista una cosa simile. Il Regno Unito rischia di cominciare a spaccarsi da qui e la sindrome di "Braveheart" potrebbe travolgere Boris. Non a caso ieri Johnson si è fiondato in Scozia. Ma a Edimburgo alcuni conservatori dicono che «i buoi sono già scappati dalla stalla».