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 2020  luglio 14 Martedì calendario

Amore e divorzi di Vera Pescarolo

La targa di ottone lucidata alla perfezione risplende sulla porta di legno scura della loro casa nel quartiere Prati di Roma. C’è scritto «Vera e Giuliano Montaldo» e sarebbe un errore imperdonabile anche solo immaginare di invertire l’ordine e mettere al primo posto lui, regista 90enne di film come Sacco e Vanzetti o Marco Polo. «Sul lavoro il capo è lui ma nella vita comando io», ride Vera Pescarolo, 89 anni, produttrice, da sempre nel cinema. Giuliano è l’uomo della sua vita, il grande amore: mezzo secolo insieme sfidando le scommesse di attori e registi su quanto sarebbero durati.
Dietro a questa profonda storia d’amore si nasconde una dura battaglia finora mai raccontata. Vera Pescarolo è figlia di Vera Vergani, una famosa attrice del cinema muto, ed è la nipote di Orio Vergani, giornalista, scrittore e primo fotoreporter italiano. Non aveva ancora 18 anni quando si sposò: poco dopo nacque Elisabetta ma l’amore già non c’era più. Erano gli Anni 50. «Non si può immaginare che cosa fosse quel periodo per una donna che si permetteva di lasciare il marito», racconta. 
La legge sulla patria potestà condannava le donne che «abbandonavano il tetto coniugale»: perdevano i diritti sui figli e venivano di fatto sottoposte a ricatti, o comunque a un ruolo subalterno. L’uomo aveva molta più libertà anche di tradire o di andarsene. «Ero stata cresciuta come un maschio in una famiglia che mi aveva educata lasciandomi fare quello che volevo. Dopo il matrimonio mi sono ritrovata per la prima volta in una condizione di inferiorità. Sarebbe stato così semplice dire "non amo più quest’uomo, vado via". Invece sembrava che fossi diventata la mignotta nazionale».
La battaglia per ottenere la separazione fu lunga. «Andò avanti finché Elisabetta, a dieci anni, pretese con forza di poter vivere con me, mio marito la accontentò e si decise ad acconsentire alla separazione consensuale», racconta la produttrice. Non era ancora la libertà ma almeno la fine dello scontro e dei ricatti morali. 
Ormai l’Italia era entrata negli Anni 60, Vera Pescarolo e il fratello producevano film come Francesco d’Assisi o Galileo di Liliana Cavani e la società si preparava alla grande battaglia per il divorzio. Manifestazioni in piazza, scontri in Parlamento con una Dc decisa a difendere la sacralità di ogni legame, anche di quelli che schiacciavano e mortificavano le donne privandole di voce e capacità di decidere delle loro vite. Vera Pescarolo era in piazza insieme a tante altre: «Non avrei potuto non esserci, non volevo vivere in un Paese senza divorzio». 
A metà degli Anni 60 aveva conosciuto Giuliano Montaldo. «Un giorno è entrato in ufficio per un film a cui stava lavorando con mio fratello. Mi ha vista e si è innamorato come un pazzo». Dopo nove mesi erano una coppia, non si sono mai più lasciati, ma per la legge erano solo amanti e lei una donna immorale. 
Il primo dicembre 1970 il Parlamento approvò la legge sul divorzio. Uno dei primi a ottenere la sentenza di un tribunale fu il suo, ma la libertà non era ancora completa. Vera e Giuliano vivevano molto all’estero e tra persone dove separazioni e divorzi erano una realtà quotidiana. Con il consenso del padre, Montaldo aveva adottato Elisabetta, che ormai aveva venti anni e stava preparandosi a diventare una delle principali costumiste del cinema italiano. Ma per la società restavano una non-famiglia. Il mondo cattolico iniziò la campagna per annullare la legge del 1970. Vera aveva mille altri progetti per la testa, non pensava a sposarsi, ma un giorno Giuliano tornò con un assegno da 160mila lire stracciato in mille pezzi. Su quell’assegno c’era la firma di Vera, erano soldi per un film a cui Montaldo stava lavorando ma un questore aveva avvertito il regista: «Quella donna non è sua moglie, le dica di non fare la spiritosa». Parole che oggi suonano incredibili ma che allora erano il segno di una società che faceva fatica a liberarsi di una cultura ancora profondamente maschile.
Vera e Giuliano si sposarono il primo maggio 1974, a pochi giorni dal referendum. «Non fu semplice decidere, temevamo che vincesse il no e invalidasse il divorzio, facendoci tornare alla situazione in cui mi trovavo prima del 1970. Ma decidemmo di andare avanti comunque, ero pronta anche a andare via dall’Italia, non volevo rimanere in un Paese dove una persona non avesse la libertà di scegliere chi amare». 
Il referendum si tenne il 12 maggio e l’Italia votò contro l’abrogazione della legge. Vera la ricorda come una vittoria incredibile. «Ero a Palermo, tutti scesero in strada per festeggiare, increduli e felici». Vera e Giuliano si misero alle spalle le angustie legali e non ne hanno mai più parlato: «Ho tagliato tutti i ponti con il passato, ho cambiato totalmente vita, persone, ambiente. Ritrovo quei ricordi solo ora e ci patisco un po’. Ma ho quasi 90 anni e non mi vergogno, anzi, ho vissuto con la persona più bella che potessi incontrare».