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 2020  luglio 21 Martedì calendario

Biografia di Anna Ferzetti raccontata da lei stessa

Una bionda solida, per nulla evanescente, con grandi occhi liquidi e un sorriso accogliente. Senza sprecare tempo pensando al cognome celebre e senza preoccuparsi delle etichette, «figlia di», «moglie di», Anna Ferzetti, romana, classe 1982, ha costruito la sua carriera di attrice senza l’ansia di chi vuole imporsi alla prima apparizione. Passo dopo passo, mentre metteva su famiglia con il marito Pierfrancesco Favino, ha interpretato i ruoli che voleva, guadagnando sempre più spazio e attenzione: «Adesso vorrei incontrare persone che riescano a plasmarmi, a chiedermi cose diverse, lontane da me, fuori dalle strade già percorse. Di una donna si possono raccontare mille cose, esattamente come si fa con i personaggi maschili. Vorrei essere messa alla prova, magari con una figura ricca di sfumature, anche difficile. Il nostro lavoro è fatto di questo, ogni volta si ricomincia daccapo».
Come tutti i figli d’arte avrà dovuto fare i conti con il peso del padre celebre, Gabriele Ferzetti. A lei come è andata, più croce o più delizia?
«E’ una situazione che si vive sempre in modo ambiguo, da una parte c’è una figura ingombrante con cui misurarsi, dall’altra, almeno nel mio caso, un genitore da venerare e idealizzare. Mio padre, per me, è stato un grande maestro, mi ha insegnato ad amare questo lavoro. Vedendo la passione e l’umiltà con cui l’ha fatto fino all’ultimo, ho imparato che, in questa professione, non si arriva mai, che c’è sempre bisogno di studiare e migliorare. Portare il mio cognome è stata dura, soprattutto all’inizio, si viene sempre giudicati e prevale l’idea che un nome noto renda tutto facile. Invece non è stato affatto così, ho lavorato come tutti gli altri e spero che questo si veda».
Secondo lei, in questi ultimi anni, i movimenti come il Metoo hanno provocato nel cinema cambiamenti effettivi oppure no?
«Sì, i passi avanti ci sono stati e siamo a un buon punto, ma la battaglia è impegnativa e noi attrici siamo le prime a dover dimostrare che è possibile rappresentare un femminile diverso, raccontato con maggiore profondità».
Qual è stata l’esperienza che le ha dato di più?
«Sono una che si affeziona, anche se mio padre mi ha sempre detto che non bisogna attaccarsi troppo all’esperienza dei set. Posso dire di aver imparato da tutti, da ogni singolo regista o collega, sono una grande osservatrice e mi piace studiare le persone. Di sicuro ho appreso che in questo mestiere bisogna essere aperti, pronti a lasciarsi sorprendere».
Ha due figlie, è stato difficile conciliare lavoro e maternità?
«La prima l’ho avuta a 23 anni, la maternità ha un po’ rallentato i miei inizi e, forse, non è stato un male. Mio zio, che ha fatto l’agente, mi ripeteva sempre "tu comincerai a essere interessante quanto avrai le rughe". Aveva ragione, oggi, a quasi 40 anni, quando faccio i provini ho il mio vissuto da proporre, e va bene così, grazie alle figlie ho acquistato maggiore consapevolezza».
E’ la moglie di un attore bravissimo, il più premiato, il più ricercato. In veste di conduttrice è stata proprio lei a consegnargli il Nastro d’argento per il ruolo di Bettino Craxi in «Hammamet». Come si regge l’equilibrio di una coppia di attori?
«Tra noi non è una cosa difficile, sia io che Pierfrancesco siamo persone riservate, abbiamo un’idea comune di famiglia e di lavoro, ci rispettiamo molto e ci compensiamo, lui impara da me, io da lui. Tra noi non c’è mai stata invidia. In questi anni abbiamo cercato di non recitare negli stessi film, di crearci i nostri percorsi autonomi, ho lottato per non essere "la moglie di Favino" e adesso che, prima di tutto, sono Anna Ferzetti, penso che sarebbe bello fare qualcosa insieme».
Quando vi siete conosciuti?
«Nel 2004, ballando, una cosa che piace molto a tutti e due. Per metterci insieme ci è voluto un po’ di tempo, ero molto giovane, siamo persone abituate a entrare in punta di piedi nelle vite degli altri».
È nella serie Netflix «Curon» e ha due film da girare in Svizzera. Ha un sogno, un personaggio, che vorrebbe interpretare?
«Ho un sogno da bambina. La mia passione è la danza, mi piacerebbe tanto poter recitare in un musical».