Affari&Finanza, 13 luglio 2020
Buffett a caccia di affari anche con il tubo del gas
"Almost Heaven, West Virginia, Bue Ridge Mountains Shenandoah River...”. È bene risalire anche ai versi di una delle più belle canzoni di John Denver per mettere in completa prospettiva l’impatto della rapida e inattesa operazione energetica di Warren Buffett della settimana scorsa. È stata la più importante del “guru di Omaha” in quattro anni. La Berkshire Energy ha pagato 9,7 miliardi di dollari, debito incluso, per l’acquisto della rete per il trasporto di gas naturale e di depositi di stoccaggio della Dominion, una delle più grandi compagnie energetiche americane. È stata anche l’operazione più significativa del periodo Covid-19. Ha scosso sia gli equilibri del settore che quelli geopolitici: il passaggio di proprietà di un gasdotto di oltre 12.000 chilometri e di depositi per 900 miliardi di piedi cubi lascia il segno da Mosca, a Berlino fino a Pechino e alla Turchia.
Il trasporto di gas
Il trasporto di gas oggi è infatti strategico, non solo per gli approvvigionamenti necessari per vari sistemi-Paesi, ma per il rischio politico di dipendere da Paesi non amici, come la Russia, che potrebbero chiudere i rubinetti per un semplice ricatto politico. Per questo Trump si oppone al Nord Stream, il gasdotto in arrivo dalla Russia alla Germania. Il presidente americano, inoltre, vuole approfittare di un cambiamento epocale. Grazie alla tecnica fracking, le riserve residue di gas hanno nel 2020 una stima di estinzione di 400 anni, contro i 26 stimati nel 2006. Insomma, l’America che pochi anni fa rischiava di dover importare gas e costruiva rigassificatori, oggi converte gli impianti in liquificatori sperando di esportare in Europa, anche perché il mercato cinese è congelato dalla guerra commerciale. Ma l’offerta americana non è competitiva con quella russa in Europa: se i russi possono vendere anche a 2 dollari l’America non può vendere a meno di 6 per unità Btu.
È in questo contesto che matura l’accordo fra Berkshire e Dominion, complici due eventi importanti meno di un mese fa. Il primo è una sentenza del 15 giugno della Corte Suprema americana. I giudici decidono che il consorzio Atlantic Coast Pipeline può procedere con un progetto infrastrutturale chiave contestato dagli ambientalisti. Il progetto di consorzio, lanciato nel 2014 da Dominion e Duke Energy, prevede la costruzione di un gasdotto di 600 miglia che passerà sotto gli Appalachi, con investimenti per 8 miliardi. Il Consorzio porterà il gas naturale dalla West Virginia alla Virginia e alla Carolina del Nord.
Un gioiello in vendita
Sembra il tradimento della canzone di Denver che celebra il “Quasi Paradiso”, la “Catena Blue Ridge”, il mitico fiume Shenandoah a valle, “Mountain Mama” e le “strade sterrate che sono le strade di casa”. La canzone è oggi uno degli inni nazionali della West Virginia e diventa un simbolo per gli ambientalisti che decidono di continuare la loro contestazione del consorzio nonostante la sentenza. Dominion e Duke capiscono che la sentenza della Corte Suprema potrebbe tradursi in una vittoria di Pirro, soprattutto ora, con il prezzo del gas che soffre per la crisi Covid e le aziende energetiche con problemi di cassa per onorare il debito. Ed ecco, sempre a giugno il secondo evento: la Berkley University pubblica uno studio che anticipa di 15 anni, dal 2050 al 2035 i tempi per ridurre del 90% la dipendenza dai carburanti fossili. Dominion, un’azienda con radici che arrivano poco dopo le guerra di Indipendenza americana, decide che farà bene a concentrarsi, come altri concorrenti, nell’investimento in rinnovabili, soprattutto l’eolico e il solare. Vendere un gioiello è una soluzione per far cassa.
È in quelle settimane che Warren Buffett, con Greg Abel, capo della Berkshire Energy e suo possibile successore, decidono di passare all’azione. Il mercato infatti è convinto che ci sarà più tempo di quello stimato da Berkley per una diminuzione del 90% della dipendenza dal gas naturale. Soprattutto Abel comprende che a fronte delle difficoltà del progetto Atlantic Coast Pipeline sarà sempre più difficile costruire nuovi gasdotti e che nel medio termine il valore delle infrastrutture attuali non potrà che aumentare. Si aggiunga che i rendimenti medi netti dei gasdotti si aggirano attorno al 7% contro l’1-2% dei buoni del Tesoro nei quali è investita buona parte della liquidità (137 miliardi di dollari) di Berkshire Hathaway. Gli interessi dunque convergono e la partita si chiude in modo inaspettato. Il 5 luglio Duke e Dominion gettano la spugna nonostante la vittoria in Corte Suprema e annunciano la chiusura definitiva del loro consorzio Atlantic Coast Pipeline. Il 6 luglio Dominion e Buffett annunciano che Berkshire Energy rileverà le attività di trasporto di gas e di stoccaggio di Dominion.
Le conseguenze per l’Italia
Che cosa significa questo per noi, per l’Italia? Il nostro sistema Paese poggia su una piattaforma di approvvigionamento di gas naturale diversificata rispetto ad esempio alla Germania. Inoltre Snam, il nostro trasportatore, grazie a una politica di acquisizioni di reti di trasporto di gas e di impianti di stoccaggio in vari Paesi europei è diventata la seconda più importante infrastruttura per il gas naturale al mondo dopo la russa Gazprom. È chiaro che l’operazione di Buffett si muove nella stessa direzione, un rafforzamento di reti già esistenti. “In effetti che una delle operazioni più importanti nel post Covid sia nelle infrastrutture gas e venga da Warren Buffett è un segnale importante per il settore”, spiega Marco Alverà, ceo di Snam. “Quando abbiamo scelto di fare nuove acquisizioni la motivazione era chiara: diventare un operatore di rilievo internazionale ben posizionato sulla transizione energetica e offrire ritorni interessanti ai nostri azionisti”. E se Buffett, nel complesso contesto geopolitico dovesse scegliere di venire anche in Europa? “Mi sembra difficile – dice ancora Alverà – ma se anche dovesse investire in Europa la concorrenza fa bene ed è un segnale di interesse per il ruolo delle infrastrutture gas nella transizione energetica. Infatti il sentiment è gia migliorato”.
È migliorato per le infrastrutture di trasporto di gas. E per gli ambientalisti, che nel nome di John Denver hanno salvato l’integrità paradisiaca degli Appalachi. Ma non per Dominion, che nei giorni successivi all’annuncio dell’operazione ha perso l’11% in Borsa. C’era da aspettarselo: come sempre il “guru di Omaha” vede sempre un po’ più in là degli altri.