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 2020  luglio 11 Sabato calendario

Silenzio parla Tolstoj

Lettori sbigottiti, lettori sgomenti. Di fronte alla grandezza di Tolstoj, Cechov, Dostoevskij e Gogol’i nostri amici hanno quasi perso la parola. Non più recensioni vere e proprie, meno che mai critiche o massacri, come capita di regola ogni settimana, ma, di massima, brevi riassunti delle trame, accompagnati da qualche superlativo e dalla consapevolezza di essere stati coinvolti in una gara forse insensata tra scrittori-maestri, autori di capolavori assoluti. Quindi lo zero a Gogol o il due a Dostoevskij stavolta non vogliono dir niente. Sì, la gara di questa settimana — messa in piedi per rifarci gli occhi (una volta tanto) — non ha forse avuto senso. Se non per il fatto che molti, specie tra i più giovani, non avevano letto questo o quello dei quattro capolavori e ci son cascati dentro in qualche modo a forza, per via del Torneo letterario. Infatti, alla fine, ci hanno ringraziato.



I quattro titoli in gara: 
Anton Cechov I racconti Bur 
Fëdor Dostoevskij Il giocatore Bur 
Nikolaj Gogol’ Taras Bul’ba Bur 
Lev Tolstoj La morte di Ivan Il’i? Bur 


I risultati delle sei partite: 
Cechov-Dostoevskij 4 a 5 
Gogol’-Tolstoj 1 a 9 
Cechov-Gogol’ 9 a 3 
Dostoevskij-Tolstoj 2 a 11 
Cechov-Tolstoj 3 a 6 
Dostoevskij-Gogol’ 14 a 4 


Classifica (tra parentesi i voti ricevuti): Tolstoj 6 (26) Cechov 4 (16) Dostoevskij 2 (21) Gogol’ 0 (8)


Ed ecco i giudizi dei lettori:
TOLSTOJ « Libro di grande potenza » ( Rita Clerico), «Una pacata, potente raffigurazione della condizione umana» (Matteo Lo Presti), «Opera immensa per capacità di smuovere il cuore e di rappresentare la morte come momento di solitudine e indifferenza » ( Andrea Parlati), «Siamo moscerini sul parabrezza di un’auto in corsa, la nostra disperazione oggi è quella di Ivan ieri» (Simonetta Deidda), « La morte di Ivan Il’i? ha qualcosa di eterno» (Cecilia Gorla), «Tolstoj descrive, immortale come la letteratura, la precarietà, la mancanza di valori, il cinismo del nostro tempo» (Sabrina Pecci). Armando Conti, insegnante e geologo, 61 anni, scrive dalla provincia di Parma: «Le parole chiave della vita di Ivan Il’i? sono il decoro e la rispettabilità. La strategia è quella di procedere per gradi, ponendosi obiettivi raggiungibili e decorosi, ciascuno al momento giusto, mai il passo più lungo della gamba. Ma la scelta è anche la più terribile, un patto con il diavolo. Ogni giorno avvicina impercettibilmente il rendiconto finale: i sentimenti degradano, la giovinezza sfiorisce, lo stesso decoro naufraga nell’indecenza delle basse funzioni corporali. Una fregatura. La giovane figlia agghindata, col giovane corpo seminudo, il giudice istruttore suo fidanzato e i colleghi percorrono la stessa strada e subiranno la stessa sorte, ma non se ne avvedono: credono che il disfacimento, il dolore, la morte, il lieve odore di decomposizione non li riguardino, credono davvero che appartengano a qualcun altro». 


CECHOV «Pennellate rapide, tratti essenziali, un grande teatro» (Laura Piccirilli), «Una parata di personaggi, un campionario di bassezze, scatti d’orgoglio, mediocrità e riscatti » ( Marina Della Marta). « Un affresco potente, Cechov rende interessanti persino la piattezza e la volgarità dell’esistenza, senza mai dare un giudizio, rendendo così il lettore stesso tollerante nei confronti della debolezza umana » ( Veronica Giudici), « Una comédie humaine russa» (Marco Cinelli). Cecilia Gorla, 22 anni, studi umanistici a Roma, «ideali solidi, lotto ogni giorno per non perdermi nella corrente » : « Le descrizioni sono così belle che uscire di casa tra un racconto e l’altro e scoprire di non trovarmi davvero in una stradina russa mi ha lasciato più volte sorpresa » . Novella Di Paolo, oggi da Torino, «37 anni stonati, con un passato, senza un presente, figurarsi un futuro»: «Solitamente, da scolara svogliata, prendo sempre la via più breve. Tra le due proposte, dunque, secondo la legge del chi ben comincia è a metà dell’opera, avrei dovuto eleggere le duecento pagine di Dostoevskij. Nella borsa di tela per il mare, invece ficco Cechov. Mille pagine percorse da fresca brezza marina, tra le quali ondeggia un brulicare di esistenze. Uno stile che saltella e fischietta come uno scolaretto che torna a casa per pranzo. Il lettore calpesta così la piazza del paese, la casa del curato, il bagno della moglie dell’ispettore, indossa una volta le scarpe del giardiniere, un’altra il lutto della zitella, assaggia le ostriche dell’affamato figlio dello scrivano, con un trasporto e una immedesimazione di cui quasi non si accorge». Paolo Perrone, 45 anni, leccese, libraio a Roma, sostiene infine che immergersi in Cechov è come andare in terapia, « non ti dà una soluzione, ma ti fa trovare la causa». 


