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 2020  luglio 19 Domenica calendario

Biografia di Mark Rutte

Insondabile anche per chi gli sta accanto, decisionista e abile comunicatore, Mark Rutte in un decennio da primo ministro ha donato all’Olanda un peso specifico sul palcoscenico europeo ben superiore alle effettive dimensioni del Paese. Tanto da potersi ora permettere, lui nemico numero uno delle richieste italiane al tavolo dell’Unione, frasi di questo tipo: «Voglio controllare per cosa verranno usati i fondi del Recovery».
Abilità negoziale e longevità sono i segreti di questo figlio di imprenditori protestanti, la cui forza a Bruxelles deriva anche dalla costante battaglia, finora vinta, per tenere a bada i minacciosi eurofobi di casa. Liberale per nulla ideologico, pianista mancato, il 53enne laureato in storia è capace di fare accordi con tutti e di prosciugare elettoralmente chiunque governi con lui. Caratteristica che lo accomuna ad Angela Merkel, con la quale infatti è il leader da più anni al potere in Europa.
La vita privata del primo ministro olandese è talmente misteriosa da far pensare ai suoi concittadini che non esista. Il suo è apparentemente un mondo dai confini stretti, che si risolve tra l’ufficio presidenziale nel cuore de L’Aia e una sorella, con la quale a volte si concede un sobrio pranzo domenicale. Rutte ha perso la madre per Covid, ma non è mai andato a trovarla in clinica, nemmeno negli ultimi tragici minuti: «Non avrei mai violato le regole», ha spiegato dopo il lutto.
Ex manager di Unilever, pianista mancato, Rutte in questi anni ha spinto il business aumentando la presenza di multinazionali in Olanda e ha governato con tutti, dalla destra ai socialisti passando perfino per Wilders. Da qui la sua capacità negoziale unita a una profonda conoscenza tecnica dei dossier, altro elemento in comune con Merkel.
La forza politica di Rutte in Europa deriva dalla vittoria con brivido del 2017, quando è riuscito a battere Geert Wilders salvando l’Olanda da un premier che avrebbe portato L’Aia fuori dall’Unione insieme a Londra. La sua fu la vittoria che galvanizzò Emmanuel Macron, dandogli benzina per sconfiggere, pochi mesi dopo, Marine Le Pen. Fu lui a suonare la riscossa europeista e di questo tutti i leader gli sono ancora oggi grati, concedendo all’Olanda, quinta economia della zona euro e settimo paese per popolazione, uno spazio superiore a quello di un Paese di simile taglia.