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 2020  luglio 17 Venerdì calendario

Intervista a Brunello Cucinelli

Settimane, un paio di mesi, smart working e lavori domestici, uscite lampo come fantasmi con mascherina per le necessità della sopravvivenza. Le signore scoprono che così, sempre in casa, si può stare senza reggiseno e vestire come capita: si dimenticano gli armadi pieni di cose aliene di un passato che pare di un altro tempo e invece era ieri. Ma dove, ma quando e perché si era così abbigliate, con tanta scelta, e già si stava sentendo il bisogno di novità, e invece all’improvviso basta, finito, chiusi in casa con addosso cose comode, sempre quelle, e va bene così.

Ma davvero c’era stata prima dell’apocalisse la voglia, il bisogno, la necessità, la smania continua di cambiare il proprio aspetto, maschera e personaggio? E adesso, dopo i giorni della carestia anche vestimentaria, tornerà quel desiderio di cose sempre nuove? Oppure ci si renderà conto che di certa abbondanza si può fare a meno, che ci sono altre priorità, che Bengodi non è più il solo regno?
Qualunque cosa capiti nel mondo della moda e non solo, se si vuole una parola positiva, confortante, che attenui i bronci e le paure, e adesso la valanga di cifre negative che in questi giorni predicono il futuro dell’eleganza, bisogna chiederlo a Brunello Cucinelli, il signore del cashmere di massimo lusso, che, instancabile nel leggere oltre ai bilanci anche i filosofi, è diventato un industriale, e un uomo, che sorride sempre e ha una spiegazione soave per tutto.
Secondo lei, tornati alla vita di sempre, la gente si sarà abituata a una maggiore sobrietà, comprerà meno?
«No, non sono d’accordo perché ognuno di noi non ha perso l’amore del bello, delle cose ben fatte. Come dice Kant, il bello è il simbolo del bene morale, e il momento doloroso che ha sospeso le nostre vite non può aver cancellato il desiderio di un incontro, una serata al ristorante, un bacio, una coccola, un cosa nuova, appunto un vestito. Per tutti, non solo per chi ha soldi. Penso all’imperatore Adriano quando dice più o meno di aver visto un senatore molto ricco ma anche rozzo, quindi privo di eleganza. Non si vive senza eleganza non solo estetica ovvio».
Diventate le sfilate troppo impegnative a causa della pandemia molte aziende hanno presentato la moda maschile per l’estate 2021 in streaming, veri e propri piccoli film diretti da registi o videomaker. Lei ha scelto un’altra strada annunciata l’altro giorno con un comunicato stampa. Poi in cinque showroom nel mondo, Solomeo, Milano, New York, Monaco, Shangai, la nuova collezione sarà a disposizione dei compratori.
«Ho pensato a quel che dicono tanti filosofi, che nel male c’è sempre un po’ di bene, come viceversa, e che quindi dal male della pandemia si poteva trarre il bene del dono. Il male è stato la pesante perdita finanziaria di una intera stagione di invenduto coi negozi chiusi, il bene è aver deciso di dare a quei capi un valore più alto di quello commerciale, trasformandoli nel segno sensibile del mio modo di pensare il capitalismo, che è quello di vivere e lavorare per un profitto in armonia con il creato.
Ogni stagione ha i suoi piccoli invenduti, che diventano saldi o vengono mandati in outlet irraggiungibili, tipo Siberia.
Perché non si possono rifilare la stagione dopo né tenere in magazzino: c’è persino chi li distrugge per toglierli di mezzo.
Ma questa volta la paralisi è stata totale per aziende e negozi.
Noi abbiamo scelto il dono, cioè non svendere questa importante quantità di capi che ha un valore di produzione di 30 milioni (di vendita molto di più), ma considerarla quella che io chiamo ‘un’amabile risorsa’ e anche ‘il riutilizzo del nuovo’.
Abbiamo chiesto ai nostri partner nel mondo di occuparsene, di scegliere piccole associazioni benefiche, chiese, moschee, a cui fare dono di queste cose belle. Abbiamo creato un gruppo speciale che secondo i bisogni dei vari paesi, taglie più piccole per il Giappone, pezzi più caldi per il Nord, componga dei bei pacchettini eleganti, accompagnati da una mia letterina personale nella lingua locale, e ogni capo avrà una etichetta speciale, ‘Brunello Cucinelli for Humanity’. E per umanità intendendo qualsiasi essere umano indipendentemente dal colore, dalla religione, dal sesso, dall’età».
Questo tempo così difficile e doloroso l’ha cambiata?
«Non sono più disposto a incontrare persone che non siano amabili, e rifiuterò ogni arroganza. Spero che i consumatori diventino utilizzatori, che i giovani si affermino con il loro sentimento verso il creato, che vinca il concetto di umana sostenibilità.
Per quanto riguarda lo spreco, da tempo noi ci occupiamo di recuperare e riutilizzare i nostri prodotti perché continuino a esistere: abbiamo rammendatrici e tecnici che se ne occupano. Il mio armadio contiene tutta la mia vita, non ho eliminato nulla e per esempio se guardo una camicia del 1979 mi ricordo dei miei 17 anni e dei figli dei fiori».
Bei propositi ma mi pare che troppi governi non stiano tenendo conto della necessità di cambiare, impegnati come sono soprattutto in lotte di potere.
«In 67 anni ho visto cambiare 62 governi, dopo Nerone c’è stato Vespasiano, dopo Caligola, Claudio, per questo io non sono troppo preso da questi scontri, non frequento personalmente i social, la politica siamo noi: penso a Solone che nel 600 a.c. a chi gli diceva sei un vero democratico puoi governarci a vita lui rispondeva no perché potrei diventare un tiranno e nessun tiranno scende vivo dal trono».