Il Messaggero, 14 luglio 2020
Roma verso un’altra estate di miasmi
Nel 2019 ci fu l’estate dei miasmi. Un anno dopo Roma spera di evitare il sequel, ma il sequestro dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Rocca Cencia rischia di mandare di nuovo al tappeto un sistema di smaltimento dei rifiuti che dopo avere toccato il fondo continua, senza sosta, a scavare. L’amministratore giudiziario ieri ha deciso di non fermare l’impianto che lavora ogni giorno 600-700 tonnellate di rifiuti romani, ma per metterlo in regola serviranno degli interventi e, dunque, prima o poi bisognerà frenare. Con tutte le conseguenze del caso.
Nei quattro anni di gestione Raggi non si è vista neppure l’ombra della rivoluzione promessa. Molte slide, molti slogan, zero risultati. La differenziata resta attorno al 44-45 per cento, pensare che nel 2017 i grafici che venivano mostrati promettevano un fenomenale 65 di questi tempi. Oggi sul porta a porta c’è una rumorosa ritirata, stanno tornando i cassonetti, simbolo della restaurazione. Ma il fallimento è visibile anche nella mancata sanificazione degli impianti: quello di trattamento meccanico biologico di via Salaria per anni è stato contestato dalla cittadinanza a causa del cattivo odore, la Raggi ne promise la chiusura, ma appunto si limitò alle promesse: solo un incendio (dicembre 2018) ne ha decretato la chiusura, non certo l’intervento dei numerosi e variegati vertici di Ama nominati dalla sindaca; anche l’impianto di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia, strana coincidenza, è stato protagonista di un incendio (marzo 2019), ma di minore gravità; anche qui i residenti denunciano da anni l’assedio dei miasmi. L’inchiesta della procura, che ha deciso il sequestro e nominato un amministratore giudiziario (Luigi Palumbo, lo stesso scelto per gli impianti privati di Malagrotta, gruppo Cerroni), conferma questa tesi: il trattamento dei rifiuti non è conforme alle norme, manca la manutenzione, sotto accusa processo di stabilizzazione della frazione organica, prodotto finale destinato a ricoprire le discariche. Tornano alla mente gli episodi in cui i rifiuti romani, mandati in altre regioni e anche in altre nazioni, venivano respinti perché impuri: successe, ad esempio, alla parte organica della differenziata di Roma.
Ama assicura che la manutenzione del Tmb di Rocca Cencia era stata programmata e che l’impianto non si fermerà. Ma per metterlo in regola serviranno interventi. Ci aspetta l’estate dei miasmi un anno dopo? Già l’altro giorno, lungo la Cassia, c’erano cumuli di spazzatura sui marciapiedi; l’esperienza del 2019 mostra che quando va in crisi quella strada, significa che sta andando in tilt la raccolta in gran parte della città. Se ora frenerà Rocca Cencia, allo stesso modo in cui rallentò un anno fa il Tmb di Malagrotta per i lavori di manutenzione, gli effetti collaterali saranno devastanti. Tra l’altro, l’ancora di salvezza potrebbe essere solo il Tmb di Guidonia. Gruppo Cerroni. Ma il vero tema è un altro e forse andrebbe sviluppato con chiarezza: sono naufragate la sanificazione degli impianti e la messa in sicurezza del ciclo dei rifiuti; ancora peggio: è fallita la rivoluzione dei rifiuti promessa dalla sindaca Raggi, abbiamo perso quattro anni. Sia chiaro: ha trovato una situazione devastante, ma il problema è che la consegnerà peggiorata a fine mandato. Non era facile riuscirci. E fa quasi tenerezza ripensare alle slide e agli slogan di inizio legislatura quando si prometteva un futuro flower power, con i colori vivaci della differenziata e del riciclo; si diceva che discariche e termovalorizzatori, magicamente, non sarebbero serviti. Roma, ciclicamente, in questi anni è stata ricoperta dai rifiuti. Indimenticabile una frase di Luigi Di Maio nel gennaio 2018: «A Roma stiamo costruendo tre impianti dei rifiuti». Non era vero nulla. Due anni e mezzo dopo quella sfortunata distorsione della realtà, il Campidoglio non ha costruito nulla di nulla; la Raggi si è opposta al progetto di qualsiasi impianto che mettesse in sicurezza il sistema (che fossero discariche o termovalorizzatori); e sul sito dell’Ama, alla sezione bilanci, appare una malinconica scritta: «Il Bilancio d’esercizio 2017 non è stato ancora approvato dall’organo competente».