Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  luglio 12 Domenica calendario

Autostrade pronta a risarcire 3,4 miliardi

Una proposta da 3,4 miliardi di euro a titolo di risarcimento per la vicenda del ponte Morandi plana sul tavolo di Palazzo Chigi e dei ministeri dell’Economia e dei Trasporti ieri sera attorno alle 20 in modo che il governo possa valutarla tra oggi e domani. Una proposta che i tecnici di Autostrade hanno redatto comprendendo le compensazioni per il sistema-Genova, gli investimenti aggiuntivi sulla rete rispetto a quelle programmate nell’ultimo piano economico-finanziario. Nel testo anche la rinuncia tombale a qualsiasi contenzioso. E l’abbassamento delle tariffe, come hanno chiesto i tecnici del dicastero guidato da Paola De Micheli, per ridurre del 3% il rendimento per gli azionisti sul capitale investito portandolo al 7% lordo come prescrive il modello dell’Authority dei Trasporti che la società accetterebbe in toto. Nel documento, dicono fonti, la dinamica tariffaria è stata pensata per ridurre il conto al casello per gli utenti in maniera rilevante nei primi anni della concessione per poi attenuarsi sul lungo termine parallelamente all’effettiva realizzazione degli investimenti promessi dal gestore per 14.5 miliardi da qui al 2038. Nel caso di minori investimenti – è l’altra novità rilevante della proposta di revisione degli accordi della Convenzione tra Stato ed Autostrade – il modello dell’authority prevede un sistema di sanzioni parametrato agli scostamenti tra il promesso e il realizzato con penalizzazioni sulle tariffe e maggiori oneri concessori.
Infine, dicono fonti, il passaggio più delicato del documento che accoglierebbe un’esplicita richiesta dell’esecutivo: la circoscrizione puntuale della fattispecie giuridica del «grave inadempimento» su cui si sfidano da due anni i più importanti avvocati amministrativisti. Autostrade avrebbe accolto l’ipotesi della costituzione di una commissione indipendente, terza ed autonoma, che stabilisca o meno se il gestore ha gravemente distorto l’interesse pubblico a favore dell’interesse privato senza attendere l’esito dei due processi incardinati a Genova che si esprimeranno sulle responsabilità penali e civilistiche. Non solo quello che riguarda il viadotto ma anche il fascicolo parallelo che indaga sulla presunta alterazione dei report manutentivi sulla rete per ingrossare gli utili e diminuire i costi di manutenzione.
Dall’azienda filtra ora l’attesa rispetto ad una proposta redatta in 48 ore e approvata dal consiglio di amministrazione. Una proposta che ritiene la migliore possibile, estremamente vantaggiosa per lo Stato, precondizione posta dal premier Giuseppe Conte. L’esecutivo ora si prenderà 48 ore di tempo per esprimere la sua valutazione nel Consiglio dei ministri previsto per martedì che potrebbe anche decidere per la revoca utilizzando l’articolo 35 del Milleproroghe che stabilisce il subentro nella gestione dell’Anas e un indennizzo decurtato a 7 miliardi per estinzione anticipata della concessione. Proprio su questo tema gli avvocati di Autostrade avrebbero allegato anche una proposta di revisione di quel testo. Una sterilizzazione di quell’articolo per rendere bancabile la società anche per gli investitori nuovi azionisti che farebbero il loro ingresso nel capitale. È un punto su cui il governo si è detto sempre contrario. Però in caso di ingresso dello Stato, tramite aumento di capitale sottoscritto parzialmente o per intero, da Cassa Depositi (che per farlo potrebbe convertire in equity le linee di credito per 2 miliardi già erogate) potrebbe convenire a tutti una rivisitazione di quella norma che secondo i legali della società non permetterebbe ad Autostrade di avere un giudizio investment grade da parte delle agenzie di rating. Se ci fosse l’approvazione della proposta si costruirebbe anche il nuovo assetto societario. Resta il nodo del controllo che i Cinque Stelle temono possa restare di fatto ancora in mano ai Benetton pur sotto la soglia di maggioranza. Il governo lo ritiene ineludibile e ieri la holding Atlantia, controllata al 30% dalla famiglia Benetton, ha dato mandato al ceo Carlo Bertazzo di preparare la diluzione al 49%. Così la concessione sarebbe salva. E con essa anche i (minori) dividendi che la controllata girerebbe ad Atlantia da qui al 2038.