ItaliaOggi, 15 luglio 2020
Periscopio
La democrazia non è prova di verità: Cristo fu condannato con un voto democratico. Antonio Martino, ex ministro degli esteri, economista (Federico Novella). LaVerità.
La sinistra ha voluto superare l’identità repubblicana con un’idea sovranazionale, ma ha creato un varco a sovranisti e populisti. «Prima gli italiani» è uno slogan ovvio. Lo prescrive la Costituzione. Perché considerarlo un attacco alla democrazia? Carlo Calenda, leader di Azione (Alessandro Trocino). Corsera.
Sbottò: «Tu sei l’eterno ragazzone, irresponsabile, che delega gli amici a invecchiare per lui…». Nantas Salvalaggio, Il salotto rosso. Mondadori, 1982.
Mio padre faceva il direttore della fabbrica di scarponi di proprietà di mio zio, mi misero dentro a dare una mano che avevo appena 11 anni. La mattina a scuola, il pomeriggio in fabbrica e la sera sul campo. Così fino a 18 anni. Si capisce allora perché sono stato un «mulo» sul campo. Aldo Serena, ex calciatore (Roberta Scorranese). Corsera.
A destra solo Giorgia Meloni, sia pure molto cautamente, ha più volte fatto capire che occorre scegliere e procedere con gradualità: premiare anzitutto le imprese che aumentano l’occupazione, introdurre la flat tax solo sul reddito incrementale (sui maggiori guadagni da un anno all’altro), unificare le tutele sul mercato del lavoro, superando la frattura fra garantiti e non garantiti. Luca Ricolfi. il Messaggero.
Il presidente della Confindustria, Bonomi, pensa di rilanciare in chiave anti-romanocentrica la Luiss, in crisi di identità e precipitata nel ranking mondiale degli atenei, dove, purtroppo, non si investe in ricerca e didattica, ma solo nelle strutture. Le famiglie, però, non pagano per mandare i propri figli in bei building, ma per fargli trovare buoni posti di lavoro. Una delle ipotesi che serpeggia in Assolombarda, il vero fortino di Bonomi che, nel frattempo, ha accumulato anche la carica di presidente della Fiera di Milano, è quello di chiamare come rettore, al posto di Andrea Principe, soprannominato «papillon», un giurista della Cattolica di Milano vicino a Gianfelice Rocca che, da sempre, ha il pallino per l’education. Luigi Bisignani. il Tempo.
Sono pessimista non solo sull’uomo ma anche sulle donne, sull’ipocrisia con cui fingono di aiutarsi mentre si accoltellano. A volte ho rigurgiti di uno snobismo vomitevole del quale mi vergogno. Non farei questo lavoro senza un pessimismo cosmico ma, essendo bipolare, cerco di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno; per cui ho anche sbronze di ottimismo. Cerco di far divertire, ma senza dimenticare che le risate in trasmissione sono finte. Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia (Aldo Cazzullo). Corsera.
Claudietto (Martelli, ndr) si è incupito. Ha resistito al tracollo di tre matrimoni con quattro figli da mogli diverse, ma non digerisce la diaspora socialista. So che da anni ha smesso di votare, ma chissà se avrà ancora le sue simpatie e quali. Glielo chiedo. Ci pensa, ordina un secondo grog e prima di rispondere spazza via le patatine che facevano da ancelle all’aperitivo. Poi dice: «Se qualcuno combatte una battaglia liberale o socialista, sono pronto a battermi con lui. Socialisti e liberali, questo è il mio mondo». Claudio Martelli, ex delfino di Craxi (Giancarlo Perna). LaVerità.
All’inizio, i grillini nemmeno entravano alla buvette di Montecitorio. «Noi», dicevano schifati i deputati a 5 stelle, «il caffè ce lo andiamo a bere al bar, come cittadini normali». Però dopo qualche settimana erano già tutti lì al leggendario bancone, perché il caffè in sé è una ciofeca, ma poi le papille iniziano a sentire un certo retrogusto dolciastro e stordente, sorseggi e sai di poter fare cose importanti: per esempio, sistemare nella tua segreteria i vecchi compagni di scuola (Di Maio li fa arrivare quasi tutti da Pomigliano d’Arco e Acerra). Fabrizio Roncone. Corsera.
Dopo il lockdown i commercianti debbono cambiare per adattarsi al nuovo. Bisogna mettere in evidenza e promuovere i prodotti che vanno, ridurre i prezzi, dislocare diversamente il personale. Vedrete i negozi invadere le piazze, le strade, come i mercati arabi. Se non avranno più soldi chiederanno rinvii, rateazioni. Alcuni cambieranno l’offerta. Per esempio: un grande ristorante che oggi fa cinquanta portate le ridurrà a dieci, sposterà i tavolini all’esterno, creerà un banco dove i clienti si servono da soli. Francesco Alberoni, sociologo. il Giornale.
Io pensavo che il teatro fosse un mondo di tipi strani e invece l’arte è peggio! Ho conosciuto il direttore del museo Picasso, un tipo assurdo ma geniale. Io una cosa l’ho capita: in Italia, nell’arte, girano troppi soldi o troppo pochi. Nel teatro, invece, quasi niente, cosa di cui nessuno parla in questo periodo così duro. Luca Bizzarri, per dieci anni uno dei volti delle Iene (Roberta Scorranese). Corsera.
Se dovessi fare una diagnosi sbrigativa, il mio lavoro è stato un miscuglio di dilettantismo e professionismo. I due aspetti si sono sempre incrociati. Raramente ho fatto dei servizi giornalistici senza conoscere le radici storiche profonde del Paese che raccontavo, ma allo stesso tempo mi sentivo libero dal peso della conoscenza. Così una certa disinvoltura che puoi anche chiamare sfacciataggine o leggerezza si è sempre sposata con un impegno professionale quasi arcigno. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Giovanni Cagnoli. Voto 8+. Il presidente di Carisma, laurea alla Bocconi e master al Mit di Boston, dimostra, numeri alla mano, che il comitato tecnico scientifico sul Covid-19 ha sbagliato a ipotizzare 151 mila pazienti in terapia intensiva nel caso di una ripartenza totale: «Il modello non sta in piedi in nessuna condizione matematica. Solo che non lo ammettono». Includerlo fra i consulenti no? Stefano Lorenzetto. Arbiter.
I miei ultimi anni sono stati pesantissimi per via della malattia che progrediva inesorabile. Un Parkinson che mi ha portato alla perdita del controllo del corpo. Ad esempio i muscoli della bocca, che sono tanti, non lavorano più di concerto e questo mi crea difficoltà nel mangiare. Per uno come me (che ancora si sogna la pastasciutta e invece deve ingurgitare minestrine) è un paradosso. E poi c’è la difficoltà del camminare, che provo a risolvere con una miriade di trucchetti. Edoardo Boncinelli, genetista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Com’è difficile perdonare i torti subiti e com’è difficile perdonarsi i torti fatti. Roberto Gervaso. il Giornale.