Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  luglio 19 Domenica calendario

Sandro Veronesi e la Juventus. Intervista

Sandro Veronesi confessa di pensare tutti i giorni alla Juventus, tanto e regolarmente: «Ci penso come da bambino, sogno che noi si vinca e ci si abbracci per festeggiare». L’ha scelta a cinque anni – «la mia prima decisione consapevole» – e anche oggi la Juve è la sua storia preferita: «È un amore che dura da 56 anni, una cosa seria».
In fondo, che cos’è la Juve?
«La Juve è la squadra del riscatto sociale, dei terroni. La Juve dava e dà filo da torcere a tutti: è come vorremmo essere, sempre competitivi. Io l’ho scelta per essere una volta in maggioranza, in una forza preponderante. Ora è diverso».
In che senso?
«È venuta meno la matrice contadina della tifoseria. E poi noto un interismo crescente, doloroso e velenoso. Direi un isterismo più che un interismo, anche se la S e la N si scambiano spesso di posto. C’è stato interismo quando Allegri è stato mandato via con una buona fetta di tifoseria contenta. Inalberarsi sempre è il modo di non vincere».
Da osservatore del mondo, come vede Sarri e Ronaldo?
«Fare una squadra che funzioni è difficile e mettere assieme Sarri e Ronaldo ha significato aumentare la difficoltà. Quando Ronaldo protesta per un cambio, mette l’allenatore in difficoltà. Sarri non ha il grande passato di Zidane, che ha vinto quanto Ronaldo e può sopportare qualsiasi ghigno».
Significa che il suo preferito per la prossima stagione...?
«Io non credo sia il momento di pensarci, quindi non ci penso. Comunque sì, il mio preferito sarebbe Zidane».
La Lazio, invece, che cosa rappresenta? Si può fare un paragone con la letteratura?
«Ho visto accumularsi intorno alla Lazio ogni tipo di umiliazione. Re Cecconi freddato durante uno scherzo, il calcioscommesse, Astutillo Malgioglio che sputa sulla sua maglia... Mi fa pensare al Libro di Giobbe: il tifoso della Lazio deve essere disposto a sopportare qualsiasi cosa».
Attualità. La Juve ha in mano lo scudetto? E la Champions?
«Io credo che la Juve abbia meritato il campionato ma debba ancora vincerlo. Se l’involuzione dovesse confermarsi, si metterebbe male. Quanto alla Champions, credo che la Juve quest’anno non sia competitiva. La cosa fondamentale è vincere il nono scudetto per cercare quella che io chiamo “stella cometa”, i 10 scudetti consecutivi. Quello sarebbe un sogno, molto più di una Champions in un anno anomalo».
Personaggi. Chi è il simbolo della Juve oggi?
«Dybala. La sua maschera è il modo di esultare dei bambini. È quello che io vorrei fosse la Juve: un luogo dove ci si diverte, si gioca, si macinano avversari col sorriso».
C’è un giocatore, uno solo, che vorrebbe alla Juventus?
«Io sono un romantico. Bisogna trovare un modo di portare Pogba, invece di spendere per l’ingaggio di giocatori come Rabiot. Finché non torna Pogba, io sento la sua mancanza».