Corriere della Sera, 22 luglio 2020
Serre verticali urbane
La «visione» di realizzare fattorie verticali per salvare il pianeta dal sovraffollamento e dall’esaurimento delle risorse naturali è stata di Dickson Despommier, professore di Scienze della Salute ambientale della Columbia University di New York. Ritenuto il padre delle cosiddette Vertical Farm, già dal 2000 Dickson sostiene l’importanza della coltivazione idroponica indoor per risparmiare suolo. Mentre un po’ dappertutto sono spuntate le prime Vertical Farming, a Cavenago, alle porte di Milano, è nato lo stabilimento per la coltivazione idroponica più grande d’Europa e tra i più innovativi nel mondo.
Fondato dai due soci, Luca Travaglini e Daniele Benatoff di Planet Farms, lo stabilimento di Cavenago è un progetto pilota che rivoluziona i metodi tradizionali di agricoltura. La struttura, ideata dallo Studio Dordoni Architetti, è pronta. Si tratta ora di mettere a punto la progettazione dell’infrastruttura tecnologica dell’impianto, affidata a partner Ict, tra cui Sirti. Infatti, la gigantesca «fattoria», che occupa una superficie di nove mila metri quadrati, per coltivare ortaggi in ambienti puri e controllati, senza l’uso di alcun pesticida e a chilometro zero, necessita della tecnologia alla base dell’Industria 4.0.
«L’infrastruttura tecnologica dell’impianto si avvale dell’Internet delle cose (Iot) basato su un sistema capillare di sensoristica che permette il controllo costante e preciso di tutta l’attività produttiva – spiega Benedetto Di Salvo, capo della Bu Digital Solutions di Sirti —. In questo modo abbiamo la possibilità di raccogliere una grande quantità di parametri ambientali come la temperatura, l’umidità relativa, la luce, la qualità di aria e acqua, oltre a poter monitorare la crescita delle piante in tempo reale e la qualità del prodotto finito. Il nostro ruolo è appunto quello di incrementare le tecnologie Iot e di Intelligenza Artificiale necessarie alla gestione della Farm e la Blockchain per tracciare le informazioni relative a tutte le fasi del processo produttivo per certificare la qualità ed essere trasparenti nei confronti del consumatore».
L’innovazione del ciclo di produzione consente il massimo dell’efficienza operativa ed energetica, garantendo un allineamento con i principi di sostenibilità ambientali. «È previsto un impianto di trigenerazione che consuma gas naturale e rende lo stabilimento completamente autonomo dal punto di vista energetico – spiega Pietro Urbano Mimmo, vice president Innovazione di Sirti —. La capacità di produrre autonomamente energia, unita alle ottimizzazioni di processo, consente di avere un consumo notevolmente più basso di quello della tradizionale filiera agricola». È una grande sfida che lega l’agricoltura tradizionale all’alta tecnologia per fornire ai consumatori prodotti di qualità. Infatti, nella coltivazione idroponica la terra è sostituita da cialde in fibra naturale, le piante sono posizionate a filo di vassoi all’interno dei quali scorre pochissima acqua che già contiene tutto il nutrimento necessario. L’acqua viene poi riciclata portando a un risparmio di risorse che supera il 97%. Inoltre sono ridotti al minimo gli scarti in quanto, con questo tipo di produzione, i vegetali risultano privi di carica batterica e non marciscano se non consumati subito. Perché l’obiettivo finale è sempre il prodotto, che deve essere sano e sostenibile.