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 2020  luglio 11 Sabato calendario

Intervista a Dai Sijie

Risponde alle domande da un villaggio del Tibet, e da autore che ha subìto duramente la censura lo fa con risposte brevi e senza fronzoli, ma prima ci tiene a ringraziare «per darmi un’occasione di esprimermi e spiegarmi». E quanto questa non sia solo cortesia formale - anche se oggi è un regista scrittore da edizioni Gallimard e benedizione di Bernard Pivot - lo si capisce ricordando la sua travagliata biografia. 
Dai Sijie, cinese del Sud figlio unico di genitori medici, patì due volte la violenza della rivoluzione culturale. Prima con l’allontanamento dai genitori «nemici del popolo» in quanto intellettuali e borghesi, poi in prima persona quando, liceale, fu spedito sulle montagne dai contadini a esser «rieducato». Morto Mao e riaperte le università anche ai rieducati come lui, si iscriverà a storia dell’arte e vincerà un concorso che lo porterà a Parigi, dove si stabilirà (fino a oggi) e scoprirà il cinema. La sua esperienza la racconterà nel libro Balzac e la piccola sarta cinese che farà innamorare la Francia e il mondo e diverrà un film presentato a Cannes. Lui scrive in francese ma una piccola coraggiosa casa editrice di Pechino pubblicherà il libro in cinese precisando in postfazione che «nonostante sia politicamente inaccettabile, è stato edito perché è "nel suo genere curioso"».
Per il nuovo romanzo Il Vangelo secondo Yong Sheng la vita si prospetta più dura, anche qui la storia è vera e si ispira a quella di un pastore cristiano in Cina, dalla relativa tranquillità della prima metà del’900 alla persecuzione del periodo rivoluzionario. 
Yong Sheng è suo nonno?
«Non del tutto. Diciamo che è il personaggio principale del mio romanzo, ispirato alla vita di mio nonno». 
Un pastore cristiano in Cina. Com’è successo? Ed era davvero "il figlio del falegname" come Gesù?
«Nella realtà il mio bisnonno era un contadino, non un falegname. Quanto al resto è successo che il nonno, all’età di dieci anni, vendendo legumi al mercato incontrò un evangelico americano che in seguito lo convertì al cristianesimo e finanziò i suoi studi, che riuscì a completare all’istituto di Teologia di Nanchino».
I suoi genitori: anche loro erano cristiani? E lei? 
«Io ho passato l’infanzia col nonno, è lui che mi ha cresciuto, non i miei genitori. Ma non mi ha battezzato perché all’epoca il cristianesimo era stato severamente proibito e per un Battesimo segreto si rischiavano molti anni di prigione». 
A un certo punto del libro la figlia del pastore grida: "Vogliamo celebrare il Natale!". Com’era il Natale a casa vostra?
«Il Cristianesimo era proibito, ed era proibito celebrare il Natale».
Anche "Balzac e la piccola sarta cinese" era ispirato alla sua biografia, ma quel che vi si racconta è meno duro di quel che si legge qui. Yong Sheng subisce quasi un martirio. Perché il suo sguardo si è fatto meno leggero? 
«Perché si tratta di due tipi di proibizioni diverse, quella sulla religione era molto più dura e più crudele di quella sulla letteratura occidentale. Un lettore di Balzac sarebbe stato punito ma non avrebbe rischiato la vita, un lettore della Bibbia sì». 
Scrive in francese, perché?
«Perché in francese posso esprimermi liberamente visto che in Francia non c’è censura. Tutto qui».
La sua vita è a Parigi ma il desiderio è di tornare in Cina?
«Spesso, nella vita, più si desidera qualcosa, più si è delusi». 
È vero che attualmente è in corso un giro di vite sulla religione, cristiana in particolare?
«Potrebbe esserlo a livello locale, regionale, ma non su scala nazionale, almeno non adesso».
Ora è in Tibet, giusto?
«Giusto. Sono qui per fare un sopralluogo per il mio prossimo film, che racconta la vita di un pittore tibetano di oggi».
Com’è lì la situazione? Parlare di Tibet in Cina è tabù.
«Dipende dal tema. Se si vuol parlare del Dalai Lama sì, ma si può provare con altri argomenti, per esempio quello della pittura tibetana che, veramente grandiosa, non ha niente da invidiare alla pittura cinese o occidentale». 
Come vede la protesta di Hong Kong e il precipitare delle cose?
«Se voglio ancora girare il mio film in Tibet, mi scusi, mi conviene non rispondere a questa domanda». 
"Balzac e la piccola.." è stato pubblicato in Cina, anche se in sordina. E "Il vangelo secondo Yong Sheng"?
«Sì, Balzac e la piccola sarta... sì, ma è stato molto criticato dal pubblico che lo ha considerato troppo filo-occidentale. Quanto al Vangelo... ancora peggio, perché la Costituzione cinese proibisce di fare propaganda delle religioni, dunque questo libro non può avere nessuna promozione». 
Farà un film anche di questo libro?
«Ne avrei molta voglia, beninteso. Ma se in passato ho potuto girare Balzac... in Cina senza avere l’autorizzazione per farlo distribuire sul territorio cinese, per Il Vangelo..., il cui soggetto è più sensibile, temo che non otterrei mai un’autorizzazione, nemmeno per girarlo».