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 2020  luglio 21 Martedì calendario

Crollate le donazioni ai partiti tedeschi

Il Coronavirus fa male alle casse dei partiti. I tedeschi nei primi sei mesi dell’anno hanno fatto poche donazioni sopra i 50mila euro, che per legge vanno immediatamente comunicate al presidente del Bundestag. E non possono essere anonime. Ma già l’anno scorso la generosità dei simpatizzanti, privati e grandi aziende, era in forte calo. L’epidemia ha dato il colpo di grazia.
Fa eccezione la Cdu di Frau Merkel, e l’Afd il partito dell’estrema destra. Da gennaio a fine giugno i cristianodemocratici hanno ricevuto sei donazioni per complessivi 674mila euro, più di quanto abbia incassato in tutto il 2019. Sarà merito di Frau Angela che si è dimostrata energica e saggia durante la pandemia, pur avendo dovuto fronteggiare la rivolta dei premier regionali che non hanno seguito i suoi consigli. La Cancelliera non può imporre la sua linea: la sanità, come scuola e polizia, è di competenza dei Länder.

La Csu, il partito fratello che si presenta solo in Baviera, non ha ricevuto nulla, come i socialdemocratici, i liberali, i verdi, e la Linke all’estrema sinistra. Un «nein» deciso per tutti. Solo l’AfD, il partito populista dell’estrema destra, ha incassato centomila euro da un singolo elettore.

Tra i partiti non presenti al Bundestag, l’Mlpd, il partito liberale di sinistra, ha incassato un regalo di 50.031 euro. Un caso particolare è quello dell’Ssw, il partito della minoranza danese nello Schleswig Holstein, il Land all’estremo nord, che non è sottoposto allo sbarramento del 5% (altrimenti resterebbe sempre fuori), che riceve annualmente un aiuto dal ministero della cultura della Danimarca. Ha incassato 371.827 euro, un aiuto vitale per sopravvivere.
La legge per il finanziamento dei partiti in Germania è molto severa. I grandi sponsor non possono nascondersi dietro l’anonimato. Gli elettori devono sapere chi è aiutato dall’industria automoblistica, e chi dagli agricoltori. Niente di male purché il finanziamento non avvenga sotto banco. Basta ricordare il caso dei fondi neri incassati da Helmut Kohl. Il cancelliere non si mise in tasca neppure un Deutsche Mark, ma i fondi gli servirono per mantenere il controllo del partito. Come un siciliano, rispettò l’omertà, non fece mai il nome dei suoi amici, circolò la voce che lo avesse aiutato anche François Mitterrand, il presidente francese. Kohl dovette pagare una multa di 300 mila marchi, circa 150 mila euro, ma la condanna dei tedeschi fu severa, nonostante fosse il cancelliere della riunificazione. La sua colpa non è stata dimenticata.

I partiti si sovvenzionano grazie alle quote degli iscritti e agli aiuti pubblici: un euro per ogni voto ricevuto, fino a 4 milioni, poi si scende a 80 centesimi, e infine a 45 centesimi. Ma bisogna arrivare almeno allo 0,5% per avere diritto alla sovvenzione. Oggi, sono 28 i partiti ad avercela fatta. In media bastano 18 mila voti. Per questo alle elezioni nazionali o regionali si presentano partiti che non hanno alcuna possibilità di entrare in parlamento, ma sperano in un piccolo guadagno per pagare lo stipendio ai propri funzionari.

Anche gli iscritti diminuiscono di anno in anno: la Cdu/Csu secondo i sondaggi è arrivata a guadagnare 12 punti, da 28% al 40%, eppure i tesserati sono scesi in sei mesi, 5 mila in meno, a quota 402 mila. I socialdemocrati hanno perso 7 mila iscritti, scendendo a 412 mila (nel 1977 erano sopra il milione). L’anno scorso in 18.500 iscritti non avevano rinnovato la tessera. I verdi arrivano appena a 101 mila tesserati.

Già nel 2019, i partiti avevano incassato meno. La Cdu era arrivata a 475.002 euro, la Csu a 485 mila, i socialdemocratici si erano fermati a 206.651, superati dai verdi con 335.001, e dai liberali con 360 mila. La Linke si era accontentata di 60 mila euro, e nemmeno un centesimo per l’AfD.