ItaliaOggi, 17 luglio 2020
Periscopio
Mentre è giustificato che la tv commerciale da maggio abbassi un po’ la quantità dell’offerta visto che è gratis, la Rai non può: il telespettatore paga il canone per tutto l’anno, non per 9 mesi. Pippo Baudo, presentatore tv (Renato Franco). Corsera.
I poeti non sono fatti per governare. Luigi Preti, Un ebreo nel fascismo. Rusconi, 1974.
Non ho mai visto una classe politica così mediocre. Antonio Martino, ex ministro degli esteri, economista (Federico Novella). LaVerità.
Mi vergogno dell’andrà tutto bene, delle nostre televisioni in concorrenza sul «record dei morti» che non hanno avuto neanche un funerale, delle comunicazioni pubblicitarie adattate al Covid. Alessandro Bergonzoni, attore, in R-Estate a Teatro.
Si è tornato a parlare del tesoro di Bettino Craxi, ma non si parla mai del tesoro immobiliare di Antonio Di Pietro. Sono i grandi silenzi di quella stampa che applaudiva alla distruzione del sistema politico che aveva fatto dell’Italia la quinta potenza industriale mondiale. Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). LaVerità.
Il neoeletto capo degli industriali italiani, Bonomi, per trovare appoggio presso i grandi elettori, aveva promesso la testa della d.g. di Confindustria, Marcella Panucci, finendo per aprire a una vera pattuglia di aspiranti successori (da Antonio Calabrò a Francesco Delzio fino ad Alessandro Picardi), ognuno con un «mammasantissima» alle spalle, che poi si sono cannibalizzati tra loro. Luigi Bisignani. il Tempo.
Alessandra Mussolini per me è «una vajassa che non sente il peso del cognome che porta». Nel nome di Mussolini, milioni si sono scontrati pro o contro. Chi lo porta deve perciò sentirne il carico e non usarlo come uno spot per risolvere personali problemi di vita. Tomaso Staiti di Cuddia, ex deputato del Msi (Giancarlo Perna). Libero.
Sono nata 102 anni e tre mesi fa. Nei giorni della rotta di Caporetto. Avevo cinque anni quando il Duce prese il potere. Ricordo la sua voce alla radio. All’inizio parlava con un terrificante accento romagnolo; poi affinò la dizione. Era un bravo oratore. Ma non aveva viaggiato abbastanza e non conosceva gli Stati Uniti. Altrimenti non avrebbe fatto la guerra. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.
Ho la sensazione che tra gli italiani e la Lombardia sia successo qualcosa di simile a quello che succede a un padre severo, che è sempre stato saldo, nel momento in cui si rivela fragile, incapace di far fronte alla difficoltà. A questo punto il figlio se la prende con lui, gli vomita addosso il suo disorientamento, perché scopre che anche il suo punto di riferimento è vulnerabile, e lo considera imperdonabile. Come dire: «Tu sei il capo del plotone, sei stato ferito: noi ora come accidenti ce la caviamo? Perché ti sei fatto beccare dalle pallottole? Hai sbagliato a fare questo. Hai fatto un disastro. Vai al diavolo!». Luca Doninelli, scrittore (Luca Mirenzi). Huffington Post.
Partiti, lobby, pidocchi e pulci hanno tutto da guadagnare da una Rai inginocchiata, pronta a qualsiasi compromesso pur di garantire la permanenza dello statu quo. Ma un giorno arriverà un bambino che, con un ago, toccherà la Bolla. E allora la Bolla si sgonfierà all’istante. Di risorse, dipendenti e del grande circo avido che ruota attorno. E nessuna Mary Poppins potrà o saprà riparare il buchetto da cui tutto, assieme all’aria, defluirà. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Sabina, mia moglie, l’ho conosciuta al telefono, lavorava in una delle prime redazioni dove mi sono impiegato. Era il 1988. Le dissi: «Da domani lavoro lì». Mi rispose: «Io da domani sono in ferie». Ci innamorammo qualche mese dopo. Con i miei figli cerco di essere un padre presente ma non invadente. Tito Faraci, sceneggiatore di fumetti (Roberta Scorranese). Corsera.
Emilio Fede era l’uomo al servizio di un uomo (Berlusconi) e di una causa (Forza Italia). Candida Morvillo. Corsera.
Ho una passione divorante per la musica. Studiai con un allievo della grande scuola napoletana. Passavo ogni giorno cinque o sei ore al piano. Mio padre non voleva che facessi la carriera pianistica. Vinsi perfino un concorso nel 1952. Ho dato concerti in Italia e in Germania. Poi abbandonai. All’attività di concertista preferii l’università. Avevo due passioni, la musica e la filosofia, ma una era di troppo. Evandro Agazzi, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Vedemmo la destituzione di Mussolini solo nei film Luce. Ero un bambino, non mi aspettavo quello che stava succedendo. E così anche della guerra: non sapevamo che andava male. Quindi fui molto colpito dalla violenza e dalla rapidità con cui tutti i simboli fascisti venivano abbattuti, stritolati, distrutti. Fabiano Fabiani, ex capo Rai e Finmeccanica. (Walter Veltroni). Corsera.
Fino a tre secoli fa nessuno mangiava i pomodori, che erano importati come pianta ornamentale. E le patate erano considerate cibo di Satana, perché crescono sottoterra. Le viti sono cloni fatti dall’uomo, geneticamente uguali l’una all’altra. Tant’è che se arriva un parassita, o una muffa, muoiono tutte. Silviero Sansavini, fino al 2008 docente di Frutticultura all’Università di Bologna, creò la prima mela italiana che non aveva bisogno di trattamenti chimici, trasferendo nella qualità Gala un gene della Florina: gliela bloccarono perché Ogm. Dario Bressanini, dietologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Gli italiani non hanno un rapporto sereno con il potere: non appoggiano, non criticano. Blandiscono o abbattono. Mussolini a testa in giù, Mattei saltato in aria sul suo aereo, Moro nel bagagliaio della Renault rossa, Craxi sepolto fuori le mura della medina di Hammamet, Andreotti sotto processo con l’accusa ridicola di aver baciato il capo della mafia. E sai che cosa avevano in comune queste persone? Si erano messe contro gli americani. Aldo Cazzullo, Fabrizio Roncone, Peccati immortali. Mondadori, 2019.
Mario Missiroli era il monumento alla cautela. Se non era d’accordo con quello che scrivevi diceva sempre «non è chiaro» anche se era chiarissimo. Alberto Ronchey e Pierluigi Battista, Il fattore R. Rizzoli, 2004.
Con gli amici al pomeriggio, al tempo del liceo, si andava spesso al cinema, si vedevano addirittura due film al giorno, poi si andava in un caffè di piazza della stazione a giocare a biliardo. Giulio Einaudi, Frammenti di memoria. Rizzoli, 1988.
Albo degli annunci minimi al Foro. Pedofilo musicofilo poliglotta origine etrusca incontrerebbe per lezioni arpa Tarquinia e grammatica generazione giovane amico di età non superiore ai due anni. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Feltrinelli, 1969.