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 2020  luglio 19 Domenica calendario

Modica, il caso della escort trovata positiva

A Modica ormai nessuno parla d’altro. La storia della escort peruviana, rimasta per una quindicina di giorni nella splendida cittadina barocca del sudest siciliano e poi risultata positiva al Covid in Umbria, è sulla bocca di tutti. La donna è stata dapprima ricoverata a Foligno, dove è arrivata da Catania, e poi è stata trasferita a Perugia: a quanto si è appreso, avrebbe detto di aver avuto diversi incontri nella città del Ragusano (da cui è partita il 13 luglio), ricevendo in un monolocale del centro storico. E adesso arrivano gli appelli ai clienti: andate a farvi controllare, potreste avere contratto il coronavirus e diffonderlo.
Il sindaco Ignazio Abbate dapprima ha invitato i suoi concittadini a farsi avanti, anche «al rischio di farsi mettere alla porta dalle mogli». Ora, per far scendere a più miti consigli i concittadini, propone una soluzione diversa: «Chiedo a chi ha avuto contatti di fare l’esame sierologico – dice al Corriere —. Comprendo che è meno invasivo e complicato del tampone. E poi lo capisco... che gli dici alla moglie? Troviamo una via di mezzo: ecco, fatevi l’esame sierologico».
Un piccolo sorriso scappa anche a lui affrontando questa situazione imbarazzante che ha come epicentro un appartamentino tra il quartiere San Paolo e via Tirella, ma Abate è in realtà preoccupato: «Eravamo Covid-free da aprile. Adesso siamo allarmati. Mi ha chiamato un parrucchiere, voleva sapere il nome della signora, nel caso in cui fosse stata sua cliente».
Qualcuno addirittura avrebbe accarezzato l’idea di esaminare i tabulati telefonici. Fantasie da bar, spiega il comandante dei carabinieri Francesco Ferrante: «Macché, quello si può fare solo per indagini penali e non è questo il caso». Ma c’è anche chi si è rivolto ai carabinieri proprio come succedeva nella «Bocca di Rosa» di De Andrè? «No, ma certo qui non si parla d’altro. È una notizia particolare» o «un po’ originale» per dirla alla Faber. «Capisco che la gente è allarmata – commenta il capitano Ferrante – e capisco anche che in questo caso c’è una certa esitazione, un imbarazzo a farsi controllare. Ma noi consigliamo vivamente di farlo, anche perché vorrei che sia chiaro che i controlli dell’Asp sono assolutamente riservati».
Già, uscire allo scoperto o custodire il proprio segreto al costo di rischiare di trasmettere il contagio? Questo il dilemma. Ma Angelo Aliquò, direttore generale dell’Asp di Ragusa, non ha dubbi su quale sia la cosa giusta da fare e spiega che non ci sono rischi per la privacy di chi dovesse eventualmente scegliere di farsi controllare: «Per prima cosa devo dire che io non so che cosa faccia questa signora, non so se è una escort o no, la notizia non arriva da qui. E a noi peraltro non interessa. Abbiamo fatto tutto quello che facciamo in questi casi: vedere dove è andata la persona. Ma non c’è nessun invito particolare da parte nostra a chi l’ha soltanto incrociata».
Sì, ma chi fosse stato con lei in un ambiente chiuso può farsi controllare mantenendo il diritto alla sua riservatezza? «Certamente, l’esame avviene nella piena privacy. Se un signore ci dice chi ha incontrato non è che lo andiamo a dire alla moglie – dice il manager dell’Asp ragusana —. Noi conosciamo i contatti di tutti i positivi, ne abbiamo avuti un centinaio, ma non è che lo andiamo a dire in giro con chi si vedevano o dove andavano, sono informazioni riservate. È normale, emergono nei racconti anche storie che attengono alla sfera privatissima delle persone ma certamente non le rendiamo di pubblico dominio».