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 2020  luglio 16 Giovedì calendario

Biografia di Hell Raton raccontata da lui stesso

Nella prossima stagione di X Factor al banco dei giudici ci saranno Emma Marrone, Manuel Agnelli e Mika. Accanto a loro, il trentenne discografico, manager, talent scout, direttore artistico e creativo, artista Hell Raton. Già, ma chi è Hell Raton. Sulla carta d’identità c’è scritto Manuel Zappadu, nato a Olbia, cresciuto a Quito in Ecuador, poi a Firenze, Londra, di nuovo in Sardegna, figlio di Antonello Zappadu, il fotografo che nel 2009 immortalò Silvio Berlusconi a Villa Certosa attorniato da ragazze. Se da piccolo lo chiamavano Manuelito, ora il nome è più minaccioso, Hell Raton, ma di minaccioso non ha nulla. Aria simpatica, cordiale, è una delle figure di punta della nuova scena musicale italiana con la Machete, la crew fondata con Salmo e Slait nel 2010, e con l’etichetta Machete Empire Records, della quale è amministratore delegato e direttore creativo, dal 2013 punto di riferimento produttivo per la scena rap italiana. Con Slait ha anche fondato l’agenzia Me Next, la Machete Gaming, che ha sfondato su Twitch e dirige i Machete Studios a Milano. Dominatore delle classifiche con i Machete Mixtape, fa anche dei Du set nei quali mixa i suoni che ama. Dopo anni dietro le quinte, con X Factor (da settembre su Sky Uno e Now TV prodotto da Freemantle) entra in scena.
«Doveva succedere» dice, «avevo le idee chiare fin da bambino: per la prima comunione, 9 anni, mi feci regalare quattro dischi, uno degli Offspring, uno di Eminem, uno dei Limp Bizkit e uno dei Crazy Town».
Non esattamente la musica dei cartoni animati. Chi li aveva scelti?
«Me li ero scelti io, li sentivo dalle radio, da Mtv. Mia madre era disperata, si chiedeva come fosse possibile che invece dei giocattoli volessi quella roba. Non è facile per i genitori capire un ragazzino di 9 anni che ascolta Eminem. Alla fine si è arresa».
Iniziare a scrivere è stato un desiderio o una necessità?
«È stata una necessità, in casa mi sentivo fuori posto, probabilmente perché venivo da un’altra cultura, quella latinoamericana. Il rapporto con la famiglia era conflittuale. Amo e rispetto i miei, ma avevano troppi contrasti, erano già separati quando sono nato, mi sono sentito una pedina spostata tra Italia e Sudamerica. Volevo qualcosa che somigliasse al concetto di casa, una terraferma sulla quale coltivarmi e a undici anni ho deciso di tornare in Sardegna. Ma non è andata come speravo e a sedici sono andato via. A Firenze studiavo all’Istituto d’arte e lavoravo, coltivavo le mie passioni. Poi a Londra, a lavorare nel ristorante di Gordon Ramsey, stavo anche facendo strada».
Ora con la famiglia come va?
«Mi sono messo il cuore in pace. Mia madre l’ho portata a vivere con me, inizia ad avere una certa età, qualche problema di salute, è importante averla vicino».
E i rapporti con suo padre? È diventato celebre per gli scatti nella villa di Berlusconi in Sardegna.
«Ora è in Sudamerica, ho due fratellini, lo sento almeno una volta alla settimana».
Quando ha capito che il suo non era più un gioco ma stava diventando un mestiere?
«L’ho dovuto capire per forza, quando hai l’attitudine punk fai una vita divertente ma se non focalizzi le idee, questo mestiere puoi mandarlo a puttane. Quindi ho smesso di fare il cazzone, per quattro anni ho studiato».
Ed è diventato anche un imprenditore.
«Oltre che un perfezionista sono un sognatore, amo le cose impossibili, quando raggiungo un sogno ne trovo un altro più grande ma non mi basta mai, voglio scoprire cose nuove. Sono una persona curiosa».
Quindi “X Factor”…
«L’ho sempre seguito, se fai questo mestiere è impossibile non seguirlo. Ho detto sì perché la gente potrà capire quello che faccio, posso portare il mio lavoro al grande pubblico, provare ad affermare un linguaggio nuovo».
Conosceva gli altri giudici?
«Nessuno di loro. Mi hanno sorpreso facendomi subito sentire a mio agio sebbene sia l’ultimo arrivato. Sarà una bella avventura».
Il format è cambiato, ora alle selezioni arrivano tanti ragazzi con gli inediti, con le loro canzoni.
«Era un percorso naturale quello di far diventare il talent un contest. La musica italiana è cambiata, se vuoi farti valere come artista un inedito prima o poi lo devi scrivere o trovare un autore che conosca il tuo Dna, che capisca il tuo mondo e ti dia una mano. Quest’anno si sono presentati tanti ragazzi che avevano inediti e volevano far conoscere quello che fanno. Ci saranno delle sorprese».
A “X Factor” sarà in scena Manuelito, Hell Raton o un altro ancora?
«Ci sarò io, con tutta la mia storia».