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 2020  luglio 14 Martedì calendario

Sempre in aiuto del vincitore

Uscirà il 16 luglio Riccardino, il romanzo postumo di Andrea Camilleri. Si tratta dell’ultima puntata della serie del commissario Montalbano, scritta nel 2005 e rivista linguisticamente nel 2016, come ci informa Salvatore Silvano Nigro. Il quale avverte (sul Domenicale del «Sole») che sbagliamo se pensiamo alla lingua di Camilleri come a un dialetto: no, la lingua di Camilleri è la lingua di Camilleri, ovvero la lingua immaginaria di quel luogo immaginario che è Vigata. Confrontando le due redazioni, si capisce come lo scrittore passi da una lingua «bastarda» (un misto di dialetto e italiano) a una lingua «’nvintata». Decidere di pubblicare insieme le due versioni, in una editio maior che affianca quella abituale della collana «La memoria», è un merito filologico dell’editore Sellerio. Ed è anche merito di Sellerio aver rispettato le volontà dell’autore, che in tutta evidenza ci teneva a rendere consapevole il suo pubblico del lavorio linguistico da cui nascevano i suoi romanzi. Se diamo a Camilleri quel che è di Camilleri, dovremmo pure dare ad altri quel che è di altri. Prendiamo, per esempio, Alberto Arbasino, il gigante del secondo Novecento – sperimentale, funambolico, onnivoro – morto nel marzo scorso. Peccato che il Premio Strega, nella serata finale, si sia ricordato di Camilleri e non di Arbasino: peccato, perché ricordare Camilleri significa ricordare uno scrittore già ampiamente celebrato, ricordare Arbasino avrebbe invece significato ricordare uno scrittore diversissimo da Camilleri, ma almeno altrettanto significativo per le patrie lettere, anche se non così popolare, anzi il più classico e raffinato degli autori per pochi. Fatto sta che in Italia vigono o l’enfasi senza ritegno o l’oblio senza pietà: l’esibizione più raccapricciante della retorica nazionale si è avuta con la morte del povero Ennio Morricone, che andandosene chiedeva discrezione e ha ottenuto iperboli magniloquenti e spesso vuote («La sua musica vivrà per sempre» era il geniale omaggio Rai di giornata). L’altro destino, opposto e speculare, l’oblio, tocca a quelli che in vita non sono stati baciati dalla popolarità. «Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore», ha scritto Ennio Flaiano, primo vincitore dello Strega (che Arbasino ha perso nel 1960 senza finire neanche in cinquina e a cui Camilleri non ha mai partecipato). Sono passati 73 anni e siamo sempre (più) lì.