la Repubblica, 14 luglio 2020
Le scelte sbagliate dei Benetton
Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la Benetton era un case history internazionale, con il vulcanico Luciano che insieme a Oliviero Toscani inventava campagne pubblicitarie provocatorie che rimpivano i muri di tutto il mondo. Ora, a 85 anni, il patron non si capacita di essere accusato di prendere in giro il governo e dopo la scomparsa del fratello Gilberto, appena due mesi dopo la tragedia di Genova, e dell’altro fratello Carlo, non si sente più a capo di niente. Nonostante la holding Edizione abbia chiuso il bilancio 2019 con quasi 18 miliardi di ricavi e un utile di 55 milioni, con partecipazioni che spaziano dalle infrastrutture, ai maglioni, alle tenute agricole. Ma anche con 40,5 miliardi di indebitamento finanziario netto, a mostrare la propensione della famiglia a lavorare con la leva finanziaria.
Era stato Gilberto insieme al fido Gianni Mion a costruire quella diversificazione oltre l’azienda tessile che ha portato alla formazione di un vero e proprio impero, mentre la Benetton non riusciva a tenere il passo delle rivali Zara e H&M. E i ricchi dividendi, dicono in molti, hanno fatto sì che la famiglia perdesse quello smalto necessario a rinnovarsi nel business originario. Ed era stato sempre Gilberto che nel 2015 decise che fosse giunto il momento per la famiglia di fare un passo indietro, facendo entrare nel gruppo manager disciplinati e indipendenti. Così in Edizione entrano Fabio Cerchiai come presidente e Marco Patuano come amministratore delegato mentre Gilberto si ritaglia il ruolo di vicepresidente esecutivo.Ma il crollo del ponte cambia tutto. Invece che allontanarsi dalle società operative e godersi l’enorme patrimonio accumulato i figli dei fondatori cercano visibilità. Richiamano al vertice Mion e si ritagliano poltrone nelle partecipate: Sabrina, la figlia di Gilberto, entra nel cda Atlantia, Franca, la figlia di Giuliana, già nel cda Autogrill viene cooptata anche in Telepass e Christian, figlio di Carlo, va in Aeroporti di Roma.
Solo Alessandro, figlio di Luciano, si dissocia da questo disegno, preferirebbe assecondare il processo che aveva messo in moto Gilberto. Ma i tre cugini si coalizzano contro di lui, in attesa di una separazione delle attività che a questo punto diventa molto difficile. Il colpo finale arriva con la nomina di Carlo Bertazzo, fedelissimo di Mion, alla guida di Atlantia. A questo punto dissociarsi dalla bufera mediatica che si leva da Genova diventa impossibile.
E i Benetton saranno ricordati per la grigliata a Cortina il giorno dopo la strage e per la sgradevole lettera di Luciano ai giornali con la quale scarica le responsabilità sui manager che la stessa famiglia aveva scelto.