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 2020  luglio 11 Sabato calendario

Breve storia del Mose

Ci è voluta una gestione commissariale, sull’onda degli arresti eccellenti per tangenti milionarie, per raddrizzare in poco più cinque anni un’opera idraulica colossale e controversa come il Mose, pensata per chiudere la Laguna di Venezia in caso di maree eccezionali ma che era arrivata a un punto morto e già costata 5 miliardi e mezzo di euro. 
Era il 2003 quando Silvio Berlusconi scese a Venezia, accompagnato dall’allora ministro dei Lavori pubblici Pietro Lunardi e al «doge» veneto Giancarlo Galan, per porre la prima pietra al cantiere affidato per legge a un concessionario unico, il Consorzio Venezia Nuova, costituito nel 1985 tra le principali imprese di costruzione nazionali. La data di «fine cantiere» continuava slittare, dal 2011 al 2017, poi 2018. Si salta invece alla maxi-operazione del giugno 2014, quando i magistrati veneziani fecero scattare le manette per 35 persone coinvolte nel sistema di mazzette del presidente del Cvn Giovanni Mazzacurati, che provocò un terremoto politico e amministrativo, travolgendo lo stesso Galan assieme all’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, fino al sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, uscito però pulito dall’indagine. 
BUCHI MILIARDARIIl governo Renzi decise il commissariamento urgente del Consorzio, su nomina del Prefetto di Roma e sotto il controllo dell’Anac, e lo scioglimento del secolare Magistrato alle Acque, che dall’inchiesta risultava un ente «foraggiato» dallo stesso concessionario. I tre – poi due – amministratori incaricati di vigilare sulla legalità e di condurre a termine l’opera si trovarono una specie di deserto: innanzitutto «un buco da 200 milioni e rotti», come rivelò il commissario Giuseppe Fiengo. «Una situazione – aveva spiegato – in cui si erano comprate le macchine, ma non si era deciso come montarle». Come se ciò non bastasse, le stesse imprese del Cvn presentavano cause contro i commissari, colpevoli di agire nell’interesse dello Stato. Sul versante dei lavori, a ottobre 2015 risultavano posate solo quattro paratoie su 78. L’amministrazione straordinaria ha concluso la sistemazione di tutte le dighe a gennaio 2019. La riprogrammazione – stavolta certa – prevede la conclusione dell’opera al 31 dicembre 2021, con costo finale fissato in 5.493 milioni di euro. Ultimo evento dirompente fu la seconda «acqua granda» più alta di sempre, dopo il 1966, nella notte del 12 novembre 2019, con 187 centimetri, seguita da altre mareggiate oltre il metro e mezzo nei 12 giorni seguenti, con danni gravissimi alla città.