ItaliaOggi, 14 luglio 2020
L’economia circolare della pipì
Terreni sempre più poveri e un’agricoltura che cerca di essere sempre più produttiva per rispondere alle richieste di cibo delle aree urbanizzate. In futuro l’equilibrio tra la città e la campagna potrebbe reggersi sulla pipì degli esseri umani. Ogni giorno, infatti, finiscono nella rete fognaria milioni di litri di urina e con essa anche azoto, fosforo e potassio, elementi indispensabili per i campi.
In Francia l’Institut Paris Région ha pubblicato uno studio sulla possibilità di eliminare completamente i fertilizzanti azotati sintetici utilizzati per produrre il cibo consumato a Parigi entro il 2050. E per farlo bisognerebbe adottare consumi consapevoli, buone pratiche agricole e utilizzare fertilizzanti prodotti dall’urina umana.
La raccolta separata di urina e il suo recupero agricolo impedirebbero l’emissione di 500 mila tonnellate di anidride carbonica equivalente all’anno nell’Île-de-France, la regione dove si trova la capitale francese, una zona abitata da oltre 12 milioni di persone. Se tutta la loro pipì venisse raccolta e utilizzata come fertilizzante, si avrebbe un nutrimento necessario per coltivare tanto grano quanto servirebbe per la produzione di 29 milioni di baguette al giorno, circa dieci volte quante se ne consumano.
Per produrre il cibo che quotidianamente mangiano i residenti della regione di Parigi sono necessarie non meno di 703 tonnellate di azoto. Un terzo di queste sono ancora scaricate direttamente nella Senna: uno dei motivi per cui le acque a valle della capitale superano spesso i limiti di inquinamento. Se a questo si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici, la minor portata del fiume parigino e l’aumento della popolazione, è intuitivo prevedere come ci saranno più effluenti da trattare e meno acqua per diluirli: un deterioramento delle condizioni ecologiche del corso d’acqua è inevitabile. Ma ci sono progetti di ricerca che, agendo sulle aree urbane, vogliono invertire il trend: per esempio il progetto dell’eco-quartiere di Saint-Vincent-de-Paul nel XIV arrondissement di Parigi, dove i bagni pubblici sono progettati per la «raccolta differenziata» delle deiezioni. Oppure ci sono esempi di nuove scuole in cui sono stati introdotti degli orinatoi a secco. Accorgimenti che, come riportato nello studio, devono ora essere previsti per tutte le ristrutturazioni degli edifici e per le nuove costruzioni: separando la pipì alla fonte si potrà contribuire alla transizione ecologica. Negli anni novanta su questo fronte la Svezia è stata pioniera, arrivando a recuperare importanti percentuali di azoto e fosforo dall’urina umana, che può essere impiegata direttamente in agricoltura oppure essere trattata industrialmente per ottenere un fertilizzante secco. A differenza delle feci, sottolineano gli esperti, l’urina presenta un rischio molto basso e facilmente eliminabile di trasmissione di agenti patogeni, inoltre è possibile filtrare i residui farmaceutici.
Le sfide che si aprono sono molteplici. Per l’agricoltura ci potrebbe essere l’occasione di limitare l’uso di fertilizzanti chimici, risparmiando sui combustibili fossili necessari alla produzione e ottenendo coltivazioni più sostenibili. Ci sarebbero poi meno acque reflue da trattare, con un risparmio di denaro, acqua, energia e reagenti chimici impiegati in questo processo. Insomma, sulla carta l’economia circolare della pipì presenta diversi vantaggi, ma tutto si gioca sulla separazione dell’urina alla fonte. E questo è lo scoglio: implementare un sistema di raccolta si scontra con difficoltà tecniche ed economiche – vista la necessaria riprogettazione dei servizi igienico-sanitari urbani – e anche con una barriera di tipo culturale. Il water non sarà più lo stesso.