Corriere della Sera, 19 luglio 2020
La pattinatrice russa morta suicida
Nella stanza di casa da cui ieri si è lanciata nel vuoto, la polizia di Mosca ha trovato un bigliettino con una sola parola: «Amore». Ekaterina Alexandrovskaya, era una millennial perfetta (nata all’alba del 1° gennaio del 2000) che aveva cominciato a pattinare sul ghiaccio prima ancora di camminare: a quattro anni era già iscritta a una delle migliori scuole della capitale russa, a sei gareggiava. «Mia madre – confessò Ekaterina in una delle rare interviste – decise che sarei stata una pattinatrice, perché amava alla follia quello sport. Io da bambina sognavo di essere una ginnasta oppure di praticare il badminton. Ma lei non cambiò idea».
Uno scricciolo di un metro e 57, precoce in tutto (campionessa nazionale a 12 anni) e capace di una scelta coraggiosa per un talento dello sport ex sovietico. A 16 anni Galina e Andrei Pachin, i suoi allenatori, la convinsero a scegliere la nazionalità australiana per esibirsi in coppia con Harley Windsor, fascinoso talento locale. Una coppia che funzionava alla perfezione, capace di portare a casa il titolo mondiale juniores del 2017 (il primo nella storia del paese) e di convivere con i tanti problemi di salute di Windsor, atleta di enorme talento ma dai tendini fragili come il cristallo. Una coppia di ragazzini inquieti, capace di trasferirsi più volte da Sidney a Mosca a Montreal per cercare nuove cure e nuovi tecnici con lei che riuscì comunque a studiare e a prendere il diploma di scuola superiore.
Nel 2018 Ekaterina e Harley fanno il loro debutto ai Giochi Olimpici di PyeongChang, pagando la tensione e concludendo al diciottesimo posto. Nel mesi successivi ai Giochi cominciano le difficoltà perché la malattia ai tendini di Windsor si aggrava ed allenamenti e gare procedono a singhiozzo. Lo scorso novembre l’epilogo inatteso: Harley Windsor dichiara di stare meglio, Ekaterina lascia lo sport senza precisare le ragioni del suo ritiro e torna a vivere a Mosca. Andrei Khekalo, il suo ultimo allenatore, ieri ha menzionato una serie di attacchi epilettici che sarebbero avvenuti a inizio 2019. Ricoverata per due settimane in ospedale, Ekaterina avrebbe provato più volte a riprendere l’attività ma sarebbe stata fortemente sconsigliata dai medici. Un nuovo ricovero all’inzio di quest’anno.
«Nessuna parola può descrivere – ha scritto Windsor su Instagram – come mi sento in questo momento: sono devastato e sconvolto. Quello che io e te abbiamo raggiunto assieme è qualcosa che non potrò mai dimenticare e che mi terrò sempre vicino al cuore. Riposa in pace Katia».
Di Ekaterina restano 49 foto su Instagram – molte in compagnia di Harley – e il biglietto trovato nella stanza di Mosca. A chi fosse rivolto il suo messaggio d’amore forse non lo sapremo mai.