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 2020  luglio 23 Giovedì calendario

Nella stanza di Alex Zanardi

Quattro ragazzini in bicicletta vanno e vengono lungo la stretta stradina davanti all’ingresso di Villa Beretta. Guardano incuriositi le poche telecamere puntate verso l’entrata della struttura. Forse sognano di essere intervistati, tra di loro si dicono «Io ieri l’ho visto arrivare», «Io ho sentito l’ambulanza». Di fiori, messaggi, di testimonianze d’affetto per Alex Zanardi invece non se ne vedono, almeno non ancora: la maggior parte delle persone che si aggirano attorno al colle che sovrasta Costa Masnaga sono parenti dei ricoverati, insomma gente che ha già i propri pensieri. Sopportano la presenza dei giornalisti senza darle troppo peso. Chi suo malgrado è abituato a frequentare Villa Beretta sa che questo è un posto di sofferenza e di speranza, ma soprattutto di pazienza.

Stanco ma presente
Chi di sicuro martedì sera ha visto Zanardi arrivare è padre Luca Poli, il cappellano della struttura da 9 anni. «È cosciente un po’ sì e un po’ no, a momenti – aveva dichiarato in un primo tempo -. Speriamo, perché quell’uomo è un simbolo». In seguito il prete aggiunge qualche sensazione. «Dopo il viaggio era molto stanco. L’ho visto per poco tempo e credo che avesse tutto il diritto di essere provato dopo un viaggio del genere. L’ho percepito dall’occhio e dalla mano. Quando uno è così stanco non ha voglia di tenere gli occhi aperti, cerca di stare un po’ assopito. No, non mi ha stretto la mano. Sono stato un po’ lontano perché per il momento siamo pregati non avvicinare i pazienti. In quei casi guardi, saluti le persone che sono col paziente e poi vai via e ti riprometti di tornare con calma da chi comunque dovrà stare per un po’ di tempo. Certo è che quell’uomo ha una vitalità incredibile, non so proprio dove trovi tutta quell’energia lì. E poi è fortunato perché attorno ha una gran bella famiglia. Per la riabilitazione queste sono le due cose fondamentali: quello che ti circonda e quello che hai dentro. Non è soltanto una questione fisica ma anche di forza interiore. La riabilitazione nasce dall’individuo più che dal medico. È la persona che deve trovare l’energia per fare il salto».

Il posto giusto
Di certo Villa Beretta è il luogo giusto per aiutare Alex Zanardi nell’ennesima impresa. Qui inizierà il lungo e difficile cammino di riabilitazione neurologica dell’ex pilota dopo il tremendo incidente del 19 giugno, quando con la sua handbike si è schiantato contro un camion lungo la strada tra Pienza e San Quirico d’Orcia. Le tre operazioni all’ospedale di Siena gli hanno salvato la vita e hanno permesso la ricostruzione cranio-facciale e la stabilizzazione delle zone interessate dal trauma cranico. Ora si tratta di recuperare il più possibile le funzioni neurologiche. Zanardi ha trovato posto in una stanza singola all’ultimo piano. In questa struttura si sono curati, tra gli altri, Francesco Cossiga, Umberto Bossi, Marco Columbro, Ambrogio Fogar e Bruno Arena del duo comico “i Fichi d’India”. «Se vengono persone così famose significa che non c’è di meglio» commenta con speranza chi ha un caro dentro quelle mura, sottolineando la competenza e soprattutto l’umanità delle persone che ci lavorano. Concetti che aveva espresso anche Niccolò, il figlio 21enne di Zanardi, in un’intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera. «Qui ci sono i massimi esperti nella riabilitazione neurologica. Mi sembra proprio che la strada sia in discesa. Ci sono buone prospettive» aveva dichiarato, sottolineando anche come il recupero sia stato più veloce di quanto la famiglia si aspettasse e come lui e la madre stiano cercando di dare ad Alex gli stimoli affettivi, mentre i medici pensano a quelli neurologici. Mamma Daniela arriva davanti a Villa Beretta alle 16. «Quello che leggete è quello che è» si limita a rispondere con un sorriso a chi le domanda notizie sulle condizioni di suo marito. La signora Zanardi uscirà dalla struttura alle 17.15 per rientrare alle 17.50 con il figlio Niccolò. I due se ne andranno alle 18.30 parlando tra di loro, senza rilasciare dichiarazioni.

Riservatezza
Qui non sono previsti incontri stampa regolari, come invece avveniva a Siena nei primi giorni dopo l’incidente e poi successivamente in occasione degli interventi, fino alla decisione, comunicata martedì, di interrompere il programma di sedazione. Direzione sanitaria e medici non si sbottonano, l’impressione però è che queste siano state ore importanti per definire il quadro clinico e che successivamente si metterà sul tavolo il piano di recupero per il campione paralimpico. Un dirigente della struttura esce per spiegare con cortesia ai giornalisti che non saranno divulgate notizie. Mentre se ne va sottolinea come in passato non ci sia mai stata così tanta attenzione per un ospite di Villa Beretta, nonostante il fatto che qui siano passati showmen, senatori e persino un Presidente della Repubblica. Ma la battaglia di Alex appartiene a tutti gli italiani.