Corriere della Sera, 18 luglio 2020
Sul nuovo libro di Bruno Vespa
Il primo ricordo, «incancellabile», prima che nel corso dei successivi 70 anni ogni indumento cadesse, è il bikini di Marisa Allasio in Poveri ma belli. Bruno Vespa aveva 13 anni e non l’ha dimenticato. Lo confessa in Bellissime, il libro appena uscito per Rai-Libri che è il Testo Unico che mancava sulla bellezza femminile e su quello che ha significato e significa per gli italiani, il ritratto di chi eravamo e di chi stiamo diventando, la radiografia di come si è evoluta la seduzione. Vi si legge lo sguardo di un uomo che ama molto le donne, meno la bellezza senza personalità. E perciò ha molto amato sia maggiorate come Gina Lollobrigida e Sophia Loren, sia Lolite come Brigitte Bardot o Stefania Sandrelli. E, un po’, resta perplesso verso le nuove dive di oggi. Di Diletta Leotta, lo storico conduttore di Porta a Porta riesce a dire con aplomb che «si ha sempre la sensazione che tutta quella grazia di Dio e dei chirurghi potrebbe essere sostituita da un momento all’altro con altra grazia».
Erano, le nostre prime bellissime, ragazze temprate dalle difficoltà. Gina Lollobrigida, per dire, dopo che il mobilificio del padre viene bombardato, vende carboncini e ritratti per aiutare i suoi. Erano ragazze femminili e a loro modo femministe pur se la parola neanche esisteva. Sfruttavano la loro bellezza, ma erano capaci di scelte forti. La Lollo rifiuta di sposare Howard Hughes, il miliardario americano a capo della Rko Pictures e sposa il medico Milko Skofic, dedito al soccorso dei profughi di guerra. Sophia Loren dice no a Cary Grant per sposare lo già sposato Carlo Ponti, col divorzio ancora illegale, l’autoesilio in America per non essere arrestata per bigamia. Le nostre maggiorate hanno corpi su cui è scritta la trama di un Paese che esce a pezzi dalla guerra e, osserva Vespa, «il corpo femminile fortemente erotizzato rappresenta l’orgoglio nazionale, la modernità e la fecondità». Già allora, c’è chi critica. I concorsi da Miss, per esempio: «Si comincia con la regina, si finisce con la sgualdrina». Ma il bisogno di un immaginario condiviso è più forte e, allora così come oggi coi selfie, il cinema generalizza i modelli, propone donne con un’allure popolana che non è un ossimoro. Sono magari donne che fanno girare la testa, ma si riscattano restando mamme. Sophia Loren lo fa nella Ciociara, nell’Oro di Napoli e nella vita «Grande madre mediterranea», «eterna Cesira», pennella Vespa. Il quale a una prima serata Rai, è accanto a lei, che è in abito lungo. Durante la sigla, Sophia, 77 anni, si tira su la gonna e gli chiede: «Posso farlo?». E lui: «Con quelle gambe, puoi fare quel che vuoi...». Pensare che al primo provino, i fotografi andarono dal produttore Carlo Ponti: «Dotto’ è impossibile da fotografare. Ha il viso troppo corto, la bocca troppo larga, il naso troppo lungo». Lei però la rinoplastica non volle mai farla. La personalità, si diceva, non è qualcosa che compri dal chirurgo plastico.
C’è poi Claudia Cardinale, selvatica come un animaletto, «la ragazza che si rifiuta di fare cinema» come strillava in copertina Epoca a certificare la sua ritrosia, eppure impavida quando si fa fotografare con un ghepardo vero per promuovere il Gattopardo. Arrivano gli anni ’60 con Brigitte Bardot a piedi nudi, capelli sciolti, con «movenze lascive che un santo si dannerebbe soltanto a vederla danzare», per dirla con Simone de Beauvoir. Entra in scena con mariti, amanti occasionali, flirt esibiti. La sintesi secondo Vespa: «Erano altri a immaginare, perdonare o giudicare una donna che proprio se ne infischiava di doversi giustificare». B.B. è la prima che invece di professarsi oggetto del desiderio, confessa il proprio desiderio. C’è poi Monica Bellucci, icona dagli anni ’90 a oggi. Nei film non parla, ma pazienza, «Monica è. E se arriva lei non ce n’è per nessuno». C’è Stefania Sandrelli, «un personaggio di femmina in cui ti ci perdi, una finta ingenua, senza nulla di costruito», sogna l’autore.
Citare tutte le sue bellissime sarebbe un delitto, perché il racconto non può esaurirsi in poche righe, seppure tanti e fulminei siano gli aneddoti. Su Edwige Fenech, «regina delle insaponate», memorabile è il momento in cui Enzo Ferrari dice a Luca di Montezemolo «guarda che lei è più intelligente di te». Memorabile è Valeria Marini che esce dalla torta per i 20 anni di Porta a Porta. C’è, infine, la voglia di capire cos’è la bellezza 2.0, oltre la plastica, al di là del fatto che, per esempio, di Belèn, Vespa ha smesso di chiedersi che sappia fare. Dieci milioni di followers bastano per spiegarlo. E, un po’, anche per raccontarci chi siamo.