Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  luglio 19 Domenica calendario

Pensieri scandalosi che hanno cambiato il mondo

Per la maggior parte della nostra storia, le opere letterarie e saggistiche circolarono in forma di manoscritto. Una «copia» di un libro, di un opuscolo o di un’epistola era da intendersi in senso letterale: se l’autore si mostrava tanto generoso da condividere una sua creazione, il beneficiario di questo dono dedicava un tempo anche cospicuo a realizzarne una copia a proprio uso e consumo. C’erano poi amanuensi e miniatori, che copiavano di mestiere e arricchivano le pagine con la loro arte. 
Non bisogna pensare, però, che l’avvento della stampa abbia interrotto la circolazione dei manoscritti: nel Seicento, poeti come John Donne continuarono ad affidare i loro parti alla penna e, più prosaicamente, lo stesso mezzo di trasmissione era usato per notiziari, rapporti parlamentari e resoconti di casi giudiziari. Ordinaria amministrazione o snobismo d’élite, si potrebbe dire; ma qualcosa di molto più serio bolliva in pentola. In un’Europa in cui anche le nazioni più liberali e tolleranti esercitavano rigide forme di censura, chi volesse comunicare idee sovversive doveva ripiegare su questo canale ufficioso, complementare alla pubblicazione.
Il 4 e 5 marzo 2016 si tenne a Los Angeles una conferenza organizzata da Ucla, dall’Università del Piemonte Orientale e dall’Accademia dei Lincei sui manoscritti clandestini dal XVII al XIX secolo; esce ora, curata da tre dei partecipanti, una raccolta di articoli che ebbero origine in quella sede. Il titolo è Clandestine Philosophy, ma si tratta di filosofia in senso lato, cioè di un pensiero che generalmente si oppone al senso comune e al potere: politico, sociale, religioso e sessuale. Il periodo preso in esame è centrato sull’Illuminismo, quindi uno dei motivi d’interesse storico dell’impresa è illustrare quanto a lungo sia durata l’eco dell’età della ragione e, soprattutto, quanto antichi ne fossero i precursori. La mole del materiale considerato è di quasi trecento testi, presenti in biblioteche europee e nordamericane in circa duemila copie e caratterizzati dalla più estrema varietà: alcuni brevi e altri molto lunghi; alcuni affrettati e superficiali e altri frutto di anni di lavoro; alcuni originali e altri costruiti rubacchiando idee e citazioni; alcuni pubblicati subito, altri dopo decenni e altri mai. 
Illustri personaggi dell’epoca come la regina Cristina di Svezia e il principe Eugenio di Savoia sguinzagliavano agenti per ottenere manoscritti clandestini; il mercato era dunque fiorente e non mancavano casi in cui a uno stesso contenuto si affibbiava un altro titolo per venderlo ancora agli stessi clienti. (La situazione era analoga quando d’estate, fino agli anni Sessanta, non si proiettavano film nuovi e quelli vecchi venivano riciclati con un nome diverso.)
Consideriamo un paio di esempi. Theophrastus redivivus, anonimo e datato 1659, è uno dei manoscritti più imponenti: 1090 fogli, che nell’edizione a stampa del 1981/82 equivalgono a novecento pagine. È un attacco sistematico a quattro principali religioni (il paganesimo e i tre monoteismi), con cenni a quelle asiatiche e americane, e per converso un trattato altrettanto sistematico di ateismo: la fede nelle divinità nacque per un malinteso, perché gli uomini attribuirono intelligenza ai corpi celesti; il mondo è eterno e ogni racconto di una sua origine è un’invenzione; oracoli, miracoli e profezie hanno cause naturali; l’anima è mortale; paradiso e inferno sono strumenti manipolativi con cui i sacerdoti guidano il popolo; l’uomo non è naturalmente un lupo per l’uomo come pretendeva Hobbes ma è piuttosto il suo allontanamento dalla vita naturale che ne ha provocato il degrado.
Cambiamo genere. Nel 1678 l’olandese Hadriaan Beverland (1650-1716) pubblicò De peccato originali, una sorta di anteprima della sua tesi in tre volumi De prostibulis  veterum. Il De peccato aveva circolato come manoscritto, fra amici dell’autore cui si chiedevano pareri e suggerimenti, ed era divenuto famoso. Ma era una fama deleteria: entrambe le opere furono ferocemente criticate, il De prostibulis non fu pubblicato, Beverland venne esiliato e morì povero in Inghilterra.
Qual era il motivo della persecuzione? Sosteneva che l’albero e la mela del giardino dell’Eden fossero fasulli: quel che aveva dannato Adamo ed Eva era stato il piacere sessuale di cui avevano goduto. Come conseguenza di questo loro peccato, il desiderio erotico è un impulso universale e dominante per gli esseri umani, il che Beverland documentava appellandosi a eventi storici e rappresentazioni artistiche. La soluzione da lui proposta era legalizzare la prostituzione, fornendo uno sfogo alle brame maschili senza attentare al decoro delle donne oneste. Un dogma cristiano e i costumi della buona società violati in un sol colpo: ce n’era abbastanza per relegare i suoi testi (contro le sue intenzioni) al mercato clandestino, dove peraltro continuarono a prosperare oltre la sua morte, in Francia e in Germania.
Se tutto questo vi sembra familiare, avete colto nel segno. Anche oggi abbiamo canali ufficiali per l’espressione di idee: editoria, cinema, teatro, televisione, giornali. E abbiamo canali ufficiosi, dove circolano le idee che non hanno accesso alla «normale» comunicazione: blog, riviste on line, social media. Sono spesso idee sovversive, talvolta di una sana ragionevolezza, talaltra dei fatti più ovvi, talaltra ancora del conformismo imperante. Come con i manoscritti sovversivi di qualche secolo fa, gli autori cercano magari, senza riuscirci, di controllarne il flusso; chi riceve i messaggi adotta nei loro confronti un atteggiamento più accogliente e interessato di quanto farebbe in un ambito «legittimo». La grande lezione di questo libro è che una simile mistura incestuosa di pubblico e privato non è nuova: un laboratorio semi-segreto di asserzioni scandalose, rivoluzionarie o semplicemente folli è sempre esistito, e da lì è venuto, insieme con un sacco di spazzatura, anche ciò che ha cambiato il mondo.