Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  luglio 18 Sabato calendario

La monarchia sognata dal principe Carlo

Se ne parla da anni, non è più un mistero, ma chissà, potrebbe essere l’occasione giusta. Il principe Carlo, mondialista, ambientalista, il meno classista della sua generazione, da tempo pensa a una monarchia più snella e frugale, per quando toccherà a lui. Perché la spesa pubblica è argomento estremamente sensibile, a maggior ragione nell’era coronavirus. Charles ne ha avuto dimostrazione di recente, quando il figlio Harry e la cognata Meghan hanno ristrutturato la magione di Frogmore Cottage, per scappare lontano dai mal sopportati William e Kate: costo tre milioni di euro, gentilmente offerti dai contribuenti, per poi fare le valigie, rinunciare ai Windsor e scappare a Los Angeles.
Ora, poiché non tutti i mali vengono per nuocere, proprio i due giovani “ribelli” che hanno mollato privilegi e titoli di “altezza reale” possono incarnare la futura austerity del 71enne principe del Galles. E così le disgrazie di suo fratello Andrea. Il Duca di York, travolto dallo scandalo sessuale del miliardario americano pedofilo e suicida Jeffrey Epstein e dalle accuse di stupro dell’allora minorenne Virginia Roberts, si è ritirato dalla scena pubblica e difficilmente riemergerà visto l’imbarazzo che la sua figura ormai diffonde. «È l’occasione perfetta, non è rimasto quasi più nessuno», ha detto a Tatler l’87enne Lady Glenconner, ex dama di corte della principessa Margaret, la sorella della Regina morta nel 2002. «Carlo ora avrà un compito più facile».Insomma, secondo Charles, la “dieta” della monarchia britannica – che oggi ha un valore di circa 77 miliardi di euro – dovrà ridurne il peso finanziario come in altri Paesi. I Windsor oggi gravano circa 94 milioni di euro all’anno sulle casse dello Stato britannico, una cifra cresciuta nell’ultimo decennio e ingrassata dal fondo pubblico Sovereign Grant (75 milioni) che copre le spese istituzionali della famiglia. Per fare un confronto, i contribuenti versano alle monarchie danesi e norvegesi circa 43 milioni all’anno, in Spagna otto scarsi, in Svezia sette.
Ora, il Principe ereditario del Galles forse non farà come re Carlo XVI Gustavo di Svezia che l’anno scorso ha strappato i titoli reali a quasi tutti i suoi nipoti, più o meno per gli stessi motivi. Ma le premesse dello snellimento sono già evidenti, non solo per le peripezie di Andrea, Harry e Meghan, ma anche per il Covid-19. Che, tra le altre cose, ha ridotto di almeno 50 milioni le entrate nelle casse reali (causa flop di turisti e merchandising) e costretto la 94enne Regina a lasciare Buckingham Palace e ritirarsi a Windsor, a tempo indeterminato, rinunciando a una marea di eventi pubblici. Il futuro della “ditta” reale si baserà essenzialmente su Carlo, la consorte e duchessa di Cornovaglia Camilla, William e Kate, che non a caso sta acquisendo sempre più carisma e influenza, e, in secondo piano, Anna ed Edoardo, gli altri figli di Elisabetta e Filippo. A rischio potrebbe esserci i “compensi” reali delle figure più marginali.
Ma questa “spending review” sarà anche un problema. Perché la famiglia reale sinora ha presenziato circa 2mila eventi pubblici all’anno, in Regno Unito e all’estero, e di questi Carlo circa 600. Quasi 3mila associazioni umanitarie e filantropiche sono sostenute o patrocinate dalla “ditta”. «Ma se diminuiscono le comparse di quest’ultima e le loro “sponsorizzazioni”», ha scritto l’esperta reale Penny Junor sullo Spectator, «molte di queste organizzazioni, raramente finanziate dal governo, faticheranno a sopravvivere».