Corriere della Sera, 20 luglio 2020
Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko, ballerini e sposi
«Quando abbiamo cominciato a provare con la pianista Beatrice Rana e il violoncellista Mario Brunello per il debutto al Festival di Nervi, ci siamo sentiti di nuovo a casa nostra. Immersi nella danza su note dal vivo, finalmente. Un’emozione insperata, una gioia profonda, dopo cinque mesi lontano dal palco, chiusi nel nostro appartamento di Amburgo per il lockdown con nostra figlia Kira, 9 anni. La sua cameretta trasformata in palestrina per la sbarra quotidiana, tante torte impastate insieme e i compiti di scuola a distanza. In questo tempo sospeso abbiamo riscoperto il piacere di stare in famiglia senza stress».
L’étoile Silvia Azzoni ancora non crede di avere potuto calzare le scarpette da punta per il pubblico dei festival di Nervi e di Ravenna, il 17 e 18 luglio, nella serata «Duets and solos», concepita da Daniele Cipriani con la supervisione musicale di Gaston Fournier-Facio, uno dei rarissimi appuntamenti di danza dell’estate del Covid. Con il marito Alexandre Ryabko, Sasha per gli amici, la bionda e delicata Azzoni forma una delle coppie più ambite della danza in questi lunghi mesi di blocco dell’attività teatrale. In epoca di distanziamento sociale, Silvia e Sasha, stelle luminose del Balletto di Amburgo di John Neumeier, sono tra i pochissimi ballerini al mondo che ancora oggi possono abbracciarsi in un pas de deux e incassare gli applausi di un pubblico in carne e ossa: come loro, anche Iana Salenko e Marian Walter dello Staatsbalett Berlin, l’altra coppia di «Duets», sono legati nella vita, mentre gli altri ballerini della serata, Hugo Marchand dell’Opéra de Paris, il bailaor Sergio Bernal e Matteo Miccini del Balletto di Stoccarda, erano impegnati in assoli.
Arte del contatto per eccellenza, la danza è stata duramente vessata dal coronavirus. Eppure, proprio nel contatto, Silvia e Sasha, lei piemontese d’origine, lui ucraino di Kiev, hanno scoperto di amarsi. Racconta Azzoni: «Ero ad Amburgo dal ‘91, Sasha dal ‘95: ci trovammo a provare i ruoli di Ofelia e Amleto. Senza parlarci, attraverso un gioco di piccoli tocchi ci siamo sentiti e conosciuti. Continuavamo a ridere in una scena tragica». Vent’anni di convivenza, Silvia e Sasha si sono sposati per allegria. E per armonie corrisposte. Una sintonia che si rifrange in scena in interpretazioni che vibrano a quote altissime, nei balletti più spirituali e toccanti dell’immenso repertorio di John Neumeier, dalla «Sirenetta» ai «Notturni», alla sublime «Terza Sinfonia» di Mahler in cui Alexandre sospende, in vigorosi capovolgimenti, l’eterea Silvia disegnando nell’aria vorticose crocefissioni e resurrezioni. «Neumeier è ancora molto creativo – prosegue Azzoni —. In questi mesi ha composto una nuova coreografia, “Ghost life”, che debutterà il 6 settembre ad Amburgo. Sta lavorando con piccoli gruppi di danzatori che non possono toccarsi, tranne noi e un’altra coppia. Una sfida creativa tutta da cogliere». Per Silvia e Sasha la carriera è stata anche umile gioco di squadra in una compagnia in cui l’organigramma prevede ranghi diversi in una logica di primus inter pares. Entrambi in splendida forma, sono all’apice della maturità espressiva benché si avvicini l’età della pensione: lei ha 46 anni, lui 42. «Il futuro? Sasha è già stato incaricato da Neumeier di ricostruire due suoi balletti a Vienna e Toulouse. Io ho insegnato sulla piattaforma Dancezoom durante il lockdown e ho scoperto che mi piace. È già iniziata una nuova vita».