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 2020  luglio 17 Venerdì calendario

Morgan Stanley, profitti record con la volatilità

Il lockdown è stato una manna per le banche di investimento a Wall Street. Favorito dal riposizionamento dei portfolio dei clienti spaventati dalla pandemia del coronavirus e dalla preoccupazione di arginare lo tsunami della crisi. 
Dopo Goldman Sachs, anche la rivale storica Morgan Stanley ieri ha battuto le previsioni sui conti del secondo trimestre, con ricavi e profitti record grazie alla spinta arrivata dal trading. 
A differenza delle altre quattro grandi, Citigroup, J.P. Morgan Chase, Wells Fargo e BofA, che hanno business più orientati al ramo commerciale e consumer, la cui performance è stata appesantita dalla necessità di accantonare capitali e dalle perdite pesanti derivate dai tanti default delle aziende americane-clienti. Perdite per le big four Usa arrivate nel complesso a 28 miliardi di dollari nel periodo, più dei 24,6 miliardi di perdite stimate da un sondaggio Bloomberg. 
Bank of America, la seconda banca più grande per asset negli Usa, con una base gigantesca di clienti, più sensibile di altre allo stato dell’economia, è stata l’ultima ieri tra le big four del retail a presentare i conti del secondo trimestre. Ha riportato un crollo degli utili del 52%, scesi a 3,53 miliardi, dai 7,35 miliardi dell’anno prima. Gli utili per azione sono scesi a 37 centesimi di dollaro, ma meglio dei 28 centesimi stimati dagli analisti in un sondaggio FactSet.
Tornando a Morgan Stanley e ai suoi conti record, la banca d’affari nel secondo trimestre ha registrato 13,4 miliardi di ricavi (+31%) con 3,2 miliardi di utili (+45%), o 1,96 dollari per azione. Molto al di sopra, quasi il doppio, rispetto alle previsioni degli analisti di Wall Street che parlavano di utili per 1,7 miliardi, o 1,12 dollari per azione.
La divisione trading ha riportato un balzo nei ricavi: +68% a 5,6 miliardi, il livello più alto da un decennio. Spinta dal trading obbligazionario (+168%), con ricavi a 3,03 miliardi, più delle stime ferme a 1,81 miliardi. Anche i ricavi nel trading azionario sono saliti del 23 per cento. 
Un trend positivo che ha spinto ricavi e utili ai massimi di sempre per la investment bank Usa, impegnata a gestire i patrimoni dei suoi facoltosi clienti. 
La divisione wealth management di Morgan Stanley, che è la più importante negli Stati Uniti tra le banche Usa e gestisce patrimoni per circa 2.700 miliardi di dollari, ha generato un fatturato nel periodo di 4,7 miliardi di dollari. 
Il Return on equity (Roe) è aumentato del 15,7%: ha superato il target più alto della forchetta stabilita nel budget 2019. I buoni risultati di Morgan Stanley portano i guadagni delle prime cinque investment bank americane nel secondo trimestre a 33 miliardi. 
La pandemia ha modificato i rapporti tra le banche americane sugli utili. Le banche di investimento sono state favorite in questo momento difficile dalla elevata volatilità e dall’aumento del trading causato dall’incertezza nel futuro. Mentre fino a febbraio, per un decennio, la lunga ripartenza dopo la crisi finanziaria del 2008 aveva favorito i profitti delle banche commerciali, più vicine a Main Street, che durante questo lungo periodo di crescita economica ininterrotta e aumento dell’occupazione hanno continuato a concedere credito e a espandersi.
Nel secondo trimestre i dati sulle operazioni di trading sia nel fisso che nell’azionario sono ai massimi da cinque anni, secondo le rilevazioni della società specializzata Coalition.
«La pandemia ha generato una generale incertezza. Un po’ di questa incertezza, come abbiamo dimostrato con il nostro lavoro, ha giocato a nostro favore», ha commentato il ceo James Gorman, in prima linea nella lotta al coronavirus, che ha contratto a inizio anno e dal quale è guarito. 
Le azioni di Morgan Stanley ieri dopo i conti, in una giornata con gli indici negativi, hanno avuto un balzo oltre il 2%. Da inizio anno hanno guadagnato il 4,21%: migliore performance in borsa tra le prime cinque banche Usa.