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 2020  luglio 16 Giovedì calendario

«Ha 14 anni, si sente donna e vuole chiamarsi Greta

Ha dodici anni e frequenta la seconda media. Non attraversa un buon periodo. È sempre giù. Suo padre intuisce la sua tristezza. Un giorno decide di affrontarlo. «Che cos’hai?» gli chiede. «Sono un femmina», è la sua risposta. Il giorno dopo il coming out anche sua madre è informata. Adesso di anni ne ha 14 e il suo nome è cambiato. Si percepisce donna. Così i genitori si sono rivolti al giudice (ieri c’è stata la prima udienza). Chiedono che sul documento d’identità compaia il nuovo nome: Greta. Si potrebbe sintetizzare così una vicenda che non è semplice da raccontare. Perché la trama è molto complessa: attraversa i confini del diritto, del costume, dell’evoluzione sociale e dell’etica. La mamma di Greta si chiama Cinzia, abita a Ravenna con i due gemelli. Uno di questo è appunto Greta. «Ci siamo rivolti al giudice perché vogliamo che nostra figlia ritrovi un po’ di serenità. Abbiamo dovuto sempre chiedere ai dirigenti scolastici il favore di usare Greta come nome. Ci preme si facciano passi avanti sul piano del diritto». Greta – continua la mamma— si sentiva una femmina già a 3 anni. «Con l’andare del tempo non l’abbiamo presa sul serio. Quando lo manifestava io reagivo con un “non dire cavolate”». Poi Cinzia si documenta. Viene a conoscenza di casi simili. Consulta alcune associazioni. «Greta era infelice. Apatica. Sin dalle elementari ha sempre vissuto in solitudine». La confessione di Greta l’ha come rinfrancata: «Sì, mi sono sentita leggera e ho detto: adesso risolviamo la situazione». Greta è seguita da un centro che comprende lo psicologo e l’endocrinologo. La ragazzina ha raccontato la sua storia in tv alla «Iene». Chi ha visto il video è rimasto colpito dalla sua maturità. «È la sofferenza – dice la mamma —. Avevamo chiesto un incontro con la dirigente delle medie. Aspettiamo ancora di essere ricevuti». A scuola Greta portava uno zaino rosa e si vestiva come una ragazzina. «Ri-ceveva messaggi a sfondo sessuale. Alle elementari la chiamavano frocio. Aveva perso la voglia di andarci. Non studiava. Alcuni parenti sono scomparsi, non che mi importi». Per fare fronte alla solitudine della figlia ha scritto un libro con lei. Si chiama: «Io sono io».