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 2020  luglio 13 Lunedì calendario

Il bimbo smemorato che si scopre poeta

FAEDIS (UDINE) — A un certo punto lui ha detto: “Mia mamma profuma/ come una margherita/appena sbocciata/in un campo di gioia”. Allora lei ha detto: “ Orpo ! Ma questa è una poesia”, e se l’è segnata su un quaderno. Comincia così la storia di un bambino sbocciato poeta a 7 anni e mezzo, mentre giocava a Machiavelli con la mamma, seduti al tavolo della cucina di una casa dove «ci sono solo giochi da tavolo, mica playstation», però in quel momento Giovanna Castellana ha capito «che le cose andavano meglio».
Il lockdown ha guarito Riccardo dalle sue ferite e gli ha fatto scrivere che “il tempo è una bolla/di sapone profumato/che soffio in alto,/nel cielo”, sono poesie tenere da bambino, non banali, il bambino però da grande vuole fare l’ingegnere. Nel frattempo studia la batteria, fa kickboxing e si rimette in pista con i compiti delle vacanze, ma lui ha faticato parecchio, e la sua infelicità è iniziata lo scorso dicembre, a scuola. Un incidente, non si è capito se una spinta o una caduta o cosa, comunque ha battuto la testa contro una porta ed è finito al pronto soccorso. “Trauma in regione fronto-orbitaria dx”, dice il referto. Subito sembra stare bene, ma il giorno dopo la scuola chiama la madre perché ha “febbre, cefalea, nausea, comportamento abbattuto, e rifiuta di alimentarsi”. Dopo esami e test appare migliorato e rientra pure in classe, ma tornano mal di testa e altri disturbi, iniziano le visite specialistiche (in una, al neurologo pediatrico Crichiutti di Udine dice “non riesco ad accendere il cervello”) soprattutto perché Riccardo ha perso una parte di memoria. «Pur essendo sempre stato bravo, non riusciva più a fare operazioni semplici come una sottrazione, i quaderni erano disordinati, e aveva dimenticato quello che aveva imparato di musica», spiega la mamma. Perché tra le tante cose che fa c’è anche un corso di batteria, «nella scuola Dante Agostini, molto prestigiosa », dice Giovanna, e «vorrei fare il batterista famoso», aggiunge lui, che predilige il metal e porta una maglietta con un teschio, oltre a voler diventare «come Renzo Piano, che ha rifatto il ponte di Genova». La poesia, bah, non sembra essere una sua priorità.
Comunque, tra una visita neurologica e l’altra – si ipotizza un disturbo post traumatico da stress – e un periodo in cui «non dormiva, era inquieto, e se dormiva arrivavano incubi tremendi», ecco arrivare il lockdown. L’isolamento con la mamma e la nonna Gabry più alcuni gatti, gli ha fatto molto bene, in questa vecchia casa in mezzo alle viti, in una frazione di paese sulla strada che porta al confine con la Slovenia. Molte lezioni di batteria online («il suo maestro gli ha fatto rifare tutto da capo perché non distingueva più le note sullo spartito»), e la matematica e le lezioni da remoto della scuola, e il grande silenzio che c’è su queste colline, «abbiamo fatto l’orto, abbiamo cucinato, come tutta Italia, e ho anche pensato agli altri bambini chiusi in casa, magari senza un balcone», i bambini annoiati, i malati, quelli isterici o ansiosi per quanto succedeva in quei mesi.
Non è stato un miracolo, c’è però voluta tanta pazienza perché riuscisse a fare 12 meno 5 senza sbagliare, e a ritrovarsi nelle linee della partitura (segue b reve fragorosa dimostrazione). E a cominciare a poetare d’istinto, “ha i capelli d’argento, il mio mare/ha una voce limpida che mi parla nella mente…”, e “le casette piccole tutte colorate/aspettano il marinaio/che non vuole tornare”, poche le rime, Riccardo ama il mare ma non è del genere “cuore amore mamma capanna”. Di sicuro, la poesia è stata medicinale, «la psicologa emozionale Fabiola Picco mi ha suggerito, per superare quel blocco, di stimolarlo a esprimere quello che sente», leggere poesie di altri. «Leopardi assolutamente no, troppo triste, e troppo piccolo lui. Gli piace Montale, il “meriggiare pallido e assorto”, e Ungaretti, così corto, stringato, incisivo». E «quello che fa, fa», poi magari prevale il metal.
La mamma ha visto «su Facebook il concorso di una rivista diretta da Elio Pecora. L’hanno accettato, unico bambino, ho pagato un contributo per la stampa, 200 euro, sempre meglio che comprargli la playstation. Ma lo sa che a ogni compleanno dei compagni si deve fare la colletta per i 200 euro che costa la playstation? Li ho spesi meglio». La raccolta verrà recitata nel programma su Sky “Poeti e Poesia”, nel frattempo farà stampare un libretto che regalerà al reparto di neuropsichiatria infantile del Burlo Garofalo di Trieste «diretto dal dottor Skabar, che è entusiasta del progetto». Ringraziando per le visite accurate, «le sue poesie faranno stare meglio altri piccoli malati». Dopodiché, «meglio se diventa ingegnere, perché di poesia non si vive. Farà quel che vorrà fare, e per adesso che resti quello che è. Un bambino».