DOSTOEVSKIJ A Roulettemburg, immaginaria città tedesca delle acque, si pratica alla grande il vizio della roulette e, naturalmente, ci si rovina. Ma intanto, girando per le sale, si vedono uomini e donne capitati qui da ogni parte del mondo, subito infilzati nei loro vizi dalla penna del giocatore, a sua volta in rovina, Dostoevskij: « La vuota formalità dei francesi, il servilismo dei polacchi, il gretto materialismo dei tedeschi, la serietà elegante degli inglesi, guardata con bonomia dallo scrittore, che scaglia piuttosto il proprio amore-odio verso i compatrioti, tacciati di impulsività, anche se autentici nella loro vitalità primordiale» (Cinzia Agostinetto). La voce narrante è quella di Aleksej Ivanovic, perso sia dietro la pallina rotante che dietro il fascino di Polina. «Un romanzo di schiavitù, silenzioso, lento, inesorabile» (Novella Di Paolo). Interessante il giudizio del dottor Giuseppe Mandarano, 62 anni, psichiatra a Napoli: « Rileggendolo dopo decenni alla luce dell’acquisita, specifica esperienza professionale mi è sembrato davvero esaustivo rispetto alle dinamiche psicopatologiche relative al Disturbo da Gioco D’Azzardo Patologico. Magari i recenti trattati, linee guida, indicazioni terapeutiche etc.. lo fossero altrettanto. Un capolavoro».


GOGOL Matteo Lo Presti, 75 anni, insegnante di filosofia nei licei: « Taras Bul’ba, grande epico racconto, scene di massa, culture diverse, razzismo, violenza: il figlio Andrei che per amore tradisce la Patria e viene ucciso dal padre, un padre da mitologia. L’altro figlio Ostap giustiziato a Varsavia sempre davanti al padre. Storia dell’Ucraina, potenza di immagini, verità dei personaggi. Racconto di forte composizione narrativa ». Flavia Lozupone, neuropsichiatra (e pianista) a Rutigliano: « È un susseguirsi di immagini suggestive: abiti di cosacchi, pellicce di montone, kuren ricoperti di zolle, cavalcate nella fredda steppa, kozachok, bettole traboccanti di idromele, acquavite e birra, elementi che trasportano il lettore in un tempo e in un luogo lontani » . Se c’è un racconto poco femminista, dunque in teoria una statua da abbattere, è proprio questo. Alida Paternostro, 46 anni, calabrese della Brianza, non se ne cura: «Ci sono gli uomini. Sono loro ad avere le redini delle famiglie, vite irrequiete e infelici. Gloria negli occhi e sangue sulle mani. Una voce potente, che scardina i sentimentalismi e lancia fuochi e fiamme di virilità. Intenso». Il machismo e la brutalità del testo hanno invece infastidito Lorella Villa e Silvia Cicio. Bella sintesi di Vitaliana Rocca: «Quanto talento, quanto genio deve condensarsi in una penna per riuscire a rendere indimenticabile la lettura di gesta che sono quanto di più abietto e intollerabile per una lettrice del 2020! Quanto genio in una scrittura che, rompendo ogni resistenza, riesce a trascinarti in una corsa a perdifiato fra le steppe, inseguita anche tu dall’orda implacabile dei cosacchi di Taras, con quello stesso vento barbaro e delirante a soffiarti sul collo e la tua vita ridotta come la loro, per qualche istante, a un frammento di terra e sangue… Per poi finalmente addormentarti sfinita, sotto quello stesso cielo immenso e indicibile, fra docili profili di uccelli, in uno stordimento inaudito e selvaggio che sa di vodka!».


I nomi e le scelte di tutti i giurati, con le loro motivazioni, si trovano sul mio blog (http://torneoletterariodirobinson.blogautore.repubblica.it/). Ricordo che ho cominciato a organizzare il grande torneo nazionale per scegliere il più bel libro di narrativa del 2019. Procedo facendomi aiutare dai circoli di lettori che, a centinaia, sono sparsi in tutta Italia. Chi fa parte di un circolo, o lo presiede, e vuole partecipare, mi scriva a torneoletterariodirobinson@giorgiodellarti. com.
(mi ha aiutato Jessica D’Ercole)