la Repubblica, 19 luglio 2020
Biograafia di Peter Sellers
Il giorno in cui ebbe il suo terzo e ultimo infarto, Peter Sellers avrebbe dovuto avere a cena Spike Milligan e Harry Secombe, vecchi compagni di comicità radiofonica. «Avrebbe fatto qualunque cosa pur di non pagare il conto», dichiarò Harry alla notizia della scomparsa. Era il 24 luglio 1980. Quarant’anni dopo, la fama di Sellers è ancora viva. Nato a Londra nel 1925 da una soubrettina di music hall, una madre che si rivelerà a dir poco invadente, e da un pianista di bar privo di carattere, Peter ebbe una carriera frenetica e schizofrenica, nel corso della quale alternò cinema a radio, tv, dischi e doppiaggio, azzeccando pellicole di enorme popolarità come Hollywood Party e La Pantera Rosa e opere d’autore come i due Kubrick Lolita e Il dottor Stranamore.
Furono importanti, e non del tutto conosciuti, i legami con alcuni colleghi italiani. E innanzitutto l’incontro con Sophia Loren, della quale s’infatuò nel 1960 girando La miliardaria.Una infatuazione che, con il passare del tempo, sfiorò l’ossessione. Ad Anne Hayes, la prima delle sue quattro mogli, disse subito che la Loren era brutta e aveva i brufoli, ma poco dopo le confessò la sbandata: «Inizialmente non mi preoccupai quando mi disse di essere innamorato di lei», dichiarò Anne. «Almeno finché non si è seduto sul letto dicendomi che lo spirito della Loren stava entrando nella stanza».
Nella stanza e nella testa perché, come scrive Andrea Ciaffaroni, autore dell’unica biografia italiana di Sellers ( In arte Peter Sellers, Sagoma), «anche se le conversazioni a cena diventarono un costante report giornaliero delle riprese con Sophia e delle loro conversazioni intime, Anne sopportò con un certo umorismo questo suo marito che viveva di frottole e che parlava della Loren come se fosse una dea». E, soprattutto, come se avesse ceduto al suo fascino: Peter raccontava a destra e a manca di incontri appassionati dentro i camerini dei teatri di posa e sui sedili di un’auto parcheggiata, e arrivò perfino ad annunciare il divorzio imminente dell’attrice da Carlo Ponti. Ovviamente, in favore della loro presunta relazione. Erano millanterie: Sophia ha sempre smentito e, nella sua autobiografia, lo considera solo un amico che “mi faceva ridere come nessun altro”. Il peggio venne dopo le riprese: cominciò a fare lunghe telefonate a Roma, in cui diceva “ti amo, Sophia” ad alta voce per farsi sentire dai famigliari, che a stretto giro misero irrimediabilmente in crisi il matrimonio.
Sul set di La miliardaria, diretto da Anthony Asquith, c’era anche Vittorio De Sica, e Sellers aveva stretto con lui dei buoni rapporti, sperando di utilizzarlo come ponte per arrivare a Sophia. Pochi mesi dopo Sellers spunta così nel paesino di Itri, dove De Sica e la Loren girano La ciociara. "Abbiamo come ospite l’attore inglese”, scrive De Sica il 20 agosto 1960 alla figlia Emi, “che è venuto per propormi di dirigere per lui un film. Ha già le mani gonfie per le punture di zanzare, qui sono terribili”. Il film che Sellers andò a proporgli è con ogni probabilità Mr. Topaze, dalla commedia di Marcel Pagnol, curiosamente annunciato tre anni prima da Alberto Sordi ma mai realizzato. Ora ci provava Sellers, ma De Sica non volle o non poté lavorarci. L’attore inglese allora se lo diresse da solo, con il titolo Il piacere della disonestà, e fu la sua unica regia. Ma che Sophia fosse sempre il suo obiettivo è provato dal fatto che tentò di averla come partner in Uno sparo nel buio : però l’attrice, ricoverata in ospedale per un’operazione, fu sostituita da Elke Sommer.
Nel 1965 Sellers riuscì a farsi dirigere da De Sica in Caccia alla volpe. «Da lungo tempo Sellers mi chiedeva una regia», dichiarò De Sica alla stampa. «Ora che si accinge a realizzare un film anche come coproduttore, ha insistito perché fossi io a dirigerlo». Il soggetto di Neil Simon, alla prima esperienza cinematografica, racconta di Aldo Vannucci, ladro ed evaso, che si finge regista di un film inesistente per contrabbandare oro dal Cairo. Il set a Ischia fu più esilarante di quell’incerto copione. Quando Victore Mature, altra star del film, pretese una limousine, Sellers la volle pure lui; a Ischia fu difficilissimo trovarne due, e altrettanto complicato farle poi circolare per le stradine del posto. Ci furono ritardi, incidenti e arrabbiature clamorose. Sellers girò con De Sica anche Sette volte donna, e intanto continuava a sognare la Loren, sempre con esiti non fortunati: tentò di averla al suo fianco in Casino Royale, ma ebbe al suo posto Ursula Andress. Non contento, ancora nel ‘75 diceva in giro che Sophia lo avrebbe sposato se fosse morto Ponti.
«Era estroso, imprevedibile, miracolosamente divertente», glisserà poi Sophia. «Si era molto affezionato a me e lavorammo insieme con passione». La verità è che Sellers era un uomo complicato, e che vantarsi di avere avuto una relazione con la Loren non era una bugia pura e semplice. Come disse anni dopo Graham Stark, un suo vecchio amico: «L’aveva desiderata così tanto che finì per crederci pure lui».