la Repubblica, 17 luglio 2020
Cosa resta ai Benetton
Il crollo del Ponte Morandi costa (per ora) un buco di 2,8 miliardi in Borsa ai Benetton. Ma il lento addio ad Aspi non lascerà a mani vuote la famiglia di Ponzano Veneto che grazie al tesoretto rimasto in portafoglio – le torri di Cellnex, Fiumicino, gli Autogrill, 280 mila capi di bestiame in Argentina, gli immobili sugli Champs Elysées, la quota in Generali e i 10 mila km di autostrade che continuerà a gestire all’estero – potrà provare ad archiviare senza eccessivi traumi finanziari il dopo-Polcevera e a gestire i problemi aperti nei business di casa: quelli di Aeroporti di Roma e Autogrill – penalizzati dalla pandemia – e le croniche difficoltà di United Colors of Benetton che nell’ultimo biennio ha bruciato quasi 300 milioni.Il costo della tragedia di Genova per la dinastia trevigiana è fotografato al centesimo da Piazza Affari: il 13 agosto del 2018, con il Morandi ancora in piedi, Atlantia capitalizzava in Borsa 20,5 miliardi. Oggi siamo a 11,3 (-45%). Il valore del 30,2% in mano a Edizione holding – la cassaforte dei Benetton – è crollato nello stesso periodo da 6,2 a 3,4 miliardi. Un salasso cui sono da aggiungere i danni reputazionali e il mancato incasso di un premio di maggioranza per il passaggio del controllo a Cdp. Non solo: la discesa al 10% del capitale chiuderà quasi del tutto il rubinetto di dividendi in arrivo da Aspi, che tra il 2008 e il 2019 ha distribuito 7,3 miliardi di cedole ad Atlantia.
Cosa faranno ora i Benetton senza Autostrade? Paradossalmente, ricominceranno proprio dalle autostrade. Quelle che controllano all’estero. I soldi spremuti dai caselli italiani hanno consentito ad Atlantia di costruire – grazie soprattutto all’acquisizione di Abertis – un network di 10 mila km di tratte in gestione tra Spagna, Francia, Brasile, Cile, Argentina, India e Polonia. Che nessuno ha messo in discussione dopo Genova. Una rete lunga il triplo di quella di Aspi e che garantisce ritorni altrettanto interessanti (6 miliardi di fatturato e quasi 4 di utile operativo nel 2019).
Questo cuscinetto di profitti dovrebbe consentire di ammortizzare almeno in parte il 2020 nero di Fiumicino – dove a giugno i passeggeri sono stati un decimo di quelli dell’anno precedente – delle aree di servizio, penalizzate dalla frenata del traffico e dalle misure di distanziamento, e dei maglioncini.
In pancia ad Atlantia – oltre ad Abertis – restano anche il servizio Telepass (valutato due miliardi in vista di una possibile quotazione), il 28% della società di costruzioni tedesca Hochtief e il 15% del tunnel sotto la Manica. E sommando i potenziali incassi per l’uscita dal capitale di Autostrade con i valori dei business in portafoglio, molte banche d’affari hanno fissato per la holding dei target di prezzo in Borsa superiori a quelli attuali.
A tranquillizzare i soci (una ventina) della holding di Ponzano Veneto c’è un altro paracadute: le attività comprate da Edizione nel corso degli anni grazie al processo di diversificazione finanziato dai profitti della moda prima e da quelli dei caselli poi: nel portafoglio della stanza dei bottoni della famiglia c’è una quota del 16% delle torri di Cellnex che da sola vale 3,6 miliardi (il triplo rispetto all’investimento iniziale), oltre al 4% di Generali (850 milioni il valore) e al 2% di Mediobanca. Non solo: i Benetton controllano anche 111 immobili di prestigio – valore di carico (sottostimato di molto) superiore ai 500 milioni – tra cui il Fondaco dei tedeschi a Venezia, una struttura a due passi dall’Arco di trionfo a Parigi e l’edificio di Piazza Augusto Imperatore a Roma, comprato un anno e mezzo fa – dopo il crollo del Morandi – dal Fondo di immobili pubblici per 150 milioni.
E a completare le proprietà immobiliari ci sono quelle in campagna: la tenuta di Maccarese – dove si producono 15 milioni di litri di latte l’anno – e i 940 mila ettari di terra – 10 mila chilometri quadrati – nel sud dell’Argentina. Spazio e business più che sufficienti per provare a rimarginare le ferite finanziarie lasciate a Ponzano Veneto dalla tragedia del Morandi.