il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2020
L’ozono per sanificare il Senato
Chi frequenta la sala Garibaldi, elegante ambiente conviviale del Senato, avrà notato alcuni cartelli apparsi di recente: “Locale sanificato con l’ozono”, vi si legge a grandi caratteri verdi. La rassicurante spiegazione: “Questi locali vengono regolarmente sanificati con l’ozono per eliminare agenti patogeni e cattivi odori, per la tutela della salute dei nostri clienti”. Seguono certificazione, data e timbro dell’azienda. Suona benissimo, in tempi come questi. A patto di non leggere l’elenco delle fake news sul Covid che il ministero della Salute aggiorna periodicamente. Qui, accanto a bufale conclamate quali “Bere latte cura l’infezione” e “Mangiare peperoncino protegge dal virus” si legge: “L’ozono sterilizza l’aria e gli ambienti e non mi fa infettare dal nuovo coronavirus”. “Falso!”, avverte il ministero. “L’ozono non ha proprietà sterilizzanti propriamente dette. Le sue proprietà non sono al momento sufficienti a garantirne l’adeguatezza come disinfettante, in quanto deve essere sottoposto a prove di efficacia e di sicurezza”.
Ma a palazzo Madama, si vede, non lo sanno: tanto da aver affidato, in piena emergenza, a una ditta di Padova (la Sanity System Srl) una commessa apposita per la sanificazione con ozono, consentendole peraltro di farsi pubblicità nelle sale più prestigiose delle istituzioni (“privilegio” non concesso alle comuni ditte di pulizia). Eppure le Raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità sulla sanificazione sono chiare: “Non esistono informazioni specifiche” sull’efficacia del gas contro il SarsCov2. Così anche la circolare del ministero del 22 maggio 2020: ozono, cloro e perossido d’idrogeno “non sono autorizzate come disinfettanti e quindi attualmente non possono essere utilizzate in attività di disinfezione”. “La realtà ci dice che, secondo il ministero, l’ozono può essere utilizzato per la sanificazione, intesa in questo caso come il complesso di procedimenti atti a rendere sani determinati ambienti mediante la pulizia”, rispondono dall’ufficio stampa del Senato.
Il dato però resta: un’istituzione si affida a un metodo bollato come fake dall’istituzione competente. E ci crede tanto da farne oggetto di un appalto da varie migliaia di euro. Tanto più assurdo se si pensa che il consulente sanitario di palazzo Madama, nominato a febbraio dalla presidente Casellati, è Giuseppe Ippolito, il direttore scientifico dello Spallanzani, membro del Comitato tecnico-scientifico che consiglia il ministero. Interpellato dal Fatto sulla commessa all’ozono, è colto di sorpresa: “Non ne so niente, di certo non è iniziativa mia. Mi pare chiaro che a far fede è quanto scritto sul sito del ministero: non si tratta di un disinfettante approvato”. A che servono i consulenti se non li si ascolta?