la Repubblica, 11 luglio 2020
Perché dire di no al Mes
Come ha scritto Stefano Folli su queste colonne, il Mes è diventato il centro dei giochi politici italiani, con riflessi sulla tenuta del governo e persino sulla corsa al Quirinale. Al di fuori della destra euroscettica e del M5S, il ricorso al Mes sembra essere diventato un articolo di fede: addirittura c’è chi parla di Italexit se lo rifiutiamo.
Sono cosciente di rappresentare una visione in netta minoranza tra i non euroscettici (e ringrazio questo giornale per dare spazio a una opinione diversa da quelle che ha fin qui ospitato: a mio avviso, anche se non ci sarebbe niente di grave ad accettare l’aiuto del Mes, il governo farebbe bene a conservare il proprio capitale politico per altre battaglie.
Sia ben chiaro: sovranisti e cinquestelle osteggiano il Mes per ragioni totalmente sbagliate, motivate da eventi di quasi dieci anni fa che nulla hanno a che fare con la situazione attuale; per di più la loro ricostruzione di quegli eventi è fattualmente sbagliata. Nella loro visione, tra il 2010 e il 2015 il Mes fu strumentale nel dirottare il 95 per cento degli aiuti destinati alla Grecia per salvare le banche francesi e tedesche. In realtà, come ho mostrato su queste colonne, fu il 17 per cento (e 8 miliardi finirono anche nelle casse delle banche italiane): forse ancora troppi, ma da allora l’Europa ha imparato la lezione, e i prestiti di cui si parla oggi non riguardano le banche.
Per sovranisti e cinquestelle il Mes sarebbe anche lo strumento per commissariare l’Italia attraverso la condizionalità che accompagnerebbe il prestito, e per imporre la ristrutturazione del nostro debito pubblico. In realtà, per questo prestito la condizionalità sarebbe estremamente light, e nessuno parla di ristrutturazione del debito.
Pur con queste premesse, è comunque legittimo non dare niente per scontato, e chiedersi se valga la pena attivare il Mes. La mia personale risposta è: probabilmente no, per motivi politici prima ancora che economici. Si dice spesso che rinunciare al Mes significa rinunciare a investire sulla sanità, ma non è così. Il Mes non ci regala niente, è un prestito di 36 miliardi. L’Italia non ha perso l’accesso al mercato: quando e se avrà un piano per migliorare la sanità, potrà sempre ottenere quei soldi indebitandosi sul mercato invece che con il Mes, e a un tasso vicino ai minimi storici. Il vantaggio del Mes è semplicemente che pagheremmo un tasso ancora inferiore: probabilmente un risparmio tra i 300 e i 500 milioni all’anno per 10 anni.
Inoltre, stiamo per ricevere così tanti soldi dal Recovery fund che letteralmente non sappiamo come spenderli. Tra recessione e decreti anti-crisi, il nostro debito pubblico salirà facilmente al 160 per cento del Pil a fine anno: potrebbe essere saggio non andare all-in e tenersi uno spazio di manovra per il futuro. Meglio finanziare gli investimenti in sanità con parte del Recovery fund e tenersi il Mes come riserva. Oppure usare solo parzialmente il Mes: 36 miliardi non sono scritti nella pietra. Mettendo tutto insieme, i vantaggi economici sono limitati o addirittura nulli. In compenso, il prezzo da pagare è regalare una scusa formidabile a politici sovranisti e cinquestelle per distogliere l’attenzione dalla propria mancanza di proposte per affrontare la crisi; per aizzare i propri elettori parlando di “alto tradimento” e di “sangue degli italiani”, come fecero – strumentalmente, ma così va il mondo – Salvini e Meloni in novembre; per alimentare i sentimenti antieuropeisti di tanti italiani; e per gettare benzina sul fuoco delle tante teorie cospiratorie sul deep state europeo contro l’Italia. Non sono sicuro ne valga la pena.
Rimane il puzzle del perché improvvisamente i partner europei e la Commissione facciano pressione perché l’Italia prenda a prestito dal Mes. Non so darmi una spiegazione, e nessuno ha saputo fornirmela. Ecco un’ipotesi: il prestito del Mes è una precondizione per attivare l’Omt, il programma nucleare che autorizza la Banca Centrale Europea ad acquistare titoli di qualsiasi Paese in quantità illimitata. Non è mai stato utilizzato finora, anche perché nessun Paese ha mai voluto pagare il costo politico di chiedere l’intervento del Mes. Ma se ora lo fanno tutti o quasi, e con una condizionalità minima, il costo politico si annulla ma intanto in sordina l’Omt è divenuto attivabile, in caso di necessità. Niente di male in questo: avere un’opzione in più è solo un vantaggio. Ma, se vera, la spiegazione non è esattamente rassicurante.